Lettera agli interventisti umanitari

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  1. Tonguessy ha detto:

    "Arrestatevi!"

     

    Bella speranza. Le manette loro non le adopereranno mai su sè stessi.

  2. Claudio Martini ha detto:

    Stiamo vivendo un incubo. Questo mondo è un incubo. La menzogna al servizio della forza, la forza al servizio del'ingiustizia. Molto spesso faccio dell'ironia e del sarcasmo sulle cose terribili che accadono attorno a noi, ma credetemi, non è cinismo, è esigenza di preservare il mio equilibrio psichico.
    Parli di nazismo; il nazismo è stato sconfitto. L'orrore si è scatenato in tutta la sua furia agghiacciante (oggigiorno ancora si contiene), eppure ha trovato di fronte a sé uomini in grado di resistergli, di combatterlo, infine di schiacciarlo senza pietà.
    possa l'esempio di quegli uomini illuminarci in questi tempi bui.

  3. Alba Kan ha detto:

    Scusate ma a me è bastato vedere il primo video, quello di etleboro…
    Non so cos'altro ci sia negli altri, ma non ce la faccio proprio a gurdare ancora cose del genere…

  4. Alba Kan ha detto:

    Meno male: era solo quello! Avevo letto il neretto e sono andata a vedere il video prima di leggere l'articolo….
    Spero che quest'altra guerra, altro incubo per l'umanità, finisca al più presto, ma forse dobbiamo sperare solo che dalla sera alla mattina finicano le riserve di petrolio…

    • stefano.dandrea ha detto:

      Però cara Alba dobbiamo essere duri. Ti stavo appena scrivendo una email chiedendoti di pubblicare l'articolo (invero la stavo scrivendo ad alcune redazioni, tra le quali la tua). Secondo me gli interventisti di sinistra sono completamente rincoglioniti. Davvero non si rendono conto. E anche i pacifisti che non stanno né di qua né di là non ci stanno capendo niente. Bisogna premere su questo tasto. Non bisogna dare agli uni e algi altri alcuna tregua e alcuna attenuante.

  5. Alba Kan ha detto:

    Certo Stefano,
    questa è sicuramente una situazione più anomala delle altre guerre passate, che seppure di conquista e d'ivasione, comunque in apparenza lasciavano un'idea netta delle posizioni pro o contro di esse.
    Adesso, come ho scritto anche in altri commenti, i pacifisti vogliono la guerra e i guerrafondai inneggiano alla pace, e alla fine la guerra continua con le solite armi illegali, ecc.
    Ieri l'ho pubblicato nel forum di cdc, domani lo pubblico anche nel mio blog.
    Un caro saluto e buona domenica.

  6. Luciano Fuschini ha detto:

    In generale rifiuto le espressioni oltraggiose anche nella dura polemica politica, ma quando si mistifica consapevolmente rincoglionendo la gran massa, epiteti come quelli usati da Stefano D'Andrea sono sacrosanti: spregevoli, stupidi, citrulli. Eviterei nazisti perché i nazisti erano tragicamente seri, questi sono soltanto servitorelli e pezze da piedi, e come tali sono trattati.

  7. Tonguessy ha detto:

    Concordo tristemente con Fuschini. I nazisti aveva idee terribili ma chiare. Qui invece siamo in pieno politically ready-made, ed i nostri governanti fanno a gara a chi toppa di più. Qualcuno ha addirittura paragonato Berlusconi con Mattei, tanta era la lungimiranza intravista. Beh, dove sarebbe andato a finire tutto ciò? Questo è il gioco della pentola: i nostri governanti cercano con la pertica di romperla, e qualche volta ci riescono pure. Non è intelligenza nè lugimiranza: é puro culo.

    Al contrario non fu per mera fortuna che i nazisti invasero Cecoslovacchia prima e Polonia poi. Fu per calcolo: avevano bisogno di quelle risorse. Questi nani da giardino invece fanno l'esatto contrario, e in totale disprezzo di qualsiasi valutazione economica, politica e diplomatica decidono di fottere l'importante alleato con cui hanno legami storici.

    Un anziano afflitto da Alzheimer non fa meglio, quando sbrina il freezer e si dimentica gli alimenti fuori per giorni.

  8. peacepalestine ha detto:

    il Primo video è l'addestramento degli mercenari dell'esercito LIBICO!!!! Avete preso un granchio grandissimo. Addesso forse puoi capire come mai i thawar (rivoltosi) vogliono la fine di Gheddafi???

  9. stefano.dandrea ha detto:

    E quelli inginocchiati e picchiati chi sono?

    Non mi sembra una recita. Mi sembra evidente che quelli che "devono mangiare", se non mangiano, li sgozzano!. D'altra parte come spieghi gli occhi pesti? Trucco e ombretto? Chi sono quelli che devono mangiare? Chi può credere che qualcuno si stia addestrando? Il video dimostra che qualcuno sta torturando qualcun altro. Tu dici che i torturatori sarebbero i mercenari di Gheddafi. Basta che tiri fuori le prove. Perché lo hai detto? Da cosa lo hai evinto? In ogni caso non si tratta di una esercitazione. E siccome quelli torturati sono in divisa, può darsi che i mercenari di Gheddafi stiano torturando i soldati libici (sic!). Ognuno è libero di credere quello che vuole; ma fino a che non spuntano prove certe: i) non si tratta di una esercitazione; ii) i torturati sono soldati libici; iii) e in ogni caso i bombardieri occidentali che bombardano senza poter essere colpiti sono torturatori, che rendono legittima qualsiasi reazione del regime libico, anche contro civili occidentali (è brutto a dirsi, ma è meglio civili contro civili, che civili e militari contro niente). Su questo non ci piove.

    Comunque attendo le prove delle tue affermazioni.

    Altro materiale sui ribelli lo trovi a questo link http://blogghete.altervista.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=802:gianluca-freda&catid=32:politica-internazionale&Itemid=47#comments

    da questo articolo traggo i brani che seguono:

    Da un articolo del Telegraph di giovedì 23/03/2011 

    “I giovanotti armati al posto di blocco vanno per le spicce. Puntano un coltello alla gola dell’autista prima di trascinare tre uomini e una donna fuori dalla macchina, strattonandoli per la strada fino ad una vicina moschea per un brutale giro di interrogazioni…

    Il giovane movimento di opposizione libico fa retate di sospetti oppositori e amministra la sua brutale forma di giustizia in una città che vive nella paura di essere infiltrata da quinte colonne di lealisti filogovernativi.

    I capi dei ribelli ammettono che dozzine di sostenitori di Gheddafi sono stati arrestati e uccisi.

    Ogni sera, bande di vigilantes si radunano in prossimità di posti di blocco improvvisati – messi insieme con cataste d’immondizia, tubi e bidoni – per controllare chi entra e chi esce dai loro quartieri.

    Molti residenti hanno adesso troppa paura ad uscire in macchina la sera per le strade buie, temendo di essere malmenati o peggio in uno dei checkpoint che continuano a proliferare.

    “Se non sanno chi sei e ti trovi nella loro zona della città e hai una bella macchina, penseranno che tu sia un ladro di automobili oppure diranno che stai con Gheddafi”, racconta un autista che ora resta sempre vicino a casa al calar della sera [2].

    E sul LA Times di oggi, 25/03/2011:

    “I funzionari dell’opposizione a Bengasi, le cui massicce retate per arrestare presunti sostenitori di Gheddafi hanno suscitato molte critiche, portano i giornalisti a visitare, sotto stretta sorveglianza, i centri di detenzione. Molti detenuti affermano di essere semplici lavoratori immigrati e di non aver mai combattuto per Gheddafi.

    Da un mese a questa parte, bande di giovani armati pattugliano la città, trascinando neri e immigrati dall’Africa sub-sahariana fuori dalle loro case e mettendoli poi sotto custodia per interrogarli come sospetti mercenari o spie del governo.

    Negli ultimi giorni l’opposizione ha iniziato ad arrestare alcuni uomini accusati di aver combattuto come mercenari nelle milizie di Gheddafi quando le forze governative avanzavano verso Bengasi. Sono state organizzate cacce all’uomo notturne aventi per bersaglio circa 8.000 persone che vengono indicate come agenti operativi del governo in alcuni documenti segreti della polizia, documenti sequestrati dopo che i funzionari della sicurezza interna erano fuggiti di fronte all’avanzare della ribellione che il mese scorso ha posto fine al controllo di Gheddafi sulla Libia orientale.

    “Sappiamo chi sono”, dice Abdelhafed Ghoga, portavoce dell’opposizione. Lui li chiama “uomini con le mani macchiate di sangue” e “nemici della rivoluzione”.

    Un giovane proveniente dal Ghana esce di scatto dalla fila dei prigionieri. Grida in inglese ad un reporter americano: “Non sono un soldato! Lavoro per una compagnia di costruzioni a Bengasi! Mi hanno portato via dalla mia casa…”

    Una guardia sospinge il prigioniero verso le celle.

    “Torna dentro!”, gli ordina.

    La guardia si rivolge al reporter e dice: “Sta mentendo. E’ un mercenario”.

    L’uomo del Ghana fa parte di un gruppo di 25 detenuti provenienti da Ciad, Niger, Sudan, Mali e Ghana, definiti mercenari dai funzionari dell’opposizione, benché molti di loro insistano nel sostenere di essere semplici lavoratori. I funzionari si rifiutano di spiegare che cosa sarà di loro.

    Uno degli accusati mostrati ai giornalisti è Alfusainey Kambi, 53 anni, un detenuto del Gambia tutto scarmigliato, con indosso una maglietta sporca di sangue e pantaloni militari. Dice di esser stato trascinato fuori dalla sua casa e picchiato da tre uomini armati che avrebbero anche stuprato sua moglie. Una benda sporca gli copre una ferita sulla fronte.

    Khaled Ben Ali, volontario del consiglio di opposizione, rimprovera Kambi, accusandolo di mentire. Ali dice che Kambi ha battuto la testa contro un muro mentre cercava di fuggire.

    Ordina poi al prigioniero di spiegare come viene trattato nel centro di detenzione.

    Kambi fa una pausa e riflette bene sulla risposta da dare. Alla fine lancia un’occhiata stanca verso Ali e parla.

    “Qui nessuno mi picchia”, dice con un tono debole e stanco, “non ho problemi qui”.

    Questi rapporti sono direttamente confermati da questo video di Al Jazeera, in cui si spiega come gli immigrati neri in Libia vivano nell’assoluto terrore dei ribelli. I loro negozi sono stati dati alle fiamme, sono stati torturati oppure uccisi sul posto perché sospettati di essere “mercenari”, ecc.


     

    Black Agenda Report si era già occupato di questo argomento all’inizio di questo mese, rivelando:

     

    “Risulta ormai chiaro, dalle notizie che filtrano fuori dal paese, che molti degli 1,5 milioni di lavoratori neri immigrati dall’Africa e adesso intrappolati in Libia si sentono sotto assedio razziale, perseguitati da individui che i neri americani riconoscerebbero immediatamente come folle assetate di linciaggio – viene in mente il termine “pogrom” – soprattutto nelle zone controllate dai ribelli.


     

    Le testimonianze di alcuni africani che ne sono stati vittima sono terrificanti. “Siamo stati attaccati da abitanti del luogo che dicevano che eravamo mercenari, che avevamo ucciso delle persone. Ma io dico che questa gente, semplicemente, non vuole vedere dei neri in giro”, ha dichiarato alla Reuters Julius Kiluu, un africano di 60 anni che lavora come supervisore nell’edilizia. Perfino a Tripoli, dove il regime non controlla tutti i quartieri, alcuni somali hanno detto ai giornalisti di essere stati “perseguitati perché sospettati di essere mercenari” e di “sentirsi in trappola e di aver paura ad uscire”. Alcuni etiopi hanno raccontato di essere stati “trascinati fuori dalle loro case, picchiati e additati a tutti come mercenari”. Il giornale etiopico News and Opinions ha riferito che “Coloro che odiano Muammar Gheddafi si stanno vendicando contro i neri africani per il denaro che Gheddafi ha elargito a molti dittatori africani. La folla ha aggredito e ucciso molti africani, inclusi cittadini dell’Etiopia, per il solo fatto che erano neri”.


     

    L’articolo prosegue descrivendo molti altri episodi di violenza razziale perpetrati dai cosiddetti “rivoluzionari” e “combattenti per la libertà”. Dal punto di vista della classe sociale, l’opposizione non è rivoluzionaria. Se torniamo al primo pezzo linkato in questo articolo, quello del Telegraph, possiamo cogliere un passaggio molto significativo:


     

    “Il governo temporaneo dei ribelli è composto da professionisti, accademici, uomini d’affari e avvocati, in molti casi formatisi in Inghilterra o negli Stati Uniti, i quali hanno imparato a creare il giusto putiferio intorno alla democrazia, i diritti umani e la legalità”.


  10. stefano.dandrea ha detto:

    @Tonguessy

    Hai ragione e sei riuscito a farmi ridere su un argomento molto triste. Ma, come ho scritto in un recente articolo, questa condizione generale di follia apre la strada alle forze del Male. Non so se si tratti soltanto di possibilità o di certezza. Tutto può succedere. E questo è grave. Molto grave.

  11. Tonguessy ha detto:

    @Stefano:
    la follia è lo stato di massima imprevedibilità. Quindi non può essere così male, dopo tutto. Sicuramente è molto meglio delle prevedibili atrocità pianificate a tavolino con metodo scientifico. Di fronte a piani accuratamente studiati (come l'invasione della Cecoslovacchia da parte dei nazisti, ad esempio) c'è ben poco da fare.
    Al contrario sistemi molto instabili (come quelli attuali, che ormai privi di adeguato feedback possono saltare a soluzioni estreme di qualsiasi segno) offrono enormi possibilità. Qui sì che vale la teoria del battito d'ali di farfalla.
    I fatti nordafricani e mediorientali ne sono la prova.
    Insomma la follia è nostra alleata (al contrario di una criminale pianificazione), perchè siamo noi stessi folli. Quelli normali sono quelli che vogliono che Gheddafi segua le sorti di Saddam, e che negano le più palesi evidenze.

  12. Luisa Decorti ha detto:

    Io voglio il disarmo e  l'abolizione della guerra così come si è ottenuta l'abolizione della schiavitù: anche se inizialmente una buona idea può apparire utopica, non è detto che sia impossibile… Questa è la mia causa http://www.causes.com/causes/595971-universal-moratorium-to-abolish-war-and-for-nuclear-disarmament/about

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