Contro la Theory. Una provocazione

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2 risposte

  1. Jacopo D'Alessio ha detto:

    l’interesse di quest’articolo deriva dall’idea di come il relativismo-etico e filosofico stia ormai da tempo deteriorando gli studi umanistici sul piano accademico, universitario, così come nel sistema scolastico delle classi medio-inferiori.

    Bisogna capire che il Sovranismo, e il FSI che lo incarna, non vuole essere, come gli altri partiti, solo tribuna elettorale, economicismo, né mera giurisprudenza, ma vuole produrre cultura. Il Sovranismo vuole riportare una scolarizzazione di massa che permetta agli uomini di diventare cittadini informati in grado di riconoscersi nello Stato cui appartengono e difendersi anche dal relativismo culturale oggi dilagante, che incoraggia la disgregazione del proprio tessuto sociale con l’obiettivo subdolo di trasformare lavoratori in meri consumatori, e lo Stato in un esecutore di organi soprannazionali.

    In generale lo studio umanistico viene rimpicciolito, attraverso l’eliminazione, ad esempio, di materie quali la Storia dell’arte, così come viene ridimensionata l’importanza di altre discipline come il latino, mentre l’educazione civica, materia obbligatoria di qualsiasi scuola superiore, dopo una lunga agonia, finisce per sparire del tutto anche quella. Inoltre, il decreto sull’autonomia scolastica di fine anni ’90 suggerisce percorsi sempre più individualistici e superficiali, progressivamente incentrati piuttosto sulla preparazione tecnica con l’unico obiettivo dello sbocco lavorativo.

    Anche il piano accademico viene posto sotto assedio attraverso un progressivo restringimento dei vari campi, ma anche con lo stravolgimento dei suoi contenuti, anche quelli ritenuti più solidi. Un esempio sono gli studi antropologici, che, guarda caso, sono sempre provenienti dall’estero. In questo caso si parla della Francia, più che altro, dell’epoca decostruzionista degli anni ’70 che fanno capo a Levis Strauss, da una parte, e Deluze, dall’altra.

    Ora, contro ogni paradigma valoriale che oserebbe farsi oggettivo, l’antropologia, attraverso ad esempio, l’introduzione della ‘Teoria dei generi’ (Gender Theory) ha strumentalizzato il relativismo culturale, basato principalmente sul confronto delle epoche, e delle civiltà, col fine inconscio di distruggere le conquiste del pensiero progressista, che invece, in passato, ci aveva consegnato ad esempio l’eccellente lavoro di un Mauss, con il suo “Saggio sul dono”:

    Mentre quest’ultimo infatti dimostrava come l’idea di comunitarismo, al contrario della prospettiva del marxismo ortodosso, non doveva necessariamente passare per il progresso scientifico ed economico, la teoria gender relativizza i ruoli sociali per adattarli alle attuali esigenze del neo-liberismo, focalizzate sulla distruzione della famiglia, e la conseguente mobilità del lavoro. Mentre il “Saggio sul dono” portava il confronto tra le epoche per consolidare l’oggettività di una prospettiva etica, e confermarla ma da un altro punto di vista, l’antropologia ha prodotto via via testi apologetici del relativismo assoluto, della confusione dei punti di vista.

    Anche la Theory cavalca questa corrente nella confusione delle linee filosofiche e dei pensieri degli autori all’insegna di questa confusione, oggi necessaria per la formazione di studenti incolti, superficiali, che difendono a spada tratta il multiculturalismo europeo e, perfino quello mondiale, non avendo idea delle vere cause che si celano dietro la falsa tolleranza fra i popoli incoraggiata dall’élite internazionale.

    Sono gli studenti universitari della Theory oggi, dei Cultural Studies fino a ieri, della Teoria Gender e delle Letterature comparate, di l’altro ieri, che diventano il serbatoio di voti, la nomenclatura di falsi partiti progressisti, che cercano di distruggere lo Stato e qualsiasi paradigma oggettivo valoriale che vorrebbe significare la sua cittadinanza.

  2. Stefano D'Andrea ha detto:

    Jacopo, grazie per la pubblicazione. L’articolo è splendido e salva fin troppo la Toni Negri & C, considerata non come origine del fenomeno indagato ma come qualcosa di (relativamente) originale. Ripercorrendo l’articolo, mutatis mutandis, se ne potrebbe scrivere uno simile sulla umile giurisprudenza e, credo, un altro sulla ancora più umile economia politica.

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