L’attentato del 2 maggio di fronte alla sede dell’Alta Commissione Elettorale di Tripoli è testimone delle criticità latenti che continuano a serpeggiare nella capitale libica. Nonostante le evidenti difficoltà, gli imprenditori italiani hanno comunque intenzione di tornare a operare in Libia al più presto. Un’esigenza emersa in occasione di Time for Action, la due giorni di conferenze e incontri B2B organizzata a Tripoli lo scorso 2 e 3 maggio dalla Camera di Commercio Italo-Libica. Fare affari in Libia e con gli imprenditori libici non è però affatto semplice, e non solo per i problemi legati alla sicurezza. Altri due ostacoli sono rappresentati dai visti, rilasciati ancora oggi con eccessiva lentezza dalle istituzioni italiane agli imprenditori libici, e i crediti (in totale circa 600 milioni di euro) da cui le nostre aziende faticano a rientrare. Di queste problematiche, ma anche delle opportunità che si intravedono all’orizzonte per chi intende guardare alla Libia con fiducia, Oltrefrontiera News ha parlato con Mohamed Karim, presidente dell’Associazione dei giovani imprenditori libici.

Tripoli e la Libia sono pronte a riaccogliere imprenditori e investitori italiani?

Anzitutto intendo esprimere un giudizio positivo per la missione organizzata dalla Camera di Commercio Italo-Libica, un’iniziativa positiva a cui speriamo ne seguano presto altre per sostenere le relazioni commerciali tra il settore privato libico e l’Italia. La Libia offre molte opportunità di investimento per le vostre imprese.

Di cosa ha più bisogno oggi la Libia?

Dopo la rivoluzione del 2011 la Libia ha bisogno di ricostruire tutti i settori della sua economia. Importiamo prodotti da tutto il mondo: generi alimentari, abbigliamento e attrezzature industriali. Questo stato di necessità permanente è una delle cause dell’instabilità e delle divisioni politiche che attraversano il Paese. Ciò che è più importante di tutto, adesso, sono i servizi, in particolare la sanità e i trasporti: arterie stradali, porti e aeroporti.

Il ritorno dell’Italia e dei suoi imprenditori come viene visto dai libici?

Le aziende italiane conoscono bene il mercato libico. L’Italia è il primo partner economico della Libia e i suoi imprenditori hanno esperienza e competenze per tornare a operare nel nostro Paese. Per questi motivi accogliamo con favore l’interesse del settore privato italiano, per noi può rappresentare un partner forte. Al contempo stiamo però assistendo anche a un grande interesse anche da parte di altre aziende provenienti da tutto il mondo, come da Cina, Paesi Bassi, Corea e persino dai Paesi limitrofi alla Libia. Queste aziende sono in cerca di nuove opportunità e sono pronte a tessere nuove relazioni commerciali.

Qual è lo stato della sicurezza a Tripoli. Che idea si è fatto dell’attentato dello scorso 2 maggio? È un avvertimento lanciato da chi non vuole che si tengano le prossime elezioni?

Tripoli e le altre città libiche sono molto più stabili rispetto al recente passato e la situazione della sicurezza in generale è buona. Per quanto riguarda l’ultimo attentato terroristico, ci preoccupa ma è anche vero che azioni simili si verificano ormai purtroppo periodicamente anche in Paesi grandi e stabili come la Francia o la Germania e in altre capitali del mondo. La Libia in questi anni ha patito un grande vuoto di sicurezza, soprattutto lungo i suoi confini. Molti dei terroristi che hanno agito in Libia provenivano da Paesi confinanti come la Tunisia, l’Egitto e il Sudan. Ma ora il clima sta cambiando in meglio e il nostro Paese e il popolo libico guardano al futuro.

Le elezioni si terranno entro la fine di quest’anno?

Tutti i libici vogliono la stabilità politica perché ciò garantirà anche la stabilità economica della Libia. Speriamo che le condizioni migliorino in tempi rapidi. Contiamo anche nel supporto delle vostre istituzioni e del vostro settore privato per ridare stabilità e sviluppo al nostro Paese.