Il principio di irrealtà

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25 risposte

  1. mirko ha detto:

    Lucido e terribile, sopratutto perché, pur cogliendo il senso della minaccia, spesso, troppo spesso, la si confina in quello stesso “ambiente virtuale” in cui “qualcuno farà”… qualcun altro, ovviamente.
    Questa situazione (da “lascia la politica a chi se ne intende” fino al recentissimo Pokèmon Go) è la malattia da curare, prima di preoccuparsi delle sovrastrutture, o, almeno, contestualmente o qualsiasi azione politica sarà destinata ad invischiarsi nella palude in cui si sta trasformando la società umana. Certo, prima ancora si dovrebbero colpire gli “untori” e i “mandanti”, ma già la riconquista di una minima consapevolezza, individuale e collettiva, ne ridurrebbe opportunamente l’efficacia dell’azione.

  2. max ha detto:

    il narcisismo e la regressione da una società di adulti a una società di infanti ha origine nel femminismo, che ha nell’ ordine:
    1) creato una grande narrazione nella quale ha descritto tutta la storia come crimine e oppressione del maschile sul femminile.
    2) tramite questa narrazione e il senso di colpa (ma anche vergogna) che ne consegue ha imposto un etica (un nuovo bene e un nuovo male) che vede appunto nel maschile e nei suoi simboli il male assoluto da estirpare.
    3) tramite la distruzione del maschile si è distrutto il padre (vero obbiettivo sul fronte antropologico del liberismo). L espulsione fisica del padre dalla famiglia è la naturale conseguenza della sua distruzione sul piano simbolico, e dell’ attribuzione al paterno sempre e solo di connotati negativi.
    ma il padre (i padri in carne ossa nella realta, e il padre a livello simbolico) era l ultimo baluardo che impediva il riespandersi del liberismo nel suo livello assoluto.
    1) per prima cosa il padre rappresenta il limite
    2) il padre mettendo le regole garantisce che la famiglia rispetti la comunità a cui appartiene. e quando dico appartiene intendo dire che la famiglia non è un contratto fra privati, ma è (o doveva essere) un fatto pubblico. il figlio che insulta il professore e viene ripreso dal padre è l esempio più piccolo di questa garanzia.
    3) il padre porta la ferità. ovvero ha il compito di strappare il figlio alla madre per portarlo all età adulta. questo passaggio è precisamente quello che il liberismo vuole evitare, senza la ferita il figlio non diventa mai adulto, rimane un individuo narciso, portato esclusivamente alla soddisfazione dei bisogni (principio materno). mi fermo qui ma potrei andare avanti per giorni. io sono convinto che senza approfondire seriamente questi argomenti e senza ripristinare il principio paterno il fsi farà fatica a trovare 10 000 militanti,(spero di sbagliarmi ovviamente) troverà solo individui narcisi. soprattutto fra i bambini senza padre (anche se hanno il padre fisicamente è un padre distrutto nel simbolico e quindi inutile)di oggi, che sono la vera garanzia del futuro liberismo.

  3. stefano.dandrea ha detto:

    Caro Max, il padre non mette le regole. Le fa rispettare. Lo fa anche la madre ma se occorre il padre sculaccia. Il padre è inflessibile. Si può essere ancora inflessibili. Io, per esempio, lo sono. Il padre ha una sua vita indipendente da quella offerta dalla grande madre televisione. Si può non vedere la televisione. Io non la vedo da decenni: non conosco attori cantanti mode cartoni animati moderni i volti dei politici che commento. Il padre sceglie e ama una donna principalmente per la capacità di essere madre (e dunque moglie), non perché è una “fica”. Lo si può ancora fare: il l’ho fatto. Il padre non cura il suo abbigliamento, si lascia vestire dalla moglie. Lo si può fare benissimo ancora oggi: indosso panni acquistati dieci anni fa, perché per varie ragioni a un certo punto mia moglie ha smesso di acquistarmi vestiti. Il padre non si guarda allo specchio, non si improfuma. Lo si può ancora fare. Io non mi improfumo non mi guardo allo specchio e non controllo la mia forma fisica, limitandomi a fare passeggiate che temperano la mia vita sedentaria. Il padre non fa vedere ai figli la TV più di un’ora al giorno e li lascia giocare ai giochetti elettronici una volta a settimana. Lo si può fare e io lo faccio.
    Il problema dunque non è il femminismo ma la femminilizzazione del maschio, che è un prodotto del capitalismo. E la soluzione di questo problema, al livello sociale, richiederà decenni, forse secoli, anche perché la politica si risolve in emanazione di norme giuridiche e non vi sono norme giuridiche da abrogare o da emanare per combattere la femminilizzazione del maschio. Ognuno, però, può migliorare se stesso e reagire o resistere alle tendenze culturali dominanti già da questa mattina.
    Fino ad ora il FSI ha trovato seicento militanti, che sono uomini e donne di valore: ne troveràmolti altri.
    Non bisogna combattere il femminismo, che nella misura in cui genera la mascolinizzazione delle donne va combattuto dalle donne. Bisogna combattere la femminilizzazione dell’uomo.
    Sto per partire per il mare. Può darsi che staccherò la spina, quindi non so se potrò continuare questa interessante discussione.

    • Matteo ha detto:

      Ci sarebbero taaaaaaaaaante norme giuridiche da abrogare, per esempio quelle che espellono il padre dalla decisione riguardo la gravidanza a quelle che lo trasformano ipso facto in un delinquente nel caso la mammina voglia “crescere” da sola la prole fino alle folli spartizioni patrimoniali in caso di divorzio che hanno generato la piaga dei padri divorziati in miseria.
      Che sono TANTISSIMI (il 30% abbondante rimane con 500 euro mensili).
      Quindi sì, ha del tutto ragione Max: il femminismo è un nemico tremendo ed assolutamente prioritario e non c’entra nulla con le scelte individuali di qualcuno che non si compra vestiti nuovi (chissà poi perché).

  4. max ha detto:

    Caro Stefano, temo che non si possa ridurre tutta la questione alle scelte personali di un singolo (tu), in una certa misura è come mettere la testa sotto la sabbia, cosi come non guardare la tv è sicuramente salutare per la tua persona, ma pessimo per avere il polso del tempo, dal momento che gli italiani, ovvero il popolo che si vorrebbe governare per i prossimi 30 anni, la guardano eccome. Sulla questione delle norme tornerò in un prossimo post, ma per il momento ti faccio notare che la tua inflessibilità non è legittima, è semplicemente tollerata (in realtà essendo distrutto sul piano simbolico la tua volontà conta zero). il fatto che oggettivamente sei un uomo con gli attributi superiori alla norma aiutata questa tolleranza che però non è la regola ma l eccezione. la regola è che tua moglie può tranquillamente impedirti di fare il padre semplicemente volendolo, e a prescindere dal tuo comportamento (!). il fatto che non voglia impedirtelo dal punto di vista giuridico non dovrebbe significare nulla, altrimenti si potrebbe abolire qualsiasi reato e basarsi semplicemente sulla bontà delle persone. Spero che passerai delle buone vacanze.

  5. gianna glionna ha detto:

    Credo nessun padre avveduto possa sperare di poter svolgere il proprio ruolo senza l’amore ed il consenso della madre dei suoi figli, questo è lo scoglio superabilissimo ma qualsiasi maschio con un Q.I. medio. Se ne potrebbe davvero parlare per giorni facendo una discreta figura… ma perché ripetere, alla meno peggio, cose spiegate chiarissimamente – per esempio – da Aldo Naouri? tra gli altri trovo imperdibile il suo “I padri e le madri”. Ci stiamo giocando tutto, si tratta semplicemente di decidere da che parte stare, il percorso dei sovranisti è lungo, non è detto il punto di partenza debba essere lo stesso per tutti.

  6. gianna glionna ha detto:

    non è “ma” ma “da”…

    • max ha detto:

      Salve Gianna, vorrebbe per caso insinuare che la patente di buona paternità va assegnata dalla madre? (in base al Q.I. del “maschio” fra l altro). Sinceramente credo che se ne parlassimo per giorni non farebbe una discreta figura. Il consenso può essere al marito, non al padre. Non conosco Aldo Naouri ma sinceramente dal suo intervento deduco che non abbia ben chiari i termini della questione che pongo, (anche perché per ora l’ ho appena accennata, ma presto potrà rispondere nel merito se vuole) per cui immagino che anche il libro in questione sia ben lontano dall affrontare quei temi. Saluti.

  7. Gianna Glionna ha detto:

    Mi limiterei a dire che sta immaginando male ma non mi darebbe credito, mia nonna diceva sempre che “il buongiorno si vede dal mattino”.

  8. max ha detto:

    Gianna, ti do del tu e ti parlo fuori dai denti, vedi, la sensazione al tuo primo messaggio (il mattino che tu mi hai proposto, rimanendo nella metafora) era di una chiosa, precisamente questa: “Lasciamo perdere i problemi personali di qualche “maschio” (non uomo-umano, maschio animale, come ormai prassi inconsapevole nel linguaggio moderno, il famoso “donne e maschi” che non ti ha resa proprio simpatica ai miei occhi) dal dubbio quoziente intellettivo, sulla questione si è espresso già il Nuori (che io bontà mia non conosco) per cui non perdiamo tempo. stai con i sovranisti o no? “. questo è quello che mi è arrivato dal tuo post. Sia tu e che Stefano avete finora relegato il tutto a questioni private mentre:
    1) il potere di qualunque madre a estromettere il padre, dipende esclusivamente dalla volontà di lei e indipendentemente dal comportamento di lui, dal suo quoziente intellettivo, dal rapporto, rigido o flessibile che sia con il figlio. questo non lo sostengo io, si evince dalle sentenze degli ultimi 20 anni.
    2) non esiste (e per fortuna) il simmetrico. il padre non può estromettere la madre indipendentemente dal suo comportamento, senza commettere reato ed essere condannato. anche questo è un fatto.
    3) un padre dovrebbe poter essere padre anche se fosse stupido, per caso le madri vengono ammesse alla maternità dopo aver superato difficili esami di intelligenza?
    4) tu vorresti vivere in uno stato dove è perfettamente legale per il tuo partner estrometterti dalla maternità?
    5) ovviamente si parla di situazioni conflittuali, e non di famiglie dove mogli mariti e figli si amano e si stimano, mi pare ovvio, ma vogliamo negare che chi si sposa oggi ha il 50% di possibilità di separarsi, e chi si sposerà domani, a giudicare dal grado di individualismo, egoismo, tendenza a “mollarsi” alla prima difficoltà che si stanno espandendo a macchia d olio avrà l 80% ?

  9. max ha detto:

    Aggiungo un particolare non da poco, lo stato sul piano simbolico è indistinguibile dal padre, le sorti dell’uno e le sorti dell altro sono identiche. essere statalisti e allo stesso tempo fregarsene delle sorti del padre è un ossimoro. delegittazione del cattolicesimo, (lo dico da non credente) dello stato e del padre sono processi complementari e intrecciati, e sono processi culturali oliati e finanziati dalla stessa elite.

  10. gianna glionna ha detto:

    Caro max, la colpa è mia: ho voluto rispondere velocemente ed il risultato è pessimo. Perdonami se ti faccio un copia incolla che dovrebbe (almeno!) servire a chiarire che siamo non del tutto ma parecchio allineati.
    ****

    Da La Stampa 7 Marzo 2005

    FATE come volete, tanto non andrà mai bene». Persino lui, Sigmund Freud, non aveva poi troppa fiducia nella possibilità di diventare un buon genitore. E Aldo Naouri, pediatra e psicologo assai noto in Francia e autore di molti libri sul tema dell’infanzia, sa bene che non esiste una formula per rendere felice ogni famiglia. A dispetto del titolo, il suo I padri e le madri (Einaudi) non è affatto un manuale di puericultura: è piuttosto uno spietato ritratto della società moderna, asservita allo «strapotere della madre» e insieme un’invocazione agli uomini perchè riprendano il loro ruolo: non quello di «mammi», che troppo spesso cercano di assumere, ma quello di maschi e di padri. Nella convinzione non solo che stiamo allevando una generazione di figli gravemente disturbata, ma che questo sbilanciamento di ruoli sia alla radice di conflitti profondi tra culture, primo fra tutte tra Occidente e Islam.
    Non stupisce insomma che il libro, alla sua uscita, abbia fatto assai discutere in Francia scatenando polemiche a non finire. La tesi di base – argomentata in un lungo excursus storico e antropologico – è radicale: gli uomini e le donne sono proprio due specie diverse, «profondamente estranee l’una all’altra». A dividerle alla radice sarebbe la diversa percezione del Tempo e della Morte: ineluttabile e fonte di profonda angoscia per l’uomo, combattuta con viscerale testardaggine dalla donna, grazie alla straordinaria risorsa della gravidanza, che le dà una sensazione di controllo sulla vita e sulla morte. Secondo Naouri siamo a una tappa decisiva di questo scontro «così lungo e così duro, che da tempi immemorabili oppone uomini e donne». Questa tappa attesta la vittoria del modello femminile, almeno nella società Occidentale: è la donna a esercitare il dominio sui figli, ma non solo. È il modello «materno» a vincere, inteso come modello volto alla negazione del tempo, alla soddisfazione immediata dei bisogni, alla seduttività, alla «campagna elettorale permanente» dei genitori nei confronti dei figli, dei governanti nei confronti delle popolazioni, delle imprese nei confronti dei consumatori. C’è secondo Naouri una «carenza di dimensione adulta nella nostra società» che privilegia l’istante e l’effimero (qui Naouri usa un gioco di parole impossibile da rendere in italiano. In francese la parola «éphémère» – effimero – risulta omofona alla parola «effet mère» – effetto madre), a scapito della durata e del lungo termine, della normatività del principio maschile.
    La donna offre piacere, certezza, sollievo dall’angoscia di morte, l’uomo offre dubbi e regole. Ci vogliono entrambi, dice Naouri, perchè la specie umana sopravviva, ma oggi c’è solo un polo, anche perchè gli uomini cercano in tutti i modi di uniformarsi al modello femminile, che percepiscono come vincente, trasformandosi in «mammi» seduttivi verso la prole, provvisti di biberon e pannolini, moltiplicando così l’effetto materno.
    «Le madri sono potentissime – spiega Naouri – eppure la malattia più grave che possa colpire un essere umano è di essere straboccante di una madre del genere». La tendenza materna infatti è controllare il figlio, farlo sentire al centro di ogni interesse, mantenerlo dipendente: «Se stai attaccato a me hai la vita, se ti stacchi c’è la morte» è il messaggio delle madri di sempre, quelle preistoriche e quelle moderne e in carriera. «Ricolmo di attenzioni e premure, il bambino cresce ignaro dello scorrere del tempo e dipendente dal piacere – spiega Naouri – sarà sempre tentato di prendere la strada più facile, di approfittare di ogni occasione, mancherà di ambizione e di dinamismo».
    Non solo, continua Naouri, avventurandosi in un’analisi dello scontro tra civiltà: questo modello materno-consumistico-Occidentale, straordinariamente seducente, travalica i confini della nostra società sconvolgendo, per esempio, il mondo arabo-musulmano. «In che modo gli uomini musulmani potrebbero accettare scelte che mettono in discussione il loro stato di “abou”, di padri proprietari dei propri figli? Attaccati alla netta gerarchia da sempre vigente tanto nei rapporti tra genitori che in quelli tra sessi, vivono questa esportazione, sottilmente persuasiva, come un vero e proprio tipo di conversione… Hanno nutrito il loro rancore, coordinato le loro forze e reclutato un numero sufficiente di fanatici kamikaze per lanciarsi in una nuova crociata».
    Cosa può fare di fronte a questa radicalizzazione l’uomo «disorientato, furente, smarrito? Ognuno inventa la sua soluzione, a fronte di una compagna diventata detestabile e spaventosa». Secondo Naouri è inutile combattere le donne sul loro terreno. «Non combatto lo strapotere delle madri, al contrario lo celebro. Non esiste infatti una simmetria nei rapporti di padre e madre con il bambino. Come si può mettere su uno stesso piano un’esperienza così significativa qual è quella vissuta dalla madre e dal bambino durante la gravidanza e quella che vive l’uomo, anche se il desiderio di mettere al mondo un bambino ha fatto parte integrante del suo amore per una donna?» La comunicazione tra padre e bambino, secondo lui, passa sempre necessariamente attraverso la madre. Al padre resta una sola possibilità: «Deve riprendere il suo ruolo, non quello delle sit-com e dei luoghi comuni. Deve essere, invece, un individuo che si interpone fra la madre e il bambino», che porta il figlio fuori dall’abbraccio protettivo, gli mostra la realtà, il tempo, la morte alla fine del cammino.
    Il compito, va detto, è ingrato. Come convincere un bambino, ma anche un adulto, ad abbandonare il principio di piacere? Secondo Naouri, avere successo con il bambino è impensabile. L’unica possibilita è che l’uomo riesca a distogliere almeno un poco l’attenzione della donna nei confronti del figlio: che il bambino «scorga da sopra la spalla della mamma, un uomo. E che quest’uomo interessi terribilmente a sua madre». In questo modo il bambino imparerà, fin dai primi mesi di vita, la frustrazione. Sperimenterà, insieme alla sazietà e al piacere, anche il bisogno e il desiderio: «Così non avremo più gli odierni bambini-tiranno o abominevoli adolescenti che non hanno risolto fin dall’infanzia un problema, quello che si possono vivere momenti senza piacere e non per questo si muore».
    Combattere l’amore con l’amore, è la ricetta di Naouri: l’amore viscerale che lega madre e figlio a quello altrettanto viscerale che lega e oppone uomo e donna: «Mi è successo di stilare più di una ricetta in cui l’indicazione era “Fate l’amore. Siate una coppia, sarete dei genitori migliori”». D’altronde ci vuole pure un incentivo, ad abbandonare (educare, ci ricorda Naouri, vuol dire letteralmente «condurre fuori da») l’utero materno, se è vero che «tutti siamo andati a ritroso nella vita, tenendo gli occhi puntati sul nostro luogo d’origine e provando paura a voltargli la schiena, come ci inciterebbe a fare nostro padre, tanto ci fa orrore quello che vedremmo al termine del cammino, se guardassimo dritto davanti a noi».

    La Stampa 7 Marzo 2005
    LA DIVERSITA’ FRA I SESSI COMPORTA RADICALI DIFFERENZE NELL’ORGANIZZAZIONE PSICHICA DEGLI ESSERI
    Uomini e donne, due specie diverse
    di Aldo Naouri
    STAREI forse affermando che l’essere femminile è un individuo umanamente differente dall’essere maschile, con un’organizzazione psichica fino a questo punto, e così profondamente, diversa? Ma come sostenere ciò che, formulato in questi termini, può sembrare un’aberrazione, con il rischio di lasciar intendere che gli uomini e le donne appartengono a due specie diverse? A meno che si tratti solo, dopo tutto, delle conseguenze, insospettabili, e quanto spesso negate, di una diversità fra i sessi la cui misura non è mai stata presa in considerazione e che farebbe degli uomini e delle donne due specie nettamente differenziate ? Perché no?
    Non stento a immaginare quali veementi reazioni possa suscitare il mio discorso, e già mi vedo accusato di negare alle donne la capacità o la possibilità di condurre un’impresa o fare carriere che gli uomini hanno sempre considerato di loro esclusiva competenza. Non soltanto respingo in anticipo una tale imputazione, ma tengo a precisare il mio pensiero aggiungendo che, anche le donne con un potenziale che niente può, né deve, limitare in nessun modo, anche queste donne, come tutte le altre, sebbene in grado di sentire, concepire e gestire il tempo, di controllarlo e di servirsene senza il minimo problema apparente, conservano e conserveranno sempre nei suoi confronti, qualunque cosa facciano o faranno, un vissuto specifico e una relazione totalmente diversa da quella degli uomini.
    Il rapporto con l’angoscia di morte, a mio avviso, ne è una testimonianza. Sono convinto che le donne ne siano infinitamente meno oppresse degli uomini. Attenzione! Non sto dicendo che ne siano completamente prive. Penso solo che non ne siano sopraffatte nella stessa misura. La pressione di questa angoscia, cioè, in loro è senz’altro relativamente bassa, meno soggetta a variazioni e soprattutto infinitamente meno soggetta ad ampie variazioni. Infatti, le donne, dato che la sottospecie cui appartengono lo vive da decine di milioni di anni, sanno ciò che gli uomini non sanno e che non possono sapere del loro specifico modo di porsi in rapporto al tempo. Sanno anche, nella maniera più profondamente intima e meno comunicabile che ci sia, che la loro vita non finisce con la morte fisica, ma che continua nei figli portati nel proprio corpo, messi al mondo attraverso questo stesso corpo e a cui ne hanno dato un altro, che di loro recherà sempre una traccia incancellabile. Sanno di non essere mai state né autarchiche né sole né isolate. Sanno che la loro saggezza intrinseca le ha indotte a non investire solo su se stesse, ma a dedicare anche agli altri le proprie energie…
    Questa mamma è una madre umana, una madre umana abbandonata alla gioia inesauribile che le assicurano la certezza della sua funzione e il suo statuto in una società che ha adottato, senza limiti e senza contropoteri, tutti i valori di cui sarebbe portatrice. E’ una madre umana in quanto il suo comportamento si iscrive nella sorda lotta che oppone i due sessi dai tempi più remoti, la sorda lotta, ad armi diverse e impari, che le donne combattono da sempre contro l’uomo, quell’uomo che le ha forzate con la Legge della specie, della quale esse non hanno accettato né i termini, né le disposizioni che avrebbero dovuto portarle ad ammettere l’ineluttabilità della morte, quell’uomo che continua a reprimerle tanto, e di cui esse così spesso si dolgono di non poter fare a meno per accedere a quella condizione di madre che le ha rese, da sempre, tanto potenti…

    • max ha detto:

      Cara Gianna, ti avevo già risposto ieri sera ma il messaggio deve essere stato inghiottito dal web come a volte succede. mi ero sbagliato, sia sul libro che sulla “discreta figura” che in realtà è ottima. Approfondirò senz’altro gli scritti di Naouri, che ti ringrazio di avermi indicato. Per come la vedo io, la questione paterna va collocata all’ interno di una più grande questione maschile, presto scriverò qualcosa, e mi farà piacere sapere cosa ne pensi.

  11. max ha detto:

    Cara Gianna, che dire..mi ero sbagliato, sul libro e sulla “discreta figura” che in realtà è ottima. Approfondirò senz’ altro gli scritti di Aldo Naouri e ti ringrazio di avermeli indicati. Il fatto è che mi interesso di “questione Maschile” da circa 10 anni e la reazione generale quando si affrontano questi argomenti non è delle migliori, la prassi è di venire scambiati per disadattati ( e nel caso non ci vedrei nulla di male) nella migliore delle ipotesi, o per violenti o stupratori o per qualcuno che ha come obbiettivo nella vita il voler rinchiudere in cucina le donne, di qui il mio iniziale essere prevenuto di cui mi scuso. Nel merito: non c’è dubbio, uomini e donne sono differenti, credo che qualunque uomo e qualunque donna lo percepiscano, e che basti veramente un briciolo di onestà intellettuale per ammetterlo. Non la pensa cosi il femminismo che ritiene i 2 sessi interscambiabili in tutto (per non parlare delle teorie gender), questa interscambiabilità è usata a fini strumentali per negare ad esempio alcune differenze sessuali e ad esempio criminalizzare meglio la sessualità maschile. quando però l interscambiabilità diventa d impaccio ecco che arriva il femminismo della differenza (che come si potrebbe ingenuamente pensare non si scontra con quello dell’ uguaglianza ma ci si allea all insegna della lotta al comune nemico, il maschio) ed ecco che arrivano quote, aiuti all imprenditoria femminile, privilegi ecc.. ovviamente le quote nei posti di potere e nei cda. Il femminismo è un insieme di menzogne dove non vale il principio di non contraddizione, dove posso tranquillamente negare ciò che sto affermando, cosi gli uomini sarebbero ad esempio responsabili al tempo stesso del burka e della donna oggetto che sta svestita in televisione. L unico principio del femminismo è il principio di slealtà. Io inquadro la questione paterna all interno della questione maschile che vorrebbe essere una risposta al femminismo, per cui sviscerare il tema senza essere caotici o senza buttare troppa carne al fuoco è veramente molto complesso. posso consigliare un libro che si chiama “questa metà della terra”, una critica puntuale e implacabile al femminismo, che però presagisce la fine di ogni rapporto fra i 2 sessi come conseguenza finale del femminismo (e vittoria del liberismo che avrà finalmente i suoi individui consumatori). Che si condivida o no tale analisi rimangono sul piatto un infinità di questioni che a mio avviso una forza politica che ha fra i suoi valori la costituzione (e l uguaglianza sostanziale, e dunque anche il riconoscimento e valorizzazione delle differenze) non può lasciare inevase. le questione più che normative sono giurisprudenziali, ne farò un elenco appena riesco.
    questo il libro scaricabile:
    https://altrosenso.wordpress.com/qs-meta-della-terra/
    questa la versione on line
    http://questametadellaterra.blogspot.it/
    se qualcuno mi dicesse cosa cè di sbagliato nella spietata analisi di questo libro, sarei un uomo felice, temo non sarà possibile. Vuoi provare tu Gianna? mi hai già stupito una volta, non si sa mai :-)

  12. Rico Semeraro ha detto:

    Trovo questo estratto del filosofo Pezzella non originale in assoluto nei contenuti, ma denso e capace di una sintesi efficace di fenomeni in auge da qualche decennio che, nel loro intrecciarsi, stanno producendo effettivamente una tendenziale diffusa alterazione del mitico “principio di realtà”. La madre/Matrix dello spettacolo in tutte le potenti forme mediatiche che può assumere oggi svolge davvero a mio avviso una funzione regressiva, di de-regolamentazione dell’Io, di attenuazione se non addirittura dissolvimento dei confini dell’Io stesso, di colonizzazione dell’immaginario collettivo, sin nei suoi aspetti più profondi, al punto da favorire, se non ostacolata da processi evolutivi psicosociali di segno inverso, la strutturazione su larga scala di personalità narcisistiche, emotivamente instabili, antisociali, istrioniche, tutte, pur in misura diversa, caratterizzate da problemi proprio del cosiddetto esame di realtà e del controllo delle pulsioni. Insomma per dirla in altre parole siamo tutti pericolosamente esposti ad un contesto mediatico che pretende di “installare” nelle nostre menti un immaginario unico, preconfezionato, dove tutto è possibile, siamo assolutamente “liberi”…ma solo virtualmente, nel mondo delle immagini appunto, del “come se”; una sorta di patto col diavolo grazie al quale veniamo considerati “sani”, “felici”, “ok” se restiamo in Matrix (il principio di irrealtà appunto) e rinunciamo al corpo, alle percezioni dirette, agli affetti, alle relazioni personali, al limite, alla trascendenza, alla ricerca, all’impegno…in una parola, alla vita reale. L’attacco più profondo del “libertinismo” politico-economico (mi si passi il neologismo) mi sembra stia avvenendo ormai verso gli strati più profondi della personalità dei singoli, sottoposti a tendenziali movimenti di deregolamentazione, scissione, frammentazione proprio nella misura in cui cercano di “adattarsi” alla visione dominante del mondo neoliberale. Solo allora chi sa ancora radicarsi in esperienze interiori, relazionali, associative e/o politiche solide può oggi a mio avviso trovare la forza ed il coraggio di squarciare il velo suadente ed invasivo della Matrix-merce imposto e rivendicare la legittimità dei propri sensi, il senso di appartenenza ad una comunità, i valori per cui vale la pena spendersi ed un autentico senso di realtà, che è molto di più del mero banale “adattamento”.

  13. max ha detto:

    Veramente uno scritto denso Rico, (invero non capisco dove finiscono le parole tue e iniziano quelle del Pezzella ma tant’è) la sovranità culturale potrebbe rivelarsi un pezzo di sovranità fra i più importanti da recuperare. grazie per averlo postato.

  14. max ha detto:

    Caro Stefano, dici che non vi sono norme giuridiche da abrogare per evitare la femminizzazione del maschio, concordi dunque con me sul fatto che è un problema culturale. Io credo però che questo problema culturale sia all’ origine di leggi, ma soprattutto di sentenze (che poi fanno giurisprudenza) , il fatto che il problema sia culturale è un aggravante, poiché la legge è un prodotto dalla cultura, e dunque cambiare una legge senza cambiare la cultura rischia di essere una mossa del tutto inefficace, entro poco tempo la legge verrebbe ripristinata. Ora, io non so quali sono le cause che secondo te spingerebbero il maschio a femminilizzarsi (parli genericamente di capitalismo, si ma come? In che modo? Attraverso quali processi?), ma il movimento maschile ha analizzato in maniera (è la mia opinione) impeccabile il fenomeno e lo ha attribuito al femminismo. Secondo queste teorie il femminismo combatte un guerra morale contro gli uomini e la maschilità, non è un guerra che si combatte con le armi ,con il denaro, o con il potere; essendo una guerra morale si combatte nel campo dell’ etica e si combatte con la parola. Lo scopo di questa guerra è la conquista della supremazia etica (il potere di decidere cosa è bene e cosa è male) e dunque tutto ciò che sarà utile alle donne sarà bene, tutto ciò che sarà dannoso o inutile sarà male. Leggi e sentenze vengono di conseguenza. Ora, se le polarità, le caratteriste, le attitudini maschili vengono classificate come male e quelle femminili come bene, e tutto questo viene propagandato mediaticamente(ma non solo, perche strumento del femminismo sono anche donne e uomini comuni che hanno interiorizzato e propagandano a loro volta al supermercato, per strada, al ristorante ecc.) da 40 anni, non è difficile capire da dove venga la femminilizzazione dell’ uomo (soprattutto per le generazioni che sono nate a processo iniziato), fra l’altro fra gli scopi non dichiarati del femminismo i movimenti maschili mettono proprio la “rieducazione maschile” che non potrà non passare per la negazione di se stessi. Non sono pochi gli psicologi che riscontrano un oscuro senso di colpa nei maschi, da dove provenga è esattamente ciò che non si può dire, un tabù. ecco alcuni brevi scritti che introducono il fenomeno che ho provare a descrivere:
    http://www.uomini3000.it/25.htm
    http://www.uomini3000.it/221.htm
    http://www.uomini3000.it/268.htm
    Arriviamo dunque alle prime norme, non essendo giurista e avendo assistito diverse volte a diatribe fra giuristi che non sono mai d’accordo fra loro (tipo anche quelle sull’ uscita dall’euro e dalla UE) non sono in grado di giudicare i cavilli e non ho gli strumenti per capire se determinate norme sono davvero vigenti o no, posso solo fidarmi del parere di questo o quel giurista, fortunatamente non è necessario dimostrare in questa sede l’ esistenza di queste norme, poiché a me interessa in questa sede solo un giudizio di valore: se queste norme esistessero sarebbero compatibili con la costituzione?, sarebbe poi eventualmente mio onere dimostrarne l esistenza . detto questo cominciamo:
    Uno degli scritti che ho postato sopra parla di inversione dell’ onere della prova nei reati sessuali (molestie e stupri).
    Ne parlano anche qui,
    http://parlamento16.openpolis.it/atto/documento/id/21612
    in questa pagina che riprende un articolo del corriere della sera del 13 giugno 2001 e che attribuisce il tutto nientepopodimeno che… a una direttiva europea,
    http://www.uomini3000.it/49.htm
    e in tanti altri luoghi reali e del web. Ora, la presunzione di innocenza non dovrebbe essere un cardine di ogni civiltà evoluta? Ma non è tutto, da uno degli scritti sopra si evince che la definizione di violenza sessuale è uscita dal codice penale, spetta alla vittima definire cosa è molestia o violenza , tutto dipende dal cosiddetto “vissuto” di lei. Questa centralità del vissuto femminile che consente praticamente l onnipotenza è il frutto di una superiorità morale conquistata tramite la guerra di cui parlavo prima. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, questa intuizione di Gesù ci dice che per condannare bisogna essere innocenti, il femminismo ha fornito l innocenza alle donne occidentali raccontando tutta la storia come universale usurpazione maschile, e sostenendo che “le donne hanno ricostruito di notte ciò che gli uomini distruggevano di giorno”. La centralità del vissuto femminile che decide (al posto di un freddo codice penale creato dai maschi che osa descrivere razionalmente e oggettivamente, in modo che ognuno di noi sappia PRIMA se ciò che faremo è consentito o no, e senza tener conto delle emozioni di lei) se siamo stati bravi o cattivi come i bambini è la realizzazione del principio femminile (il mondo come una gigantesca nursery). Quanto questo principio sia utile anche al liberismo è facile intuirlo..può un mondo di bambini orientati solo alla soddisfazione immediata dei bisogni, essere pronta ai sacrifici che servono a ribaltare il liberismo? Il sacrificio è parte dell’ identità maschile, il bambino maschio (anche la femmina ma per altri motivi) a un certo punto deve differenziarsi dalla madre e deve riconoscersi come maschio, in questo processo è fondamentale il padre che però essendo un maschio in epoca di femminismo non ha l autorevolezza che serve, cosi i bambini maschi continuano a soddisfare i bisogni sotto l ala materna e pensano come e più delle femmine all’ autoconservazione, diventando fra l’altro presto disprezzati dalle femmine stesse: un uomo che non ha capito di appartenere alla parte spendibile dell’ umanità, (anche per l ovvio e diverso valore biologico) che non rischia, che non si sacrifica che pensa solo ai suoi bisogni è ridicolo e non piace ne a se stesso, ne agli altri uomini ne tantomeno alle donne. Scusandomi per l ennesima divagazione, e ringraziando chi sta ancora leggendo torno al punto.
    Riassumendo, una donna può:
    -accusarti di stupro o di molestie e spetta a te provare la tua innocenza
    -negare il consenso a un qualsiasi rapporto intimo che hai avuto con lei nel passato e denunciarti per stupro, riuscirai a dimostrare che il consenso non è stato carpito?, vale anche se era una tua ex o tua moglie (a maggior ragione se è tua moglie, chissà perché, forse per quella teoria scientifica femminista dell’ amore più assassino del tumore)
    -definire secondo il suo insindacabile vissuto cosa è molestia, nel farlo può anche descrivere il tuo vissuto, (volevi assolutamente nuocerle con quel complimento, non fare il furbo!) come fa a conoscere il tuo vissuto e a renderlo non contrapponibile?, può farlo perché il femminismo ha dichiarato che uomini e donne sono uguali e dunque lei sa benissimo cosa ti passava per la testa, ma il femminismo della differenza non si oppone? ..il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile …(meglio ridere va).
    – la molestia può anche consistere in uno sguardo:
    http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_17/sguardo_treno_condanna_634efb44-0caa-11dd-aecb-00144f486ba6.shtml
    -la sua parola può essere sufficiente anche da sola come prova della tua colpevolezza
    http://www.laleggepertutti.it/56205_violenza-sessuale-basta-la-testimonianza-della-vittima
    Ma perché una donna dovrebbe accusare un innocente di stupro o di molestia? questa domanda che non pochi pongono spontaneamente mostra come venga percepito incredibile e addirittura inverosimile che il genere per definizione innocente possa macchiarsi di tale nefandezza. In realtà il perché non dovrebbe interessare, anche senza nessuna accusa, il solo potere ricattatorio di questo stato di cose è inaccettabile, in ogni caso i motivi possono essere i più disparati.
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/14/torino-campo-rom-incendiato-dopo-finto-stupro-6-condannati-tra-loro-ultras-juve/1873210/
    Lasciamo questo triste argomento per passare a un altro, le separazioni.
    Copio e incollo dal libro “questa meta della terra” che ho linkato nei giorni scorsi.

    ***
    La Cassazione sentenzia che il marito è colpevole di aver fatto mancare le “coccole” alla moglie incinta venendo così meno ad un dovere coniugale importante “soprattutto in un momento piuttosto delicato anche sotto il profilo psicologico qual è l’inizio della gravidanza”, il rapporto entra in crisi e lei torna dai suoi. La rottura è dunque imputata all’uomo e da questo nasce il diritto della moglie all’assegno di divorzio (oltre agli alimenti che le spettano comunque).i Ancora una volta la magistratura ha trovato un motivo per imputare il divorzio al marito. Questa necessità deriva dal fatto che sinora in Italia non è stato ancora istituzionalizzato il no-fault-divorce anglosassone che prevede comunque il diritto all’assegno a prescindere dalle responsabilità della rottura, mentre ormai è chiaro a tutti che detto assegno alla ex moglie deve essere sempre garantito. Non resta dunque che inventare, a carico di lui, capi di imputazione sempre più evanescenti, sempre più inverosimili e perciò stesso sempre più inattaccabili.

    Da tempo ormai tribunali, Cassazione e Corte Costituzionale sono diventati laboratori di psicologia dove ci si sbizzarrisce nei più incredibili contorsionismi verbali e si inventano le più stravaganti teorie scientifiche circa la gravità della condizione psicologica della donna in qualsiasi condizione si trovi. L’inizio della gravidanza è un momento particolare, i mesi intermedi sono un periodo difficile, quelli finali la parte peggiore. Vengono poi la depressione post-partum, il dramma di chi non riesce a restare incinta, la tragedia degli aborti spontanei, il trauma dell’aborto volontario. Tutte situazioni in relazione alle quali vengono subito messi in evidenza il disinteresse, la freddezza, l’estraneità e l’egoismo dei mariti, giocate direttamente in sede di divorzio per assegnarne la causa agli uomini e quindi portargli via anche quel che altrimenti non sarebbe possibile. Le interferenze della madre di lui nella vita domestica, il fatto che la sua igiene lasci a desiderare o che fumi in presenza dei bambini, l’eccesso di richieste sessuali o, a rovescio, la freddezza nei rapporti, rappresentano altrettanti motivi di imputazione del divorzio al marito. Anche l’eccesso di attenzioni e di coccole può risultare motivo di imputazione, non fosse altro perché, nell’universale crudezza maschile, esse suonano giustamente sospette. Dalla psicologia al portafogli.

    i Cassazione, sentenza n. 14020/00. Cfr. “Il Gazzettino”, 26.10.2000, p. 9.

    ***
    Ancora una volta la psicologia e il vissuto femminile al centro di tutto, un asimmetria clamorosa riguarda i tradimenti che costituiscono causa di addebito nel caso il traditore sia lui, ma nel caso a tradire sia lei entrano in gioco tutti i fattori possibili e immaginabili, (lui la trascurava eccetera) e impensabili nel caso simmetrico. Di più .. il tradimento stesso è la prova provata della freddezza o della grettezza di lui. L ‘eventuale e improbabile addebito a lei non toglie però il fatto che lei rimanga a vivere nella casa anche se di esclusiva proprietà di lui con i figli. Figli che subirebbero traumi a cambiare casa, ma non ci sono tracce di denunce per maltrattamento di minori, quando lei decide di portare i figli a 800 km di distanza per ostacolare il rapporto con l ex marito. Una riflessione seria sulle separazione naturalmente non può prescindere da una riflessione seria sul matrimonio, sulla serietà degli impegni assunti, sull’ individualismo imperante, personalmente non ho soluzioni, forse che se addebito ci deve essere deve essere per quello dei 2 che rompe il patto chiedendo la separazione?, forse si dovrebbe abolire l assegno di mantenimento, e lasciare solo il mantenimento diretto ai figli? (magari lasciandolo per il marito che firma una carta dove chiede esplicitamente alla moglie di non lavorare, non saprei). So però un’altra cosa: La calunnia o la diffamazione che riguarda gli abusi durante la separazione dovrebbe essere punita durissimamente. Non lo è, e quindi è diventata una prassi. Accusare l ex marito di abusi, magari sui figli, è la via più rapida per liberarsene, gli incontri liberi vengono interrotti , sostituiti da quelli protetti, e diluiti nel tempo. La procedura dura anni, nei quali al figlio può tranquillamente essere raccontato di tutto e all’ assoluzione,o all’ archiviazione si può procedere ad altre denunce ( quando c’è un accanimento e le denunce sono più di una viene definito mobbing genitoriale). Alla fine di tutto questo calvario e dei tempi tecnici (i servizi sociali non se ne vanno da un giorno all altro) diventa spesso difficile recuperare il rapporto con il figlio/a. da qualche tempo i bambini vittime di questa assurda pratica ormai diventati adulti hanno iniziato a parlare.
    http://www.adiantum.it/public/3687-separazione-e-false-accuse–nessuna-novit%C3%A0-dal-caso-di-brescia.-di-fabio-nestola.asp
    Un’altra simpaticissima pratica consiste nel negare il figlio al telefono, “sta facendo merenda richiama dopo”, “sta giocando ai videogiochi, richiama”, “sta facendo i compiti—ok, mi potresti chiamare tu quando finisce i compiti?—ma non esiste non è un mio problema”, dopo settimane di questa pratica lui si vede arrivare una lettera dell’ avvocato che lo accusa di stalking, (tabulati alla mano, risultano 348 telefonate nell’ultimo mese..indifendibile), nel caso dovesse sentire puzza di bruciato, (magari avvertito dall’ avvocato di questa che pare essere una nuova moda), e non richiamare può essere accusato di fregarsene del figlio, oppure semplicemente non riuscire a sentirlo che comunque non è bello.
    Ritroviamo la psicologia e la centralità del vissuto femminile anche nelle condanne, a parità di reati le pene sono inferiori per le donne anche nei casi più gravi come l infanticidio(di qua si assolve la depressione di la si condanna l efferatezza )questa asimmetria le femministe (da sempre per la parità) non la condannano , ma non si stancano mai di denunciarne un’ altra : a parità di lavoro gli stipendi sarebbero più bassi per le donne. Questo non è mai stato vero nel settore pubblico, e nel settore privato qualcuno dovrebbe spiegarmi perché un imprenditore dovrebbe assumere uomini quando potrebbe assumere donne e pagarle meno. In ogni caso i contratti collettivi lo vietano. Questa differenza di stipendi deriva da una statistica che somma tutti gli stipendi e poi fa una media, mischiando part time a full time, ruoli di responsabilità, a ruoli di mera esecuzione. Resta il fatto che gli italiani sono convinti (anche da massicce campagne pubblicitarie) di questa, basta ragionarci un attimo, fandonia. Altre incredibili fandonie vengono propagandate:
    http://ilvolodidedalo.blogspot.it/2009/07/lettera-di-rino-barnart-repubblica.html
    L istat arriva addirittura a dichiarare che 7 000 000 di donne subiscono violenza dal partner o ex partner, e la notizia viene propagandata in modo capillare e massiccio, un emergenza di proporzioni enormi. Andando però a spulciare si scopre che il dato è una proiezione di 25 000 telefonate che sottoponevano le donne a un questionario, con domande del tipo: “l ha mai critica per come cucina?”
    http://www.adiantum.it/public/468-istat–in-italia-la-prima-causa-di-morte-degli-uomini-%C3%A8-per-mano-femminile.asp
    Davvero lo stato non può fare nulla? Eppure il ministero delle pari opportunità lancia continuamente campagne di sensibilizzazione culturale, controlla che l immagine della donna sia tutelata nell’ ambito dei media, io credo che lo stato possa smettere di propagandare falsità costruite ad arte come quelle sopra, o almeno controllare che bufale come quelle sopra non passino, inoltre come difende l immagine della donna non vedo perche non potrebbe fare altrettanto con quella dell’ assassin … ehm dell’ uomo.
    Un altro tema riguarda l assoluta irrilevanza maschile (e simmetricamente l assoluta onnipotenza femminile) riguardo alle decisione di diventare genitori. Irrilevanza decisionale che sul piano simbolico è disastrosa, e autorizza i padri a sentirsi poco importanti, d’altronde non è difficile cadere in questo errore in una società che fa di tutto per espellerli dalle famiglie, li dichiara inutili, li chiama mostri e padri padroni.
    Una donna può:
    – abortire o avvalersi del parto anonimo nel caso non voglia essere madre (qui entra la psicologia, che fa derivare la decisione sempre e comunque da sofferenze e difficoltà ed esclude categoricamente ogni forma di egoismo, a cosa servirebbe il femminismo della differenza, se non ad affermare che un genere è ontologicamente non egoista a differenza dell’ altro).
    – tenere il figlio indipendentemente dal volere di lui
    – abortire nonostante lui si dichiari disponibile ad allevare il figlio da solo una volta partorito
    -abortire o tenersi il figlio senza avvisare il padre di essere diventato genitore (o mancato genitore in caso di aborto). salva sempre la possibilità di tornare dopo 10 anni e chiedere mantenimento e arretrati.
    – affibbiare paternità non volute con l inganno (dimenticando volutamente il contraccettivo) o addirittura con la frode
    http://www.uomini3000.it/56.htm
    http://iodonna.cultureaconfine.com/dalla-stampa/75-riflessioni/147-dono-il-seme-ora-deve-pagare-gli-alimenti.html
    può anche decidere di diventare madre autonomamente senza chiedere nulla a nessuno recandosi in una banca del seme, o attraverso le nuove frontiere della tecnica (nei paesi che lo consentono). La maternità è un diritto (afferma il genere detentore del bene e del male) basta l amore a che serve un padre? Il diritto dei figli a crescere con un identità sana ovviamente non esiste. Chi può fermare questo delirio di onnipotenza? Gli uomini (responsabili dell’ usurpazione universale nel passato e violenti con 7 000 000 di donne nell’ attuale) sicuramente no. Non ne hanno titolo. C’è qualche politico stupratore di gaia, qualche giornalista restauratore del patriarcato, qualche magistrato assolutore di violenti che osa opporsi?
    Anche qui le soluzioni sono difficili da trovare, non potendo interferire con il corpo femminile, si potrebbe mettere una pezza almeno sulle paternità estratte con la frode e l inganno? E obbligando almeno a mettere al corrente un padre di avere un figlio? Non saprei, ma il problema esiste.
    La questione riguarda altri numerosissimi aspetti ma ho messo anche troppa carne al fuoco per cui mi fermo qui.

  15. stefano.dandrea ha detto:

    Sono con il telefonino quindi saro’ breve.
    Conosco bene la giurisprudenza sulla imputabilita’ della separazione. Esistono tante sentenze equilibrate e tante squilibrate, sempre a vantaggio delle donne.
    Qua non c’è un problema di norme ma di interpretazione. Si tratta di norme interpretate come se attribuissero al giudice un potere discrezionale e questo è il primo problema. Poi c’è il problema dell’esercizio del potere discrezionale. Su questo esercizio incide la perversa comprensione per o deboli, veri o presunti: vedrai da quanto segue che il femminismo non c’entra (d’altra parte non emerge nemmeno dalle motivazioni delle decisioni che citi); rileva soltanto la propensionè a tutelare il soggetto debole (vero o presunto)
    Prova a ruggire come un leone in pubblico a tuo figlio maschio: ti guarderanno tutti, maschi e femmine, come fossi un potenziale assassino, anzi un assassino che si è trattento soltanto perche’ si trovava in pubblico.
    Prova a darè in pubblico a tuo figlio uno schiaffetto mortificante, di quelli che non provocano alcun dolore: ti guarderanno tutti, maschi e femmine, come un mostro.
    Prova ad esprimere la massima secondo la quale nella coppia “chi rompe i coglioni ha torto”: ti guarderanno tutti come un mostro.
    Prova ad affermare che secondo te il 95% dei casi di cosiddetto bullismo sono episodi dei quali non dovrebbero interessarsi, non soltanto la magistratura e la scuola, ma nemmeno i genitori: quasi tutti ti considereranno un mostro.
    Prova ad affermare che il risparmiatore non dovrebbe avere alcuna tutela nei confronti degli intermediari finanziari per investimenti sbagliati (norma che spingerebbe la gente a ri-acquistare i bot) – come chi non sa di chimica non deve fare esperimenti chimici, allo stesso modo chi non sa di finanza non deve fare investimenti finanziari: tutti crederanno che tu sia un pazzo.
    Prova a scrivere che lo studente che non supera l’asticella o non si impegna a sufficienza deve essere sanzionato con la bocciatura e ti risponderanno che i docenti non sono giudici e che sanzionare chi non studia è da Hitler!
    Prova a scrivere contro coloro che pur avendo un reddito sufficiente a campare sono ricorsi al credito al consumo e ora sono in difficoltà (magari specificando che lo hai fatto anche tu stesso): diranno che secondo te la colpa della situazione della grecia è dei greci e non dei tedeschi.
    Detto ciò, in materia di addebito della separazione dovrebbe intervenire il legislatore.
    Gli altri temi che segnavi richiedono trattazione approfondite e separate.
    La donna ha sempre avuto la possibilità di abortire di nascosto o di non rivelate al marito che il padre è un altro uomo. Cosa c’entra con il femminismo? Anche la tecnica della fecondazione assistita non c’entra nulla con il femminismo. Così come l’utero in affitto non c’entra nulla con il maschilismo.
    In definitiva, siamo d’accordo sui problemi; credo che saremmo d’accordo sul 90% delle soluzioni ma non siamo d’accordo sulle cause.

  16. stefano.dandrea ha detto:

    Aggiungo che secondo me più del 50% delle donne moderne sono di grande valore. Valorizziamo quelle e schifiamo le altre. Partiamo da qua. Davanti a certe separazioni mi domando sempre come sia possibile che c’erti uomini abbiano voluto sposare certe donne (e viceversa): imputet sibi :)

  17. max ha detto:

    Caro Stefano, innanzitutto grazie per la risposta, già essere d’accordo sui problemi non è poco, per quanto riguarda le soluzioni spero cha la presunzione d’innocenza, e il bisogno di gravi pene deterrenti rispetto alle false accuse di abuso sui minori strumentali all’ allontanamento di un genitore rientrino nel 90% di accordo. nel post avevo dimenticato che pare (non ne sono sicuro, e se non fosse cosi me ne scuso) che la convenzione di istambul (anche questo è un argomento controverso) abbia introdotto addirittura l incarcerazione preventiva sulla base della semplice accusa di violenza. sul resto delle soluzioni non credo ci possano essere tante distanze, una volta riconosciuto il problema qualsiasi soluzione che lo elimini, e più ragionevolmente che lo riduca mi sta bene. soprattutto a fronte del fatto che l intero arco parlamentare non riconosce nemmeno il problema. Per quanto riguarda le cause invece, dal momento che io sostengo una concatenazione di eventi (- il femminismo ha costruito un racconto di vittimizzazione del genere femminile e allo stesso tempo di criminalizzazione degli uomini – questo racconto è stato interiorizzato (non da te che non guardi neanche la tv e fai bene) a livello più o meno conscio da uomini e donne occidentali che a loro volta se ne fanno promotori, le donne ricordando in ogni occasione agli uomini, del patriarcato, delle streghe, del femminicidio, del suffragio universale ecc … gli uomini praticando l autodenigrazione e prendendo le distanze dalla maschilità (vista appunto come “il” male)- questo clima si traduce in una superiorità morale che pervade tutto l occidente- questa superiorità morale che fornisce il potere di definire il bene e il male e quindi anche di stabilire tu sei un mostro negli esempi che facevi prima è la pianta – i problemi a cui cerchiamo soluzioni il frutto) ci devono per forza essere uno o più anelli della catena che tu contesti. quali?, o forse abbiamo una definizione diversa di femminismo. Per me il femminismo è semplicemente quello che si può leggere sfogliando la bibliografia femminista che è molto ampia e annovera esponenti da tutto l occidente, unita appunto da un filo rosso, la vittimizzazione, dalle prime civiltà ai giorni nostri, del genere femminile e la criminalizzazione di quello maschile. cosi come definisco sovranismo quello che leggo nei documenti del fsi, definisco femminismo quello che leggo nei libri delle esponenti femministe. questo il mio criterio di definizione. ma tu ad esempio potresti definire genericamente il femminismo come quel movimento che lotta per la parità dei sessi. che sia questo l’inghippo?. per me il femminismo è quello dello slogan “you must be pushed”,
    e non vedendo nessuna parità nello schiacciare un altro, vedo invece che qualcosa negli uomini è stato veramente schiacciato e compresso, non il corpo ma la psiche sicuramente.
    Gianna e invece tu cosa ne pensi?

  18. Gianna Glionna ha detto:

    La guerra tra i sessi esiste, possiamo portarla avanti fino all’estinzione del nemico o smettere. Il femminismo non può esserne la causa ma il prodotto. Perché la guerra? Nessuno ha la risposta, un’ipotesi interessante la lessi in “Cannibalismo e nascita della coscienza” .

    • Matteo ha detto:

      La guerra tra i sessi può esistere solo nella mente di qualche borghesotta annoiata, non di certo di una qualche operaia che darebbe via il deretano pur di rimanere a casa mantenuta dal marito.
      La “guerra tra i sessi” è semplicemente la creazione capziosa di una divisione sociale INESISTENTE in luogo dell’unica realmente esistente che GUARDA CASO viene ignorata sempre e comunque dalla feccia femminista: quella del capitale contro il lavoro.
      Certo, per una femminista mia nonna che ha lavorato 50 anni sotto padrone è sulla stessa barca di Hillary Clinton dato che entrambe sono (erano) dotate di vagina…

  19. max ha detto:

    “il femminismo non può esserne la causa ma il prodotto” mi chiedo però se sia possibile ritrovare tale espressione (guerra dei sessi) in scritti anteriori alla nascita del femminismo.

  20. Gianna Glionna ha detto:

    Ipotizziamo non vi fosse la scrittura quando iniziò questa “guerra”? Perché iniziò? Secondo il libro sopracitato per la salvaguardia dei bambini, senza questa guerra forse non staremmo facendo l’esperienza di parlarne. Come posso dimostrare che questo è vero? Certo che non posso: con le chiacchiere stiamo a zero (cit. di nuovo mia nonna), lo psichiatra autore di “Cannibalismo e nascita della coscienza” in parte fa ipotesi, sensate. Ma tu max sei almeno Socio FSI? Buona giornata, dalle Molinette – Torino

  21. max ha detto:

    Non sono socio Gianna, come non lo sono altri che commentano, portavo solo uno spunto di riflessione ma intuisco che questo sta diventando sgradito, per cui mi taccio. In ogni caso grazie per la chiacchierata. Buona Giornata.

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