La soluzione popolare per la crisi italiana: ritorno alla moneta nazionale, svalutazione, dirigismo e protezionismo.

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6 risposte

  1. Lorenzo ha detto:

    Due articoli esemplari, per quanto può dirne un addetto ai lavori.
     
    La cosa che colpisce di più nell'arco di questa crisi è l'assoluta povertà storica e teorica del dibattito 'ufficiale' in materia. Tanto nel dibattito accademico quanto in quello giornalistico non c'è quasi anima che, in 3 anni (dal 2008) abbia tentato un'analisi complessiva delle radici della crisi, a livello economico, storico ed antropologico. Non si va più in là della crisi dei mutui sub-prime.
     
    La cosa mi conferma nella convinzione che non sia tanto il liberismo ad aver causato la crisi, ma che esso stesso sia un prodotto di una civiltà in profonda decadenza, che non sa fare più altro che premere tasti ed è completamente disinteressata ad una dimensione in profondità.

  2. Luciano Fuschini ha detto:

    Come sempre, D'Andrea svolge tesi chiarissime con rigore logico e buoni argomenti, ma non tutto mi convince. L'euro fu concepito come una sorta di fuga in avanti, per costringere le nazioni europee  a darsi un vero governo continentale e a fare convergere i loro sistemi economici e fiscali. Il fallimento dell'euro è il fallimento della politica europea, non della moneta. Tornare alla lira significherebbe ritrovarsi con cartaccia neppure buona per il cesso. Il protezionismo non genera tensioni internazionali quando è piena autarchia, ma l'autarchia impoverisce la popolazione fino alla fame. Ne è esempio la Corea del Nord. I paesi di cui si parla qui, Argentina, Brasile, Russia, Cina, hanno grandi estensioni territoriali e grandi risorse, per cui possono permettersi un certo grado di protezionismo. Il protezionismo non autarchico di potenze non autosufficienti provoca reazioni uguali e contrarie, per cui ha bisogno di mercati di sbocco e di materie prime, quindi di imperi coloniali che confliggono con altri imperi. E' fonte di tensioni e di guerre. All'estremo opposto, non è significativo nemmeno il caso dell'Islanda, una nazione di 300.000 abitanti, popolata come una nostra città di medie dimensioni. Penserei piuttosto a una nuova Europa, o almeno a maxi regioni europee, come risultato di una rivoluzione continentale che metta in moto passioni popolari e crei nuovi simboli e nuove  bandiere, senza le quali passioni non si costruisce alcunché di solido. Queste maxi-regioni europee potrebbero praticare una politica economica tendente a un'autosufficienza. Sull'esigenza di indipendenza e di socialismo inteso in senso lato e non dogmatico, sono pienamente d'accordo.

  3. stefano.dandrea ha detto:

    Caro Luciano,

    questo dell'europa è uno dei pochi temi sui quali ampio è il disaccordo tra me e te.

    "L'euro fu concepito come una sorta di fuga in avanti, per costringere le nazioni europee a darsi un vero governo continentale e a fare convergere i loro sistemi economici e fiscali".

    Infatti pensavano che l'unione monetaria avrebbe costretto all'unione politica. Il pensiero si è rivelato erratissimo. Oggi che sta emergendo la necessità  meglio prevista da chi voleva "costrinhere" all'unione politica, chi sta proponendo l'unione politica, a parte qualche intellettuale che vive nel mondo dei sogni? Nessuno. Che significherebbe, d'altra parte, unione politica (almeno nella forma della sola unione fiscale)? Tra l'altro (ma in realtà è il minimo ostacolo) significherebbe che la Germania dovrebbe restituire, per via di "fiscalità generale", ogni anno decine di miliardi di euro ai pigs: quelli che prima i pigs trattenevano perché la domanda di beni tedeschi e di marchi per acquistarli faceva salire i prezzi dei beni tedeschi e del marco, con conseguente competitività dei beni dei pigs che costavano meno. Credi che esista un solo tedesco (o austriaco o olandese) che, capito di cosa si tratti, sia favorevole? E allora di che parliamo? Noi dopo 150 anni abbiamo tanti problemi a tenere uniti nord e sud italia e vorremmo unire e tenere insieme a tavolino aree tanto vaste e diverse linguisticamente? L'unione politica europea non si può fare. Non esiste una nazione europea, perché manca la lingua comune – una lingua vera; quella che parlano tutti (almeno tutti i laureati; qualcosa come l'arabo coranico; è l'arabo coranico che rende almeno astrattamente possibile il califfato); che è la lingua delle leggi; delle grandi opere letterarie, poetiche e storiche; quella lingua colta che la nazione italiana aveva prima dell'unità. Fascisticamente si può credere che sarebbe lo stato europeo a fare la nazione europea (per il fascismo è lo stato che fa la nazione). Ma io sono antifascista (in questo senso lo sono senza alcuna esitazione) e non credo che lo stato debba edificare la nazione. Lo stato influenza la nazione che già esiste, perché la nazione è composta anche dalle leggi e dalla tradizione giuridica; e il contenuto e la forma delle leggi modificano la personalità di un popolo.

    "Il fallimento dell'euro è il fallimento della politica europea, non della moneta.!". Appunto. L'errore dell'euro ha anticipato il fallimento. Il fallimento è iscritto nella storia. E' un destino inevitabile. Almeno da questo punto di vista l'euro è stato un vantaggio. Per il resto è stato un abbaglio pazzesco. Un esperimento di ingegneria istituzionale; posto in essere contro tutta la teoria economica, che in questa materia non ragiona in base a ideologie, bensì a nozioni che sono di buon senso (1) un'area valutaria ottimale presuppone che la gente si sposti; quindi, almeno, che parli la stessa lingua; altrimenti devi tener conto dei minimi squilibri e davvero impazzisci, perché è impossibile pensare a un'unione fiscale che debba tener conto dei minimi squilibri. Negli stati uniti se si deindustrializza Detroit e la zona perde in pochi anni 300.000 posti di lavoro, non c'è problema; 400.000 posti sono stati creati in California; e così via. 2) Un'area valutaria ottimale presuppone l'unione fiscale, perché moneta unica non significa inflazione unica e produttività identica o omogenea in tutte le aree; e l'unione fiscale la puoi costruire – premesso che serve la medesima lingua – se coloro che ci perdono traggono vantaggio dalla creazione di un mercato comune che inizialmente non esiste. Qui, invece prima hanno creato il mercato comune che rende irrilevante l'unione fiscale per molti; poi l'euro e poi si sono accorti che non avrebbero mai fatto l'unione politica. Ecc. ecc.

    Quindi, la lira sarà pure "carta straccia" (ma non sono per niete sicuro che tu abbia ragione). Può darsi anche che ci saranno guerre (perché in questo decennio non ci sono state?); in particolare guerre alla Grecia, se intervennisse un colpo di stato per separarla dalla UE. Ma il destino storico è segnato. Questa almeno è la mia opinione.

    Conviene ragionare sulla base dello scenario probabile e anzi certo. L'Ue si disintegrerà

  4. Luciano Fuschini ha detto:

    Caro Stefano, ammetto che i tuoi argomenti sono molto consistenti e non mi dichiaro un europeista convinto. Resta però il fatto che l'Impero globale si sta divorando tutti gli Stati nazionali di limitate risorse, di orientamento grosso modo socialista e che cercavano di sottrarsi al ricatto del debito: Yugoslavia, Iraq, Libia…Reggono al confronto con l'Impero anglo-americano altri Stati di dimensioni quasi continentali e con grandi risorse: Russia, Cina, India, Brasile. E' il mondo delle grandi aree geografiche e politiche, non delle piccole realtà nazionali. L'Italietta chiusa nei suoi confini e con la liretta sarebbe fatta a pezzi. Non possiamo far altro che agganciarci a un possibile movimento di contestazione dell'attuale Europa, movimento di respiro continentale, per creare qualcosa di molto diverso dalla porcheria che abbiamo. Proprio perché ti seguo con grande attenzione so che non auspichi chiusure nazionalistiche ma alleanze fra Stati indipendenti. Ebbene, queste alleanze sono molto precarie e suscettibili di frequenti cambiamenti di fronte, soprattutto sotto la pressione di un Impero declinante ma sempre molto aggressivo.

  1. 29 Marzo 2013

    Barra dei Preferiti (Imported)…

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