Democrazia

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  1. Andrea.Mensa ha detto:

    bravo Tonguessy

    era ora di cominciare ad aprire un po' gli occhi su questa fantomatica "democrazia" di cui troppi si riempiono la bocca ( e le tasche).

    comincia ad essere ora di decidere se attuarne la tanto sbandierata teoria (potere del popolo) o continuare ad attuarla sulla falsa riga del passato (potere della borghesia), almeno senza più mascheramenti.

  2. stefano.dandrea ha detto:

    Caro Tonguessy,

    ti segnalo, nel caso tu non lo conoscessi, il libro di Luciano Canfora, "Critica della retorica democratica", Laterza, Bari, 2002, pp. 112. Vi si legge, tra l'atro, che Platone definì "teatrocrazia" la democrazia Ateniese: il teatro formava l'opinione pubblica (corrispondeva ai moderni media) e fu così che nel 423 Aristofane rappresenta le nuvole, dove viene incendiata la casa di Socrate e nel 399 l'assemblea manda a morte socrrate. Che l'accusa di empietà mossa contro Socrate nascondeva l'accusa politica di essere stato maestro di Alcibiade e Crizia (capo dei trenta tiranni, quindi antidemocratico). Si sottolinea ppure come la democratica Atene oltre a mandare a morte Socrate, costrinse all'esilio Annassagora e Aristotele (meteco). Se consideriamo che Platone non era democratico ci rendiamo conto che il pensiero greco fondativo della moderna filosofia o non fu democratico o fu guardato con sospetto (e anche più) dai democratici. C'è da riflettere. 

  3. Tonguessy ha detto:

    Caro Stefano,

    è mia convinzione che il tanto il processo a Socrate che quello a Galilei abbiano parecchi e controversi punti di contatto.

    Ce ne sarebbero di dire di cose….comunque grazie per la segnalazione. Sarà mia cura ordinare quel libro.

  4. Alba Kan ha detto:

    “Qui ad Atene, noi facciamo così. Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi, per questo è detto democrazia. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private. Ma in nessun caso si avvale delle pubbliche cariche per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato a rispettare i magistrati e ci è stato insegnato a rispettare le leggi, anche quelle non scritte la cui sanzione risiede soltanto nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso. La nostra città è aperta ed è per questo che noi non cacciamo mai uno straniero.
    Qui ad Atene noi facciamo così.”

    La democrazia non sarebbe una cosa così terribile, se fosse praticata.
    La verità, come dice Tonguessy, è che si abusa spesso di questa parola, distorcendone il significato. Lo vediamo tutti i giorni, i paesi dove vige una dittatura invisibile vengono chiamati "democratici" mentre quelli (pochissimi) con governi legittimamente eletti dal popolo, vengono chiamati (con la complicità della stampa): "Regime"!
    In Italia c'è democrazia? Chi è stata la prima persona a cui avete pensato leggendo le parole di Pericle?
    Come ci ricorda Lucien Levbre la parola democrazia non è stata sempre così universalmente popolare. La parola è arrivata al suo uso comune politico moderno durante la prima metà del XIX secolo, principalmente in Europa occidentale. A quel tempo, aveva le tonalità, che oggi ha il terrorismo…

    Oltre a questo bisogna riflettere sul fatto che il compito della democrazia non è solo quello di soddisfare la maggioranza, ma anche di proteggere le minoranze, e forse cosa più importante rispettare coloro che sono al  di fuori di entrambe.

  5. Lorenzo ha detto:

    Nulla di nuovo sotto il sole.  Come osservavano Baran e Sweezy
     
    "le oligarchie finanziarie, in generale, preferiscono i governi democratici a quelli autoritari. La stabilità del sistema è consolidata da periodiche consultazioni popolari che ratificano l’operato dei governi autoritari – questo e non altro è il normale significato delle elezioni parlamentari democratiche – ed evitano all’oligarchia alcuni pericoli molto reali di dittatura personale o militare".
     
                E’ una verità già enunziata quarant'anni prima dai Mosca, dai Pareto, dagli Spengler: la democrazia è pura espressione della decadenza; governo dei pochi al pari di ogni altro, ma inefficiente ed irresponsabile, perché espressione di "potestà indirette" (C. Schmitt) interessate a governare tramite la velina della "volontà popolare" senza identificare le proprie sorti con quelle della comunità.
    Ogni democrazia è demagogia: la "massa", scrive, è "mancanza assoluta di forma": "la stampa […] non serve a diffondere la "libera opinione" bensì a fabbricarla".
     
    "Cos'è la verità? Per la massa è ciò che sente ripetere continuamente […]. Chi controlla la stampa crea, trasforma, cambia le verità. Bastano tre settimane di lavoro giornalistico e tutto il mondo conosce la "verità". Gli argomenti così propalati rimarranno inconfutabili finché vi sarà denaro per ripeterli senza posa […]. Ma verranno ripudiati nel momento in cui una più cospicua potenza finanziaria si schieri a favore di argomenti opposti, facendoli circolare in maniera più insistente".
     
                E quindi l’alternativa è fra dominio di élites economiche o dominio di élites politiche: se "democrazia e voto universale sono sperimentati metodi di governo del capitale" l’alternativa non consisterà nella funambolica elaborazione di rinnovate formule di autogoverno delle masse, ma nella sostituzione della "dittatura" del "capitale finanziario" con quella dei "nuovi Cesari".
     
    Ciascuno è libero di valutare l'attualità di questa prospettiva, enunziata quasi un secolo fa da un grande precusrsore del nazionalsocialismo.

  6. stefano.dandrea ha detto:

    Non so se la prospettazione dell'avento dei "nuovi cesari" sia citazione di Schmitt o sia una tua previsione. Che l'alternativa sia quella che indichi se ne può dubitare. Molti regimi dell'est europeo non erano democrazie ma non erano legati inscindibilmente ad un capo e al culto di un capo (così è oggi per la Cina).

    In ogni caso, il capo ha sempre una funzione propagandistica. Sia in senso favorevole al regime sia in senso sfavorevole. Prende meriti e si accolla demeriti non suoi. Quando è un gigante, le cose stanno allo stesso modo, anche se riesce a influenzare direttamente o indirettamente molte decisioni, anche perferiche. Cosa sarebbe stato il fascismo senza Gentile, Rocco, Grandi, Bottai, Beneduce (non fascista ma onnipresente nell'organizzazione), e decine e decine di altri di altissimo livello? Sarebbe durato venti anni? Non sarebbe stato nulla. Sarebbe durato pochi anni. Il medesimo discorso credo valga per Hitler, Staliin e ogni altro "duce" (ma Stalin fu piuttosto un maestro che un duce)

    Il merito di un capo è di saper scegliere le persone migliori tra i collabooratori di primo livello e di amare più il potere che il denaro, dedicandosi a conoscere e valutare i collaboratori di secondo livello, spesso presentati da quelli di primo livello. Ovviamente questo è il secondo merito. Il primo è di avere idee profonde e giuste.

    Io non avrei alcuna esitazione a giurare fedeltà ad un capo che abbia idee profonde e guste e che sia attaccato al potere e non al denaro e che dimostri di saper scegliere i collaboratri di primo e secondo livello. Comunque, conservo la preferenza per una organizzazione elitista ma non ducista, come era quella dei regimi dell'est (e in fondo come è quella della Cina). Prescindo in questa sede dai contenuti di governo che desidererei.

  1. 30 Dicembre 2010

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  2. 26 Aprile 2012

    […] [1]https://www.appelloalpopolo.it/?p=2499 […]

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