Le questioni del partito, dell’alleanza, del coordinamento e del dialogo tra associazioni sovraniste
di STEFANO D’ANDREA (Presidente del FSI – Fronte Sovranista Italiano)
- La fine dell’eurozona non è “imminente”, come molti commentatori sovranisti, anche autorevoli, tra i quali Bagnai e Barra Caracciolo, hanno erroneamente a lungo creduto: ci attende una lunga lotta di liberazione. Quindi c’è il tempo per costituire l’alleanza sovranista.
- Ho scritto alleanza sovranista e non il partito sovranista, perché è da presuntuosi credere che una associazione, politica o divulgativa, o un blog o un indistinto gruppo di persone possano fare tutto da soli.
- In questa fase, quindi, bisogna impegnarsi per promuovere, far crescere e rendere solide le frazioni della futura alleanza.
- Ne esistono parecchie, a carattere politico o divulgativo: il FSI, Riscossa, ALI, Interesse nazionale, Senso Comune, A/simmetrie, Me-mmt, altre associazioni nate dalla divulgazione della MMT, Confederazione per la Librazione nazionale.
- Altre associazioni sono ancora fuori dall’ambito sovranista: Risorgimento Socialista ha al proprio interno correnti differenti, una delle quali certamente non ha alcuna intenzione di porre fine all’Unione europea e con essa all’euro; Eurostop, invece, vuole una “moneta mediterranea” e dunque è estraneo, per ora, all’area politica sovranista.
- Nell’ottica dell’alleanza sovranista, intellettuali come Barra Caracciolo, Fusaro, Rinaldi e Galloni vengono in considerazione soltanto come membri di associazioni, rispettivamente A/simmetrie e Interesse Nazionale, i primi due, ALI i secondi. Altri, come Lidia Undiemi e Scardovelli, verranno in considerazione se e quando avranno creato un’apposita associazione sovranista. Aleph, l’associazione promossa da Scardovelli, non ci sembra una associazione sovranista: molti iscritti a quest’ultima associazione saranno pure sovranisti ma, essendo nata ad altri fini, non è detto che tutti gli iscritti siano sovranisti (se sbaglio, sono felice di sbagliare).
- La pluralità di associazioni e piccoli partiti non è un male, anzi è un gran bene. In politica non contano soltanto le idee (che, nel nostro caso, sono simili ma non identiche). Contano anche, da un lato, l’organizzazione e l’azione (come ci si organizza e come si agisce), dall’altro, gli uomini (che tipo di militanti si cercano e si aggregano: ciò dipende molto dall’organizzazione e dall’azione). Solo un fanatico-ingenuo aderisce ad una associazione della quale condivide il 90% del programma e sulla quale, tuttavia, nutra sfiducia, in ragione della capacità organizzativa e del tipo di azione e degli uomini, se ve n’è un’altra della quale condivide l’80 o il 70% del programma ma apprezza tantissimo organizzazione, modalità di azione e uomini. D’altra parte, Gramsci ha scritto una pagina immensa sul carattere molecolare o atomistico che assume il movimento che dà vita a un partito. Non abbiamo la presunzione di smentirlo.
- L’alleanza si fa in vista delle elezioni. Le alleanze tra partiti sono sempre alleanze elettorali o meglio pre-elettorali e poi eventualmente (ma non è il nostro caso) di governo (le alleanze delle opposizioni durano lo spazio di un mattino). Non sono mai esistite alleanze a prescindere dalle elezioni. Un’alleanza al di fuori di una scadenza elettorale è un non senso: allearsi a che fine, se non per partecipare ad elezioni? D’altra parte, associazioni e partiti che sono per ora alternativi, perché cercano di aggregare militanti sovranisti, distinguendosi per idee, (in parte) linguaggio, tipo di uomini, organizzazione e azione, prima dell’alleanza elettorale sono naturalmente in legittima competizione. Come possono piccoli partiti diversi compiere assieme azioni di militanza volte a cercare ed aggregare nuovi militanti? Espongono più simboli? Chiariscono ai cittadini nei quali si imbattono quali sono le differenze che corrono fra i diversi partiti? È da deficienti soltanto pensarlo. Non c’è niente di male in questa legittima competizione (a parte che si tratta di un fatto logico e naturale incontestabile) e nessun danno ne deriva per la causa sovranista. Ovvio che ogni associazione e ogni partito avrà il suo blog, le sue pagine facebook, i suoi simboli. Tutti i sovranisti hanno interesse a far sì che nell’alleanza elettorale abbiano maggior peso coloro che avranno dimostrato di avere più capacità di azione, una migliore organizzazione e di saper attrarre un maggior numero di militanti che siano presenti sulle strade e organizzino eventi sul territorio.
- L’alleanza tra le forze sovraniste si presenterà alle elezioni nazionali del 2023. Per non restare buggerati da elezioni anticipate, conviene ipotizzare che si voti un anno prima, nel febbraio 2022. Ciò significa che tutto (simbolo e nome dell’alleanza, candidati, progetto di azione, organizzazione e comitato direttivo dell’alleanza) dovrà essere pronto (almeno) un anno prima, quindi nel febbraio del 2021: un nuovo soggetto politico ha bisogno di almeno un anno di “campagna elettorale” e non può presentarsi alle elezioni nazionali senza prima essersi fatto conoscere a sufficienza. Se le elezioni non saranno anticipate, l’alleanza sovranista potrà svolgere due anni di “campagna elettorale”. Pertanto, nel febbraio del 2020 bisognerà cominciare a costruire l’alleanza (un anno di lavoro appare necessario).
- È possibile che alleanze (eventualmente parziali) delle forze sovraniste si presentino in alcune competizioni regionali. Noi abbiamo preso l’iniziativa per le regionali abruzzesi del 2019 e il 15 luglio a Pescara presenteremo il nostro progetto a sei invitati appartenenti ad altre associazioni sovraniste (ad altri invitati che non potranno essere presenti, illustreremo il progetto via mail). Per le altre elezioni regionali abbiamo considerato che esistono alcuni problemi assenti in Abruzzo, forse superabili organizzando più progetti regionali assieme. Noi per ora non crediamo di essere capaci di organizzare un simile progetto “pluriregionale” ma parteciperemo a riunioni per discuterne (soltanto se le riunioni saranno promosse da associazioni e vedranno invitate soltanto associazioni: i singoli o soli o individualisti o narcisi devono restare rigorosamente fuori) e vaglieremo i progetti che eventualmente ci verranno sottoposti.
- Il progetto per le regionali abruzzesi servirà a dimostrare se i sovranisti sono in grado di superare soglie di sbarramento, quanti militanti servono per avere una sufficiente presenza sul territorio e in che misura l’uso accorto dei social, l’elaborazione di un programma diverso e migliore di quello degli avversari, e il valore umano di candidati e militanti possano supplire la mancanza di denaro (l’obiettivo è e sarà anche nel 2023 soltanto quello di superare le soglie di sbarramento ed entrare in Parlamento per parlare al popolo: il resto dopo verrà). È chiaro che se riusciremo in Abruzzo (nelle regionali servono 29 candidati, nelle politiche nazionali soltanto 22, dunque per noi le regionali sono più difficili delle nazionali; e il voto è quasi politico-ideologico, non totalmente politico-ideologico come alle nazionali), avremo dimostrato che utilizzando la stessa strategia e le stesse tecniche che avremo utilizzato e con uomini corrispondenti per numero e valore (sia come militanti che come candidati), è possibile entrare nel Parlamento nazionale.
- Coordinamento è termine privo di significato. Che significa? Le forze politiche nazionali, attuali o del passato, si sono mai coordinate? Forse il termine può designare l’attività che sarà necessario svolgere dal febbraio 2020 per costruire l’alleanza. Ma ciò comporta che fino al febbraio 2020, quando si dovrà iniziare a svolgere l’azione volta a costruire l’alleanza, non è necessario (non ha senso) coordinarsi: ci si coordina in vista dell’alleanza. Siamo nella fase in cui le forze che sono nate devono cercare di dimostrare a se stesse, prima che agli altri, di essere vitali, ossia di non morire nell’immediato, di essere solide, ossia di non subire scissioni, di saper crescere per qualità e quantità dei militanti, di sapersi radicare in più regioni, di saper costruire gruppi significativi in alcune città. Spesso l’invito al coordinamento nasce da sparuti gruppi o da singoli, che addirittura si auto-attribuiscono il ruolo di “promotori” del coordinamento. I primi, incapaci di agire nella vita reale e di aggregare persone ulteriori rispetto al gruppetto di autori o commentatori di un blog o di una pagina facebook, vorrebbero avere un qualche ruolo organizzativo o direttivo e perciò, invece di pensare a dimostrare a se stessi che riescono a costituire e a rendere vitale, solida e a far crescere una frazione dell’alleanza, forse consapevoli di non esserne capaci, invece di aderire umilmente ad una delle circa dieci associazioni esistenti, vogliono presuntuosamente darsi un ruolo che non hanno dimostrato di meritare: chi non avrà dimostrato di saper costruire e gestire bene una frazione (o addirittura avrà fallito), non dovrà partecipare alla costruzione e alla direzione dell’alleanza: ciò è un oggettivo, palese, elementare interesse di tutti i sovranisti. Compiti difficili e di grande responsabilità potranno essere affidati soltanto a chi avrà dimostrato di saper affrontare e risolvere compiti di media difficoltà. Diversamente, tutto il lavoro che stiamo svolgendo, noi e tutte le altre associazioni sovraniste, andrebbe certamente in fumo. I secondi, ossia i singoli che si auto-attribuiscono il ruolo di “promotori” del coordinamento sono addirittura casi da sottoporre a psicologi. Si tratta di ego ipertrofici e di presuntuosi che scrivendo sul loro blog o sulla pagina facebook credono di scrivere quotidianamente articoli di fondo su riviste sovraniste: si collocano su un piedistallo, senza aver mai dimostrato nulla sul piano della organizzazione e della capacità di stare in una associazione, e danno lezioni o suggerimenti, sovente, addirittura, criticando con acredine. Di essi è bene che si interessino gli psicologi o gli psicanalisti, non i sovranisti. I sovranisti devono soltanto sopportare l’onere di avere “vicino” questi infantili egocentrici sui social, sempre che, stanchi, a un certo punto non preferiscano bannarli.
- Il dialogo è invece importante: tanto è insignificante il termine coordinamento, quanto è importante il concetto di dialogo. Noi militanti del Fronte Sovranista Italiano, in questi cinque anni, abbiamo invitato come relatori a nostre iniziative Galloni (a Bologna nel 2013), Fusaro e Barra Caracciolo (a Rieti nel 2014), Rinaldi (a Pavia nel 2015), Pasquinelli (a Pescara nell’assemblea nazionale del 2013), Mimmo Porcaro e Francesco Toscano (a Roma nell’assemblea del 2014), Aldo Barba, Massimo Pivetti e Cesare Salvi a Roma nel 2016, Cesaratto (a Rieti nel 2016). In occasione dell’assemblea fondativa del FSI, nel giugno 2016, abbiamo invitato, soltanto per i saluti (e perché ci conoscessero), sei studiosi sovranisti, che tuttavia non avevano possibilità di essere presenti. E quest’anno abbiamo invitato a Pescara, per chiedere la partecipazione o l’aiuto al progetto per le elezioni regionali abruzzesi, che sarà presentato il 15 luglio, Alberto Bagnai (A/Simmetrie), Carlo Formenti (a titolo individuale, perché non abbiamo mai avuto occasione di conoscerlo), Ferdinando Pastore (Risorgimento Socialista), Giorgio Cremaschi (Eurostop), Marco Mori (Riscossa), Mario Volpi (ME-mmt), Maurizio Gustinicchi (ALI), Diego Fusaro (Interesse Nazionale), Roberto Sajeva (Giovani Socialisti), Thomas Fazi (Senso Comune) e Ugo Boghetta (Confederazione per la Liberazione Nazionale). Siamo dunque passati definitivamente dal dialogo con alcuni studiosi a quello con le associazioni. Negli stessi anni, non abbiamo ricevuto nemmeno la metà e anzi nemmeno un terzo degli inviti che abbiamo rivolto. Ma non è un problema. Il dialogo c’è anche se una sola delle parti prende l’iniziativa. Tuttavia, ciò dimostra che l’accusa che ci viene rivolta di non dialogare è ridicola e talvolta fondata su pura paranoia (quale altra associazione in questi anni ha invitato tanti altri sovranisti o euroscettici quanti ne abbiamo invitati noi? Forse soltanto A/Simmetrie), talaltra sulla confusione tra dialogo e coordinamento (sopra è stato chiarito che non abbiamo alcuna fiducia nelle iniziative di coordinamento, che sono altro dal dialogo). D’altra parte, va pure considerato che non si dialoga o meglio non si cerca il dialogo con tutti, bensì soltanto con chi si stima. Evidentemente noi stimiamo gli altri più di quanto parecchi di loro stimino noi. Nemmeno questo è un problema: per un verso, chi non ci stima si sbaglia o peggio, ma speriamo non sia così, non è in grado di apprezzarci; per altro verso, la nostra stima non è eterna.
ADDENDUM. Quindi per concludere: partito no; impegno a creare, far crescere e consolidare le frazioni si; alleanza si ma in vista delle elezioni, nel rispetto dei tempi indicati; coordinamento no, se non nel senso di attività volta a dar vita all’alleanza, secondo i tempi indicati; dialogo si; alleanze regionali, anche parziali, si, se si conviene che esistono forze per superare lo sbarramento e possibilità di superare altri ostacoli.
Ecco la mia risposta a questo articolo. http://www.4polo.it/2017/06/perche-allarsi-ora.html
Ernesto Pertini noi non crediamo possibile costituire un’alleanza per le elezioni del 2018. Tuttavia, se riunite 4400 militanti a Roma per organizzare delle primarie, noi veniamo e mettiamo a disposizione i 600 che mancano. Non mettiamo parola su programma e organizzazione: siccome non partecipiamo all’azione di aggregazione di queste 4400 persone (che però vogliamo vedere fisicamente venire a Roma per dare il proprio nome, cognome, territorio di militanza e indicazione della frazione alla quale appartengono: disprezziamo partiti e alleanze e attivisti e militanti solo virtuali), non mettiamo becco sul programma, e sulla strategia organizzativa e di azione. Ci limitiamo a mettere a disposizione i nostri 600 militanti e a pretendere un nono dei candidati (meno della percentuale dei militanti). Insomma noi esistiamo, non ci crediamo, ma se create ciò che manca ci stiamo e non rompiamo le scatole. Fateci vedere ciò che sapete fare. Siccome però non veniamo in seicento a roma correndo il rischio di essere 1000 in tutto, fate dichiarare pubblicamente sulla rete almeno a 12.000 persone che verranno alle primarie romane (poi ne verranno solo 5000). Buon lavoro.
Sto provando a vedere cosa si possa fare in Sicilia. Forse, ne potreste parlare a Pescara domani, almeno da un punto di vista generale. Buon lavoro!
<Per togliere ogni dubbio: quando citavo la Sicilia nel precedente commento, intendevo riferirmi alle elezioni regionali siciliane molto prossime ormai.
In Sicilia c’è un’altra frazione sovranista che si è data da fare. Oggi hanno presentato il candidato presidente, il simbolo e alcuni candidati, nonché il programma.
Se sei interessato, dai una mano a loro.
Noi in Sicilia siamo molti meno che in Abruzzo e la Sicilia ha oltre quattro volte la popolazione abruzzese. Quindi ci studiamo attentamente questi sovranisti siciliani. Anzi se li studieranno i nostri associati siciliani. Poi eventualmente daranno una mano.