Contro l'Euro

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  1. Luciano Fuschini ha detto:

    Si può dire tutto il male possibile di questa Europa e dell'euro, ma non è il caso di rimpiangere la liretta. Nei primi anni Novanta, con la lira circolante, l'Italia si trovò in una condizione di bancarotta dello Stato, tanto che Amato fu costretto a prendere un provvedimento di assoluta emergenza: il prelievo del sei per mille da tutti i depositi bancari, compresi i conti correnti, deciso in una notte con un provvedimento d'urgenza. L'ultrakeynesismo semplificato di Barnard non offre soluzioni credibili. La sua proposta in sostanza si limita allo stampare a piacimento moneta nazionale sotto controllo pubblico per alimentare i consumi. Troppo facile e, a ben guardare, molto più moderato del discorso di Salvini. Infatti Salvini vuole una moneta forte per un'Europa politicamente e militarmente autonoma, in un quadro economico diverso dall'attuale e improntato a una mentalità nuova. Barnard non fa altro che suggerire un sistema per rimettere in moto i consumi. Infine mi sembra il caso di riflettere meglio sull'eredità politica di De Gaulle. Voleva la sopravvivenza delle nazioni ma in un quadro europeista. Parlava di un'Europa che andasse dall'Atlantico agli Urali, escludendo la Gran Bretagna giustamente considerata troppo vicina agli USA. Sembrava una follia guardare all'est europeo quando ancora imperava l'URSS, ma era una visione lungimirante. Oggi sarebbe possibile costruire una UE che ruotasse attorno all'asse Parigi-Berlino-Mosca, escludendo Londra e in completa indipendenza dagli USA. Ci vorrebbero solo statisti di grande spessore e non i servitorelli che governano ovunque.  Martini ha ragione quando denuncia la mancanza di spirito europeista, ma se risaliamo al Medioevo possiamo recuperare una mentalità non nazionalista, riscoprendo antiche radici culturali per le quali un'Europa con un Centro autorevole ma fatta di realtà locali largamente autonome era un ideale vivo. Era l'ideale di Dante. Perché non vedere la frammentazione nazionalista degli ultimi secoli come una fase storica superabile?    
     
     
    barnard non offre strumenti utilizzabili per contestare  

  2. Claudio.Martini ha detto:

    E così, angustiati dallo spauracchio della liretta e del CAF spendaccione, spauracchio peraltro ampiamente immaginario, dovremmo rinunciare a una via di salvezza dal massacro sociale che QUI e ORA si sta compiendo? Buffo. Non si è ancora capito che la destinazione inevitabile dle nostro paese è una situazione di tipo greco? I conti in rosso non significano niente. L'inflazione è spesso un male necessario. Ma la disoccupazione, la povertà, l'alienazione del patrimonio pubblico a prezzi di saldo, queste sono PIAGHE. Come è possibile prefererire le une alle altre senza entrare in contraddizioni kafkiane?

    Le idee di Barnard non sono il tema di questa discussione, ma mi vedo costretto ad argomentare in loro favore. Qui è in gioco una questione culturale, più che economica. Il punto non è se Barnard abbia ragione su questo o quella materia tecnica (secondo me esagera la mancanza di limiti di spesa dello Stato, ma ci sta), ma se è condivisibile la sua piattaforma ideale. Questa piattaforma non è keynesiana, piuttosto illuminista-hegeliana. Il punto centrale del pù grande crimine (ma davvero lo avete letto?) è infatti la descrizione del concetto che terrorizza le elite finziario-aristocratiche, e cioè quello che Barnard chiama il Tridente. Stato, popolo e leggi coordinati, non c'è limite a quel che può fare il Tridente. Persino ottenere per tutti Libertà, Uguaglianza e Fratellanza. Franco Cardini definisce la Rivoluzione francese come la lotta della Nazione contro il Trono e l'Altare. Dato che lo storico fiorentino è un reazionario di estrema destra, sono ovvie le sue simpatie per l'Ancien Regime. Ma chi, come me, è devoto a Robespierre e a Mazzini, non può che vedere nella Nazione lo strumento del riscatto dell'emancipazione dei subalterni.   Per questo non è affatto moderata l'idea che la Nazione faccia ripartire i consumi (leggi: benessere per il popolo) utilizzando la sua moneta sovrana; sempre per questo è moderatissima l'immaginare, anzi il sognare, fantasmagorici super-stati europei "improntanti ad una mentalità nuova". Non nuova, vecchia. Anzi, ancien.

    Lasciamo Dante alla Storia.

  3. Claudio.Martini ha detto:

    Consiglio questa lettura, che si discosta un po' da quanto dico io ma è molto efficace

    http://sollevazione.blogspot.com/2011/07/euro-un-tumore-neoliberista.html#more

  4. Luciano Fuschini ha detto:

    E' bello discutere con Claudio MArtini perché è informatissimo ed è un forte ragionatore. Anch'io sono talvolta tentato di rivalutare lo Stato nazionale, e perfino un governo autoritario ma popolare. Tuttavia quando Martini rifiuta la prospettiva di un'Europa con un governo centrale forte ma rispettoso di larghe autonomie di maxi regioni, bollandola come un ritorno all'ancien régime, non tiene conto del fatto che anche lo Stato-Nazione appartiene a una concezione Sette-Ottocentesca , non avvertendo la svolta storica irreversibile degli ultimi decenni, una svolta che rende anacronistici  gli ideali ottocenteschi anche più di  quelli medievali. Se il ritorno all'antico non viene concepito nei termini di una riproposizione di privilegi di classe, il termine reazionario perde tutto il connotato negativo che aveva. Anzi, sostengo che oggi l'unica maniera per essere autenticamente rivoluzionari è un atteggiamento antiprogressista e antisviluppista, in una parola reazionario. Vorrei essere governato da persone come Cardini, cento volte migliori dei Berlusconi, dei D'Alema e dei Vendola. 

  5. Daniela ha detto:

    Pur costatando che i miei rilievi non scalfiscono l'idea ormai generalizzata e quasi di moda che sia meglio per tutti uscire dal sistema euro, ringrazio le persone di questo sito perché mi sembra abbiano detto cose molto interessanti ,che fanno pensare e inducono a rielaborare..
    Io non disprezzo l'Italia, al contrario. Quando parlavo di Italietta, mi riferivo ad un certo atteggiamento degli operatori economici del secolo scorso, che pensavano più a mettere in atto la furbizia piuttosto che l'intelligenza. Credo comunque che non sia potenzialmente così ricca come la si vuol fare apparire qui. Sono convinta che l'impoverimento crescente non riguardi solo i beni materiali, ma comprenda le conoscenze, i saperi della nostra tradizione antica. Molti di questi se li sono accaparrati i cinesi e l'avrebbero fatto comunque, anche con una moneta più debole.
    Non voglio nemmeno difendere ad oltranza il sistema euro. Credo che sia possibile un suo crollo imminente, sotto il peso di tante contraddizioni interne all'Europa stessa e per la pressione di forze esterne. Sono convinta però che non ci sia nessuna convenienza particolare del nostro paese o in generale, dell'intera area europea, ad un'uscita volontaria dall'eurozona.
    Sono d'accordo sul fatto che i problemi che si addensano non sono solamente economici. Mi rendo conto che si devono fare i conti con egemonie imperialistiche basate sulla forza militare e politica, ma proprio per questo mi sembra doveroso cercare di sottrarsi, senza indebolirsi volontariamente e spontaneamente ancor di più.
    Sono d'accordo sul fatto che una redistribuzione più equa della ricchezza a favore dei ceti medio-bassi andrebbe ricercata, come del resto l'aumento dell'occupazione soprattutto delle fasce più giovani della popolazione, ma non credo che questi fatti di per sé rilancerebbero la crescita, né credo più in generale che sia bene ragionare in termini di crescita del PIL, dei consumi e così via. Se si esce da un sistema monetario ma si resta nello stesso sistema economico di prima, le cose non possono cambiare. Non credo infatti che i problemi economici si possano risolvere per via finanziaria. E' poi è il meccanismo che non va, è il paradigma che deve essere cambiato.
    Non rivolgo preghiere a nessuno. Penso si debba mutare il modo di ragionare e questo vale prima di tutto per me stessa.

  6. Claudio Martini ha detto:

    E io vorrei essere governato da gente come Saint-Just, o, se fossi arabo, da gente come Saddam Hussein.
    Sulla questione Europa tornerò con un mio articolo.
    Grazie dei complimenti, comunque

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