La scuola in retromarcia

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2 risposte

  1. Stefano D'Andrea ha detto:

    “Pecca ancor più grave è il non riflettere sull’effetto devastante causato dall’uso precoce delle “nuove tecnologie”, che fanno calare nei ragazzi capacità di attenzione e concentrazione, mentre abituano a risposte univoche e veloci. Sovrastimolati da giochini elettronici e dall’uso compulsivo di cellulari e computer i nostri ragazzi sembrano aver perso la capacità di attendere e magari di annoiarsi per qualche secondo senza perdere il filo: ma senza queste capacità è impossibile leggere o seguire una lezione.”
    Giusto. In questa materia la distinzione non è di classe. C’è il genitore che persuade e comunque si impone, vieta, non permette, offende e giudica, insomma lotta e accetta il rapporto conflittuale e non sereno. E c’è il genitore indifferente, lo spettatore, i cui figli, trascorrendo 7 ore al cellulare saranno persone di intelligenza modesta e affettivamente instabili. Entrambi i tipi si riscontrano in ogni ceto sociale. La scissione è antropologica.

  2. Giampiero Marano ha detto:

    La scuola di trent’anni fa, quella che ho frequentato, non era certamente il giardino dell’Eden. Ma sono sicuro che i miei insegnanti erano professionalmente più liberi e più felici di quanto non lo sia io oggi.

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