La vera posta in gioco nella guerra in Afghanistan è la cooptazione nella modernità

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  1. mxaxlxcxoxm ha detto:

    Non sono un esperto, ma la teoria proposta mi sembra piuttosto buttata lì. Ora che all’interno degli Stati Uniti si sia creato ad arte un casus belli, come l’11 settembre, con il princiaple obiettivo di fare dell’Aghanistan un mercato per esportarvi coca-cola, hamburger e cellulari …. e quindi affermare un modello culturale e sociale?! Mi pare veramente una tesi campata un po’ in aria. Certamente esiste una contrapposizione culturale e sociale in termini di modelli tra mondo musulmano e Occidente, ma mi pare riduttivo riproporre la teoria dello scontro di civiltà (o di inciviltà), limitandolo all’Afghanistan, anche se bisogna riconoscere che anche al di fuori dei confini, per qualcuno i talebani sono un modello, e quindi un obiettivo da distruggere in chiave occidentale. Penso che la decisione di invadere l’Afghanistan, che è stata presa diverso tempo prima l’11/09/01, contenga più di un obiettivo: 1) Basta guardare una carta delle basi militari Usa e Nato disseminate intorno alla Russia per rendersi conto che è in atto un tentativo di accerchiamento. E’ logico, non si poteva partire armi e bagagli per l’Afghanistan senza avere una grande scusa (vendicare l’affronto dell’11/09); 2) disporre di un grande poligono di tiro per sperimentare qualsiasi tipo d’arma senza tanta riprovazione da parte della comunità internazionale; 3) testare la compattezza della NATO (altrimenti cosa ci stanno a fare tutti quei paesi con qualche sparuto drappello di soldati). Se gli USA volessero potrebbero da un punto di vista militare fare da soli; 4) le vie del gas e del petrolio (vogliamo far finta che questa questione non esista); 5) gestire il mercato degli oppiacei (la droga è sempre una buona merce di scambio per gestire azioni coperte, non che un arma interna formidabile per addormentare le coscienze). Con i taliban al potere probabilmente (non conosco bene i dati, ma ho sentito + volte questa affermazione) la produzione di papavero da oppio era assai più contenuta di quella odierna.
    Sicuramente poi ci sono tutta una serie di obiettivi più generali nell’intervento tra cui probabilmente ci rientra anche quello menzionato nell’articolo.
    Basta smontare il casus belli, cosa già ampiamente fatto dentro e fuori gli Stati Uniti, per capire che Iraq e Afghanistan sono solo alcuni degli obiettivi di coloro che stanno dietro la macchinazione dell’11/09. Sicuramente c’era l’interesse a rafforzare il ruolo egemonico degli USA a livello militare e quindi ci voleva l’occasione per mostrare i muscoli e riaprire la corsa agli armamenti e quindi ricompattare intorno agli USA tutta una serie di alleati piuttosto recalcitranti o ad attrarne di nuovi nella sfera (es. paesi dell’europa dell’Est). Vi ricordate dopo l’11/09: “O con noi o contro di noi”. Persa l’egemonia economica, bisogna in qualche modo rafforzare l’altra gamba. Dove non arrivano i prodotti, arrivano i cannoni. Altro grande obiettivo era quello di favorire politiche di controllo sempre più stringenti sui cittadini dentro e fuori gli Usa. E giù leggi sempre più restrittive, grandi spese per la sicurezza e maggiore accondiscendenza da parte dell’opinione pubblica verso la violenza di Stato (Guantanamo è solo la punta dell’iceberg). Certamente l’alleanza che sta dietro tutto questo è molto ampia e si basa sui meccanismi del cointeresse e della minaccia, altrimenti non si capisce come mai la quasi totalità dei mass media occidentali a destra come a sinistra, continuino a far finta che la versione ufficiale sul perchè siamo in Afghanistan sia la sola ammissibile (combattere il terrorismo e portare la democrazia), e che l’11/09 sia opera di terribili terroristi arabi.

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