Globalisti contro sovranisti. Un conflitto tutto interno alle classi dominanti (1a parte)

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Una risposta

  1. Paolo Di Remigio ha detto:

    Un articolo del tutto illogico. Da una parte l’Azzarà riconosce l’impotenza della sinistra e il trionfo della destra; questo significa: oggi non c’è più contrasto destra-sinistra per estinzione della sinistra, dunque destra e sinistra sono categorie senza più rilevanza politica. Azzarà non riesce a capirlo e da questo errore è indotto a un secondo errore: negare che in quella che gli sembra la destra trionfante ci sia contrasto – ma così diventa incapace di leggere l’attuale scontro politico tra oligarchia globalista e resto delle società. Restando schiavo della propaganda globalista da cui si vorrebbe indenne, Azzarà parla di uno scontro tra globalismo e POPULISMO; è un grave errore: lo scontro è tra globalismo e SOVRANISMO. E su questo terreno la sinistra, che per faziosità egli interpreta come una categoria eterna, è un ferrovecchio. Abbiamo scoperto che sul piano politico l’eliminazione dello Stato comporta la fine della democrazia e il passaggio di ogni potere alle oligarchie economiche e finanziarie; che sul piano economico comporta la rovina della classe operaia e del ceto medio messi in concorrenza con la manodopera a costo minimo dei paesi poveri. La domanda è dunque: sono possibili democrazia e dignità dei lavoratori senza sovranità politica ed economica degli Stati? Com’è posta la sinistra eterna rispetto alla questione della sovranità? Sa dare una risposta politicamente efficace? No, perché essa ha sempre concepito lo Stato come mero strumento delle classi dominanti, perché gli ha negato ogni universalismo. Così quando le oligarchie liquidavano l’economia mista la sinistra tutta intera ha dato una mano. Proprio questo antico errore continua ad operare in Azzarà quando appiattisce il contrasto odierno, anziché a quello tra falso universalismo globalista e universalismo autentico dello Stato, a quello tra universalismo e particolarismo. L’errore è letale dal punto di vista politico, perché rende difficile quella coalizione sovranista che sola può battere le oligarchie globali.

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