Nostalgia del presente

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  1. Tonguessy ha detto:

    Senza scomodare troppe analisi sul Nordest, ascoltavo poco tempo addietro dei commenti di un piccolo imprenditore tessile di Prato. Adesso che ha la fabbrichetta tutta sua lavora SOLO dal lunedi' al venerdi'. Il sabato e la domenica liberi da impegni lavorativi sono lussi che una volta nessun imprenditore tessile di quella citta' si permetteva.

    Oggi invece ci sono i cinesi che lavorano furiosamente ben oltre i limiti contrattuali, sabati e domeniche incluse. Perche' questa discrepanza tra questi due modi di interpretare l'industrializzazione? Credo abbia a che fare con la secolarizzazione. Ci si pone degli obiettivi, e si mettono in pratica tutte le tecniche necessarie al raggiungimento degli scopi. E mentre tutto questo avviene si annotano (magari a livello subliminale) tuggli gli inconvenienti che via via saltano fuori. E' un processo che richiede tempo, molto tempo alle volte. Ma e' anche un processo inevitabile.

    Quello che Trevisan fa correttamente notare e' che ad un certo punto succede qualcosa di terribile: l'aspetto subliminale (quello della "strana maliconia che prima non c'era") comincia a polarizzare l'attenzione. Non siamo piu' gli stessi di prima.

    Ci rendiamo conto che nella realizzazione di quegli obiettivi abbiamo creato dei disastri. Il sogno si e' trasformato in incubo. Abbiamo voluto la civilta' delle macchine, ed eccoci imbottigliati nel traffico. Bello, no?

    Si impone a questo punto qualcosa che "riprogrammi" il sogno, occorre qualcosa che riappacifichi l'aspetto subliminale a quello razionale. Occorre un altro sogno. Per questo motivo sono in disaccordo con la chiusa del bell'articolo.

    Proprio perche' la virtu' del saper mettere d'accordo questi due fondamentali aspetti del vivere umano e' andata persa occorre recuperarla. Con una certa urgenza, peraltro.

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