I quattro giganti ciechi alla sfida del futuro prossimo

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  1. Tonguessy ha detto:

    In tutta sincerità io non riesco a vedere la perentesi multipolare di cui parla Chiesa. Riesco a osservare come ci siano delle iene che si contendano la carcassa del nostro pianeta, ma non mi pare ci siano dei medici in cerca di rianimarlo per contrastare lo stato di cose. 

    Più esattamente: in cosa si differenzierebbe la politica dei quattro giganti (o di G8, G20, come preferite)? Esiste da qualche parte un RITORNO alle microeconomie? Esiste un qualche processo di DEURBANIZZAZIONE e RIVALORIZZAZIONE delle campagne e dell'artigianato?

    Tutt'altro. Anche Chiesa annota come la Russia sia sulla frontiera della competizione internazionale grazie ai propri giacimenti e A DISPETTO della propria scarsa industrializzazione. 

    Quindi il modello è esattamente lo stesso per qualsiasi Stato: industrializzare, inurbare, finanziare, accentrare, modernizzare, produrre insomma per il Mercato così come lo conosciamo per alimentarlo ad libitum.

    Dove sarebbe quindi la multipolarità?

  2. stefano.dandrea ha detto:

    Non sono medici che cercano di rianimarlo. E questo lo dice anche Chiesa. Non sono capaci. E anche questo lo dice Chiesa. Non è il loro compito primario, che è quello di soddisfare i propri interessi, soddisfacendo al livello materiale e ideologico i rispettivi popoli. E questo forse Chiesa non lo dice: la posizione del medico le grandi potenze la assumono soltanto quando reputano che sia necessario e la considerano sempre come un costo. In ogni caso, non sono capaci e non stanno tentando.

    Il passaggio da una fase all'altra può consentire riposizionamenti geostrategici, con possibili vantaggi alle potenze regionali e agli stati autonomi e sovrani. E' evidente che questo in Italia non sta accadendo. Diverso, per esempio, è il caso del Brasile, che sta approfittando della situazione (anche se il carattere sistemico della crisi comporta che la eventuale svalutazione del dollaro possa colpire molto duramente l'economia brasiliana).

    Direi che l'analisi geopolitica di Chiesa è molto esatta e che andrebbe completata con una analisi specifica dell'Italia, anche in vista di proposte politiche. Purtroppo credo che l'essere stato parlamentare europeo e corrispondente all'estero per importanti testate, spinga Chiesa a non scegliere (per ragioni psicologiche, più che ideologiche) nettamente e dichiaratamente il punto di vista della "microeconomia" (ottimo termine) italiana (anzi da oggi potremmo cominciare a scrivere della "microeconomia italiana"). Egli, per ora, sta con l'Europa e con l'Italia. Posizione che, a mio avviso, non tanto è sbagliata (la posizione sbagliata è collocarsi dal punbto di vista dell'Europa), quanto incoerente (o si sta con l'una o si sta con l'altra).

    Dal punto di vista della microeconomia italiana subiamo oltre alla primazia degli Usa, anche quella della Cina e della "Germania europea" (la vogliamo chiamare eurogermania, visto che l'europa non esiste?), oltre che quella del capitale finanziario internazionale. Inoltre non comandiamo più il nostro capitale che è libero di investire (in realtà "fuggire") all'estero. Perciò siamo messi malissimo, al punto che il sistema multipolare ci danneggia. Ma il sistema multipolare è transitorio. La crisi-transizione si concluderà con crolli e disintegrazioni di economie e stati ovvero con guerre.

    Io credo che noi dovremmo rinchiuderci tra le nostre montagne e i nostri mari e curare "la nostra microeconomia" – interessarci della nostra vita e di quella dei nostri figli – coltivando  rapporti di pace con tutti e tuttavia liberandoci della sudditanza politica e culturale nei confronti degli Stati Uniti (qui servono divieti: di film, di telefilm, di riconoscimento di brevetti, ecc.), che, dagli anni cinquanta e in misura massiccia dalla metà degli anni ottanta, hanno colonizzato il nostro immaginario e pervertito la nostra anima.

  3. Davide ha detto:

    Chiesa mi pare preoccupato.

    Dice questa è una "parentesi multipolare" poi ……" Un nuovo impero, se ve ne sarà uno, avrà un volto che sarà difficile guardare."

    Sicuramente gli Stati Uniti che arretrano e la Cina che emerge: sono questi i due "mostri" che preoccupano Chiesa.

    Il primo potrebbe comportarsi come una bestia ferita, incapace di accettare la perdita della sua posizione egemonica nel mondo; il secondo consapevole della nuova irreversibile forza sullo scenario internazionale potrebbe mostrarsi molto meno morbido, in futuro, sul versante della "dialettica diplomatica".

    La Russia e l'Europa, potenze di secondo rango, potrebbero assurgere al ruolo di ago della bilancia o, al contrario, sbilanciare la situazione a favore dell'uno o dell'altro "mostro".

    In ogni caso, il cozzare di questi quattro blocchi l'uno contro l'altro e,  l'inevitabile loro collisione nei prossimi anni, produrrà uno sconquasso tale, che difficilmente riconosceremo il mondo di domani da quello che vediamo oggi.
     

  4. a.mensa ha detto:

    comprendo il punto di vista di chiesa, ma non lo condivido. se a dare gi obiettivi fosse la politica, oppure la sua sottostante potenza militare, tutto il ragionamento sarebbe perfetto.
    io credo invece che a tenere la barra sia l'economia, quella reale, solida, che apparentemente è stata surclassata dalla finanza.
    alla fine della 2°ww chi si è arricchito è chi aveva i terreni, ed i soldi li ha fatti coloro che gestivano il mercato nero.
    non che questo mi rallegri, vorrei un mondo più morale, più etico, ma se questa è la vera forza che spinge il mondo non si possono escludere il giappone, con i suoi satelliti asiatici, che sta finanziando col suo debito gran parte delle economie occidentali campione nell'organizzazione dei processi, l'India che si prepara a fornire la base culturale al nuovo mondo, avendo programmato di creare 40 milioni di ingegneri per tutti i settori in maggiore spinta tecnologica, dalle energie pulite, all'informatica e poi l'america latina che sta preparandosi a diventare il fornitore alimentare di una grossa fetta del pianeta.
    senza contare che , pur non essendo "potenza globale" come gli altri, l'area mediorientale, con Israele, Iran, Turchia può invece essere l'innesco per i prossimi sconvolgimenti violenti, per il semplice fatto che è e continuerà ad essere ancora per molto il crocevia delle rotte dell'energia fossile.
    secondo il principio che non è il valore intrinseco di un bene, ciò che economicamente conta, ma il valore che gli viene assegnato, sulla base del controllo sulla sua disponibilità che può essere o meno  esercitato, ognuno di questi attori tenderà a valorizzare quanto esso sa fare meglio, e questo fattore costituirà l'elemento di aggregazione o di scontro.
    con questa visuale gli attori diventano sette, con l'obiettivo, per quelli che lo hanno capito , di far diventare più importante, diciamo essenziale per tutti, il settore in cui punta ognuno all'eccellenza.
    US con gli armamenti, la russia con le materie prime, la cina con la forza lavoro, l'europa deve purtroppo ancora deciderlo ma ci sono tanti abbozzi nazionali, l'india con l'istruzione specializzata, il giappone con l'organizzazione dei processi, e l'america latina con gli alimenti, questi sono i settori che ognuno di essi tenderà a valorizzare, e per raggiungerne la supremnazia sarà disposto ad unirsi o scontrarsi con altri, in una geometria continuamente variabile.
    senza attaccarsi frontalmente ma cercando di metter via via in difficoltà gli avversari, con l'uso della finanza, delle guerre regionali e marginali, ecc….
    questo è quanto "vedo" io per il prossimo futuro, dove a differenza del passato bipolare, quando USA e URSS si spartivano pacificamente (si fa per dire) le aree di influenza con una telefonata, nessuno potrà contarte stabilmente su nessuna alleanza o spartizione concordata di potere.

  5. Tonguessy ha detto:

    Certamente l'analisi geopolitica di Chiesa è corretta. Non è questo il punto che volevo sottolineare. Per dirla un due parole: cosa cambierebbe se invece di avere gli USA come modello di riferimento avessimo la Cina, dalla Russia o qualsiasi altro Paese?

    Che ci sia un avvicendamento ai vertici dei paesi leader è fuori dubbio. Il dubbio, semmai, è quali cambiamenti possa portare tale avvicendamento nelle vite di milioni di salariati Italiani (per restare qui da noi).

    Multipolare per me (e al di là di ogni significato geopolitico attuale) significa avere orizzonti differenti. Non lo stesso identico orizzonte con nomi diversi a seconda della prospettiva. L'universo delle potenze mondiali non ha significativi margini di spostamento. Per loro esiste solo la macroeconomia dell'era finanziaria, dove beni, merci e lavoro salariato sono le pedine da spostare per creare quel plusvalore che le fa mantenere sul ponte di comando dell'impero globale.

     

    PS: Se (come è vero) la produzione Hollywoodiana ha "colonizzato il nostro immaginario e pervertito la nostra anima" hai idea di cosa potrebbe fare l'equivalente cinese o russo? Trovo altrettanto preoccupanti certe produzioni asiatiche. Bhollywood!

  6. stefano.dandrea ha detto:

    Direi che l'analisi di Chiesa è rigorosa ma si sofferma soltanto sulle quattro "potenze". Andrea l'ha completata segnalando almeno altre tre paesi o aree che apspirano al ruolo di potenze con influenza planetaria. Peraltro, Chiesa tenta di elaborare una "graduatoria", che Davide sembra condividere e che Andrea sembra rifiutare. Direi, però, che, sebbene sia difficile fare una graduatoria, la influenza sull'equilibrio o lo squilibrio che verrà nel prossimo decennio è necessariamente diversa da potenza a potenza. Sicché una graduatoria, magari diversa da quella di Chiesa, si dovrebbe fare per completare l'analisi. Ora io penso, come Chiesa, che le "mosse" di Cina e Russia potrebbero nel breve medio termine essere decisive dell'evolvere degli eventi. Perciò se considero importanti le precisazioni di Andrea, credo al tempo stesso che esse non inficino l'analisi di Chiesa.

    Il problema, peraltro, è quello segnalato da Tonguessi. Infatti, queste analisi potrebbero essere svolte da chiunque nel mondo e in ogni luogo. Ma svolta l'analisi, resta da decidere in che modo si dovrebbe agire per soddisfare il nostro interesse e il nostro punto di vista. Qui la singola persona che svolge l'analisi diventa parte di un noi.

    Ora noi italiani che svolgiamo l'analisi geopolitica manchiamo di un noi che renda sensate le proposte politiche. Noi europei? Così credono alcuni. E allora il discorso, anche nella fase propositiva è un discorso di partecipazione alla lotta tra le volontà di potenza.

     Noi italiani, come credo io? E allora il discorso diventa un discorso di "microeconomia". Costruire una microeconomia che si sottragga per quanto possibile all'influenza delle potenze e che pur perseguendo un sufficiente di benessere economico non sia improntata al consumismo, al debito e al sacrificio della giustizia e dell'ambiente, bensì al contrario persegua ideali spartani, il risparmio, la solidità, la cultura, un fondamento socialista e la bellezza e il rispetto della terra.

    La padania, le macro regioni o gli interessi localistici come sostengono altri?

    Se non si sceglie il punto di vista è inutile discutere sulle proposte. La coerenza o la incoerenza di queste ultime; le priorità e le difficoltà strategiche vanno sempre commisurate al punto di vista dal quale si muove. Chiesa ha evitato di prendere una posizione politica, perché avrebbe dovuto scegliere tra l'europa e l'italia o dimostrare che non c'è contrasto tra i due punti di vista (da altri scritti sembra essere questa la sua posizione; ed è uno dei pochissimi punti in cui io dissento da lui; dissento perché credo che si tratti di posizione incoerente che verrà travolta dalla storia). E' chiaro, invece, che il passo ulteriore è effettuare la scelta. Soltanto dopo sarà possibile riflettere sul che fare.

     

  7. a.mensa ha detto:

    @ stefano
    condivido quasi interamente ciò che dici, e faccio un passo in più, indicando quello che a mio avviso è quanto potremmo fare per intervenire in questa "partita" di potere.
    come i vari ducati e regni hanno dovuto riunirsi in una ITALIA per poter contare qualcosa a livello europeo, così il destino ci porta a doverci riunire, come europa, per avere un peso sullo scacchiere mondiale.
    se ciò non viene compreso, se gli egoismi nazionali prevarranno, e questo oltre la moneta unica, ma con una vera federazione politico/reconomico/militare, allora resteremo tante piccole entità ininfluenti sullo scacchiere mondiale.
    e non si illuda la germania dipoter contare qualcosa solo in base alla sua attuale posizione economica. senza popolazione e territorio, una potenza resta monca.
    quindi, supponendo che possa avverarsi un miracolo, e che questa convergenza sugli interessi reali si verifichi, su cosa potrebbe puntare una eventuale europa unita ?
    questo è il vero interrogativo se si vuole dare un obiettivo concreto alle popolazioni europee.
    e tale obiettivo, potrebbe essere lo sviluppo di un salto culturale, con l'indicazione di come perseguirlo, grazie al fatto di esser le popolazioni che maggiormente hanno sperimentato cambiamenti, negli ultimi secoli, e dimostrare a tutti che da divisi ci si può unire in funzione di un obiettivo più grande. Se non noi europei, chi ?
    grazie alle culture e alla storia dei nostri popoli che hanno anticipato tutte le evoluzioni sociali degli ultimi secoli,  potremmo farci alfieri di quel nuovo modo di concepire il progresso, non più basato sui consumi, della valorizzazione dell'individuo, e non da quanto possiede, per smontare finalmente il paradigma che vede l'uomo prigioniero di quanto da lui stesso creato, e trasformato nella sua prigione.
    ecco,in altre parole farci promotori e sperimentatori di quella società nuova, sostenibile dal pianeta, più aderente all'uomo ed alle sue caratteristiche e necessità.
    un sogno ? forse, ma a me piace ogni tanto sognare, e pensare che il sogno potrebbe anche diventare realtà.

  8. Claudio Martini ha detto:

    Un Italia che persegua autonome politiche di potenza scardinerebbe gli equilibri del mediterraneo, dei balcani, medio oriente, e cambierebbe la faccia del mondo. A mio parere sbagliano quelli che sostengono che, per contare qualcosa a livello mondiale, è necessario coalizzarsi in una unione europea sovranazionale: lungi da me qualsiasi intento auto-celebrativo, ma questo può valere per il Portogallo o la Lituania, ma non per noi, abitanti di uno dei paesi cardine dell'ordine mondiale.

  9. Tonguessy ha detto:

    Scrive Andrea: "come i vari ducati e regni hanno dovuto riunirsi in una ITALIA per poter contare qualcosa a livello europeo….". Sinceramente non mi risulta. Mi pare invece che la Serenissima (un nome tra tanti) abbia fatto della propria repubblica mercantile un centro di potere enorme, dati gli esigui confini entro cui era nata. Ambasciatori accreditati presso le principali capitali, influenze architettnoniche e linguistiche in tutto il bacino mediterraneo (marangon, ovvero falegname è ancor oggi un termine corrente della lingua greca) e così via.

    Vorrei anche ricordare che molte delle meraviglie architettoniche che rendono l'Italia il più grande sito mondiale nacquero proprio per la frammentazione del territorio, quella frammentazione che generò quella meravigliosa pletora di dialetti simbolo della italica biodiversità culturale e ormai quasi sparita. E che lasciò in loco le ricchezze invece di consegnarle a qualche burocrate.

    Detto questo mi domando: ma a noi interessa veramente "avere un peso sullo scacchiere internazionale"? Quanto saremmo disposti a "spendere" per avere una posizione di quel tipo? Personalmente trovo prioritarie altre finalità, come sganciarsi dall'egemonia USA (o di qualsiasi altra superpotenza) , onorare più fedelmente lo spirito della nostra Costituzione e così via….

  10. a.mensa ha detto:

    @ tonguessy
    il mio riferimento mancava della componente temporale.mi scuso.
    non solo la serenissima, ma genova, livorno, tutte le famose repubbliche marinare, ed anche entità territoriali, hanno avuto in alcuni momenti una ragione di gloria.
    la formazione degli stati nazionali con l'evoluzione industriale che ha richiesto mercati sicuri e di una certa ampiezza  quando ancora dazi e protezionismi limitavano fortemente gli scambi.
    l'industria, con le produzioni di scala, ha imposto la necessità di avere dimensioni minime dei mercati superiori a quelledella singola regione, e parlo solo del 19° secolo, non di periodi diversi

  11. Tonguessy ha detto:

    Caro Andrea, 

    sei arrivato al punto che mi premeva sottolineare: è stata l'evoluzione industriale a permettere l'acquisizione di posizioni di rilevanza geopolitica tramite l'accorpamento di varie realtà locali (diciamo microeconomie). 

    Lavorare in chiave antimodernista significa provare a rovesciare tale andamento e ridare spazio e dignità alle microeconomie. Questo comporta forse (ahinoi?) abbandonare velleità geopolitiche per concentrarsi sul localismo.

    La politica dei grandi numeri contro la politica dei piccoli numeri.

  12. gg1 ha detto:

    Cina vs Mondo e le tensioni della green economy
    La corsa alle terre e ai metalli rari sarà fondamentale per la supremazia nella green economy. Molti minerali all'attuale tasso di consumo rischiano di esaurirsi in 30-40 anni. La Cina allora ha deciso di conservare all'interno le proprie vaste risorse e al tempo stesso puntare su forti incentivazioni alle rinnovabili, creandosi l'ostilità di alcuni paesi e degli Usa in particolare. 
     
    L'articolo completo che mitrova pienamente in accordo lo trovate qui:
    http://www.qualenergia.it/view.php?id=88&contenuto=Editoriale

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