Sulla liberaldemocrazia: una riflessione critica

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2 risposte

  1. B. Ganassini ha detto:

    L’ istituto democratico non può refeRENZIarsi: qualsiasi elezione che non superi un quorum semplice (o meglio qualificato) deve considerarsi invalidata così come accade per l’ istituto referendario. Il non voto è espressione oltre che di “divorzio” anche di dignitosa impossibilità sociale a prendere parte alla consultazione e quindi una democrazia non rettorica deve mettersi “ex-ante” in gioco per tali situazioni. Inoltre è impossibile pensare a rieleggibilità rappresentative: “gli uomini seguono le idee, non i leader”, ebbe -paradossalmente, col senno di poi- a dichiarare addirittura F.Castro Ruz durante il processo per i fatti dela Moncada. Due “colonne portanti” che sono perlopiù assenti nelle sedicenti democrazie (a dire il vero il suffisso “cratos” non lasciava presagire alcunchè di socialmente positivo…).

  2. paolo di remigio ha detto:

    “La massa tende, in politica, ad esprimersi sull’onda di impulsi emotivi, raramente mediati da una razionale disamina delle problematiche”. A ben considerare, questa proposizione invalida l’idea stessa di democrazia: il popolo è irrazionale; se fosse chiamato a deliberare su ogni legge potrebbe anche distruggere se stesso. Bisogna dare dunque a “democrazia” un altro significato. Lo stato è democratico se tutela non le scelte che la maggioranza delle opinioni crede di volere, ma ciò che precede la possibilità stessa di scegliere e che TUTTI vogliono veramente: deve attuare cioè la volontà generale quale è espressa nei diritti costituzionali (la libertà della persona, l’educazione, il lavoro ecc.); il consenso elettorale è solo il riscontro della riuscita attuazione. Per riuscire nel suo compito lo stato deve essere SOVRANO, ossia occorre che non si faccia esecutore di nessuna volontà particolare, esterna o interna, ma sia il processo della loro mediazione intelligente in vista della volontà generale. Invece da molti anni le elezioni democratiche sono solo il modo con cui gli interessi particolari, tramite il loro strapotere mediatico, impongono i propri esecutori ai posti di comando: le oligarchie finanziarie si impadroniscono della democrazia elettorale per annullare la sovranità dello stato. (Il Movimento Cinque Stelle è il prodotto più caratteristico di questa convergenza tra anti-statalismo democratico e anti-statalismo neoliberista.)

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