Vita da blog. Ma cos'è la libertà?

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  1. Andrea.Mensa ha detto:

    mio,stesso tema, altro blog (da luogocomune- forum- libertà),

    Ho accennato in un altro topic al fatto che avrei voluto scrivere in proposito, e vorrei chiarire subito a chi pensa che io voglia fare il guru o il santone, che questo stimolo, come il precedente, nasce da un profondo cambiamento che ho in corso.
    Cambio di pensieri, percezioni, atteggiamenti verso di me e verso coloro che mi circondano, e che rendono questa mia evoluzione un qualcosa difficilmente confrontabile a chi invece è fermo, nelle proprie consolidate posizioni.
    Mi sono trovato, nel precedente a cercare di descrivere l’emozione di guidare un bolide a 300Km. All’ora a chi è seduto in poltrona, e ci sta bene lì, e chiaramente mi risponde “ma io questa cosa non la provo”!
    E vorrei ben vedere ….. se fosse così comune, così normale , pensate che avrei voglia di parlarne ?
    Ho passato più della metà della mia vita “seduto in poltrona” e non lo considero ne una mancanza ne un difetto.
    Per ognuno , le proprie esperienze, le vive quando sa, quando può e quando gli si presenta l’occasione ….. se la sa cogliere.
    Il descriverle ha solo una valenza conoscitiva ……. Il far sapere che quella cosa esiste, ed è fatta più o meno in quel modo, per cui, coloro a cui nasce interesse , possono magari cercarla, o farsi più attenti, o addirittura immaginarla.
    Vedete voi.

    Pertanto inizio con la solita analisi letterale dal mio solito Devoto-Oli.
    Libertà = stato di autonomia essenzialmente sentito come diritto, e come tale garantito da una precisa volontà e coscienza di ordine morale, sociale, politico.

    Come definizione di un sostantivo femminile, direi che è perfetta, e se mi limitassi al significato letterale della parola il tutto sarebbe finito qui.
    Quanto voglio invece approfondire è cosa evoca questa parola.
    E per far ciò faccio subito una distinzione per separare una grossa parte che non mi interessa molto, perché mi pare non ci siano molti dubbi.
    Libertà fisica, quindi come assenza di vincoli (autonomia) costrizioni, impedimenti.
    Facendo una distinzione presa da una bella canzone di Gaber :
    “…… libertà non è uno spazio libero ………” perché quello è un deserto.
    Lo spazio per essere percorribile in modo interessante, coinvolgente, deve avere anche degli ostacoli, delle direzioni, dei modi più o meno facili per essere superato.
    La condizione importante è che gli ostacoli siano noti, non collocati o spostati arbitrariamente da altre forze, perché questo invece è destabilizzante, toglie sicurezze, fiducia nelle proprie possibilità.
    Poi qui interviene la condizione primaria della libertà, ovvero la possibilità di scelta.
    Quando su ogni manifestazione o attività, abbiamo almeno una possibilità di scegliere anche solo tra due opzioni, abbiamo già un grado di libertà.
    E non limitiamoci ai condizionamenti ………. Una possibilità è anche sempre quella di morire, di rinunciare ad una condizione altrimenti insopportabile, estrema senz’altro, ma una possibilità che aumenta almeno a due quelle che invece appaiono “scelte obbligate”.
    Ma la percezione che più mi interessa qui, non è quella della libertà fisica, ma intellettuale, mentale.
    E parlando di libertà non parlo di qualcosa di assoluto, digitale, si o no, ma di una percezione che ha infinite sfumature dalla libertà completa, la più vasta immaginabile, alla sua mancanza totale, estremi difficilmente da raggiungere comunque.
    Ma c’è un altro punto importante.
    Il concetto di libertà si applica a tantissimi campi, settori, aspetti dell’esistenza.
    Per cui ci si può sentire perfettamente liberi di esplicare le proprie capacità ( leggi lavoro) e sentirsi condizionati nel modo di vestire, liberi di leggere cosa si preferisce, e condizionati nella scelta degli spettacoli a cui assistere.
    E tanto più ci è chiaro che quanto cosa facciamo, anche cosa pensiamo, è frutto di una nostra scelta, tanto più ci sentiamo responsabili come esseri che causano e non subiscono quanto ci circonda, ma ci sentiamo anche liberi.
    Se scelgo, sono libero, in quanto la decisione è mia, ma a quel punto sono anche causativo, quindi responsabile del risultato. Quindi due sentimenti collegati libertà e responsabilità.
    Certo che fino a che parliamo di azioni, i cui effetti sono perfettamente visibili, e non solo da noi, difficilmente si solleveranno obiezioni, ma quando dal fisico si passa al mentale, allora la percezione comincia a farsi meno precisa.
    Come possiamo verificare se, su un certo argomento siamo liberi oppure no ? e fino a che punto eventualmente siamo liberi ?
    Faccio un esempio, ma ne potrei portare centinaia, perché basta guardare dentro noi stessi, per trovarne a iosa.
    Io voglio bene a mia madre ( è una pura ipotesi in quanto nella realtà è morta da anni)
    Se ha bisogno l’aiuto, senz’altro.
    Se l’aiuto necessario è economico, beh…. Vediamo l’entità.
    Se è fisico, magari c’è da cambiarle periodicamente il pannolone ….. beh… meglio che lo faccia una infermiera.
    Forse questa sequenza non è valida per tutti, nello stesso modo, ma provatela tra amici e conoscenti e vedrete quanti e quali gradi di percezione c’è per l’amore verso la propria madre.
    E chi non arriva fino in fondo, perché rifiuta alcuni passaggi ?
    Per condizionamenti che gli impongono che alcune risposte possano essere positive ed altre, no, ch ealcune cose le si possano fare, ed altre no, variabile, da persona a persona, da destinatario a destinatario ……. Magari alla madre si ma alla nonna , no.
    Ogni valutazione è conseguenza di esperienze precedenti, proprie, ma sovente, e questa è la cosa tragica, di altri.
    La persona che ha paura dei gatti, ma non dei cani, quando persone sbranate da cani si ha notizia ma da gatti mai, deriva dalla percezione che i genitori o l’ambiente ha trasmesso alla persona, per fatti accaduti o immaginari, ma che comunque hanno creato una barriera al poter considerare tali animali per quello che sono effettivamente.
    La “educazione”, le credenze, le religioni, la creazione dei “sensi di colpa”, sono tutte fonti di pesanti condizionamenti esterni, ovvero condizionamenti che non nascono da esperienze dirette, ma da percezioni (sovente nemmeno esperienze) di altri, soprattutto se a costoro riconosciamo una autorità nei nostri confronti.
    E questo non vuol dire che se la madre dice di non saltare dal balcone io lo debba fare, soprattutto se abito al decimo piano.
    Vuol dire invece che invece di credere ciecamente a quanto mi viene detto, io possa provvedere, ad un certo punto della mia vita, a fare una valutazione autonoma sulla base delle mie reali esperienze.
    E con questo non sostengo che ognuno di noi debba inventare la ruota, che non si debbano assumere esperienze e considerazioni di altri.
    Dico che la libertà consiste nel ritenerci autorizzati, in ogni momento e situazione, ad ammettere dei dubbi, anche sui concetti più scontati, e quindi dalla nascita del dubbio che quello conosciuto sia davvero “il miglior mondo possibile”, alla curiosità di verificare di persona, il passo è brevissimo.
    A costo di rimettere in dubbio, di riconsiderare la validità e correttezza dal punto di vista personale, di tutto quanto l’ambiente ci consente di percepire.
    E con questo io ho cercato di esprimere la mia percezione, il mio concetto di libertà, felice di rimetterlo in discussione se qualcuno mi mostrerà che c’è di meglio.
    In fin dei conti, se lo scopo della nostra vita è perseguire nel modo migliore la nostra felicità, ogni condizionamento superato, ogni barriera demolita, non saranno altro che un passo ulteriore verso lo scopo finale.

  2. Tonguessy ha detto:

    Non ho ben compreso il senso dell'articolo. Si vuole forse affermare che esistono persone che sono attaccate alle proprie interpretazioni del Reale? O forse si vuole sottolineare la difficolta' a far scendere le persone dal piedistallo ideologico?

     

    @ Andrea: secondo me stai confondendo l'amore per la mamma con l'amore per il pannolone. Sono due cose ben diverse. Si puo' provare amore per cio' che ci sostiene nel nostro percorso di crescita, e' molto piu' difficile provare amore per cio' che ci obbliga ad azioni che troviamo incresciose. E non sto qui dicendo che azioni incresciose non possano isegnarci qualcosa. Ma non e' la nostra liberta', al massimo e' un sottostare a dinamiche imposte.

    Giusto per fare un confronto sociale: nelle societa' di cacciatori-raccoglitori come quelle dei Nativi d'America esisteva l'azione intrapresa da parte di chi ormai era agli estremi margini della societa' (il pannolone cui fai accenno) di lasciarsi morire. Impensabile atteggiamento secondo la morale garantista di oggi, per cui le orsoline volevano accudire Eluana Englaro anche e nonostante il suo esplicito volere e contro la volonta' dei genitori.

    Dove starebbe la Liberta' in  tuttto questo?

    • simone.santini ha detto:

      @ Tonguessy. Per i miei intenti, l’articolo non doveva avere necessariamente un “senso”. L’ho concepito come una sorta di spaccato del “reale”, ovvero delle discussioni che si fanno nei forum. E’ un modo come un altro per fare riflessioni sparse su un determinato argomento, con la speranza che possa suscitare considerazioni. Chi legge potrebbe pensare: sono d’accordo o in disaccordo con quanto dice uno o l’altro; io al posto di quello là avrei ribattuto in altro modo; un altro (come Andrea Mensa) potrebbe ricordarsi di aver già affrontato altrove l’argomento e voler portare un contributo alla discussione. Insomma, un po’ come certe canzoni di De Gregori. “Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole, mentre il solo fa l’amore con la luna”. Ma che vor dì? tutto e niente. Ma se ascoltando quel verso il tuo stato d’animo è mutato, il verso è riuscito nel suo intento. Se questo mio articolo ha avuto lo stesso effetto, è riuscito. Sennò no. Saluti.

  3. Luciano ha detto:

    il profilo del blogger con cui ha dialogato Simone è semplicemente disgustoso, per la malafede, l'ignoranza abissale, la menzogna di cui è impregnato, peggio di un negazionista nazifascista. Diciamo che è un liberale e l'abbiamo inquadrato. Però resta aperta una questione: lui si definisce anche di "sinistra" e lo ribadisce con orgoglio! Forse è su questo punto che andava incalzato, piuttosto che sul tasto dolente (per noi ma non per lui!) dell'indipendenza dagli Usa. In che senso questo soggetto può definirsi di sinistra? ne ha il diritto? Sorge una questione semantica per quanto riguarda  i criteri di appartenenza o meno alla "sinistra". Io comincio a nutrire insofferenza per questa parola, proprio perchè c'è troppa gente che ne abusa. Finirà come altre parole ormai inflazionate e desemantizzate, come "democrazia" o "libertà". Certamente se questa gente si appropria della qualifica di sinistra, io smetterò di esserlo, per non sentirmi accomunato a loro in alcun modo. Tanto ormai è solo un "flatus vocis" e anche maleodorante!

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