Una guerra incostituzionale, perché di aggressione, contro un nemico molto forte, che ci combatterà per cinquant'anni

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3 risposte

  1. Mourad Imanebasta ha detto:

    Il “nemico vero” è incistato in casa nostra da almeno settant’anni, servilmente sostenuto da forze politico-culturali ed economico-finanziarie visibili ed invisibili, alcune delle quali consapevoli del proprio ruolo, altre invece (ed è ben più grave) inconsapevoli portatrici dello stesso virtus che pretenderebbero debellare.
    Fra queste ultime, purtroppo, sta l’ARS, assai imbevuta della spregiudicata logica versatile di D’Andrea, tipica di qualunque ceto politico (anche “micro”) autoreferente: una delle tante carte e cartine del gran mazzo della opposizione fittizia, sempre a disposizione dell’establishment dovessero “maturare le condizioni”.
    Quest’ultimo “contributo” del fondatore è davvero emblematico da questo punto di vista: tanto per le convinte “sparate” (“lascerei che per cinquanta anni siano Stati Uniti e Russia a combattere contro lo Stato islamico, Al Nusra e il Franchising di Al Qaeda”) quanto per i fraintendimenti che si autosostengono
    pur nella loro intrinseca contraddittorietà (“si tratta di un fenomeno che Stati Uniti e Russia hanno concorso e concorrono ad alimentare” mentre altrove aveva di recente “decretato” che Usa e Isi/l/s erano stati nemici sin dall’inizio in Irak…).
    Che poi questo “nemico vero” da decenni sia uso a fabbricare variopinti “mostri” di sempre più sottile “cartapesta mediatica”, da utilizzare contro i popoli già asserviti o da asservire meglio, non significa proprio che si debba, come fa qui e altrove D’Andrea, con pavloviana e non petita subalternità mentale, correre a “prendere posizione” per apparentemente “restare a galla” sempre e comunque senza uno straccio di ragionamento specifico e distinto, cioè costruito mediante categorie proprie non mutuate dall’establishment.
    Pian piano, nei mesi prossimi che dovrebbero “portarci al fronte sovranista”, questi ed altri nodi verranno in qualche modo al pettine in ARS.
    Ci vuole pazienza e disprezzo della rissa coatta: qualche argomento difforme forse prima o poi bucherà la cortina politicista e magari qualche giovane militante intellettuale ci caverà fuori le gambe.

  2. Mauro Poggi ha detto:

    Mi lascia molto perplesso l’equa ripartizione di responsabilità fra USA e Russia nell’alimentare il fenomeno del terrorismo. Una lettura a mio avviso molto parziale, nella sua imparzialità.

    • stefano.dandrea ha detto:

      Bah non si tratta di una valutazione Mauro. A pesare le responsabilità, gli USA hanno quella prevalente. Ma non mi sono soffermato su questo punto.
      La Russia, quando era URSS, ha invaso l’Afghanistan e ha “promosso” le condizioni per l’afflusso di Mujahideen da ogni parte del mondo. Ovvio poi che gli USA abbiano finanziato attraverso l’Arabia Saudita e il Pakistan la resistenza dei Mujahideen, come d’altronde la Russia finanziò la resistenza dei Vietnamiti. Poi, dopo aver perso la prima guerra cecena la Russia ha deciso, per vincere la seconda, di accettare il satrapo Kadyrov, che è andato a prendere gli islamisti a casa uno per uno e li ha fatti scomparire (la violenza di quella guerra, da ambo le parti, è stata terribile). Infine, la Russia è intervenuta in Siria. Tutti e tre i fatti hanno alimentato l’islamismo politico; credo sia un dato indiscutibile.
      Gli USA, da parte loro, hanno invaso l’Afghanistan, poi l’Iraq, hanno concorso ad alimentare ed armare la guerra civile siriana e hanno partecipato alla invasione della Libia.
      L’Europa, l’occidente e tutti, credo Russia compresa, hanno accettato e sostenuto il colpo di stato algerino, quando gli islamisti avevano vinto le elezioni, e in fondo anche il colpo di stato di Al Sisi.
      Complessivamente direi che la responsabilità degli USA sia maggiore. Ma tutto l’occidente e anche la Russia hanno responsabilità. E’ chiaro infatti che se quando gli islamisti vincono le elezioni arrivano i colpi di stato, essi non hanno altro modo per instaurare un governo islamista che ricorrere alla violenza. Così come è chiaro che se si invadono Stati o ci si intromette in questioni interne a uno Stato o a una regione, alla fine l’islamismo militare è fomentato.

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