M5S: le tre grandi falsità
di STEFANO D’ANDREA
Il M5S, per diventare, eventualmente, un partito serio, deve sconfessare le tre grandi falsità sulle quali è stato costruito.
Le tre falsità sono:
1) non esiste il potere, perché il movimento si può organizzare in modo che gli atti compiuti dai rappresentanti siano tutti esercizio del dovere.
Al contrario, il potere esiste e sindaci, assessori, consiglieri regionali, assessori regionali, presidenti del consiglio, ministri, vertici di nomina politica delle autorità indipendenti, del CSM, della Rai, ecc. ecc. hanno un potere;
2) non esiste il mestiere di politico.
Al contrario, la differenza tra un grande statista e un modesto consigliere comunale è più grande, anzi molto ma molto più grande, di quella che corre tra Maradona nei suoi tempi migliori e un modesto giocatore di terza categoria;
3) possono non esistere e non devono esistere partiti.
Al contrario il M5S è entrato in un’arena politica nella quale i partiti erano ormai assenti, essendo rimasti solo meri centri di potere (nazionale, coordinati con centri di potere locali, e al servizio di centri di potere esteri o interni ma esterofili). Il problema è che i partiti non esistono e devono esistere; non che i partiti sono corrotti e vanno eliminati.
Solo nuovi grandi partiti possono generare nuovi grandi statisti e nuovi buoni politici, che seguano idee chiare e giuste, in modo che il potere sia esercitato complessivamente in modo equo, opportuno, profondo e lungimirante.
La debolezza del M5S sta proprio in questo. Non sono una forza politica ma un forza moralizzatrice. Possono avere un’ampiezza politica smuovendo il dissenso verso l’indegna classe dirigente, ma non avranno mai una profondità tale da poter costituire un partito in grado di far risorgere l’Italia.