Ripartire dal ‘margine’

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  1. stefano.dandrea ha detto:

    Caro Alessandro,

    credo che sia molto vero ciò che scrivi. Anche io sono persuaso che ciò che si offre "al centro" non sia ciò che veranente è importante per la formazione dei bambini e poi degli uomini.

    Il dubbio riguarda ciò che si insegna "al margine". Mi auguro che le cose stiano veramente come dici tu e che la tua esperienza corrisponda a una diffusa tendenza.

    Il mio rapporto con la scuola sta per cominciare. I gemelli quest'anno sono andati in asilo nido (privato; nel pubblico non c'erano posti per noi), situato nella campagna attorno a Perugia. Non si tratta di una scuola. La materna è già una scuola. Ebbene, a parte che ho scoperto che l'asilo è in Franchising (avrai capito che odio questo contratto della distribuzione): i) hanno organizzato una festa in maschera il giorno di halloween – anche i genitori erano invitati a mascherarsi (ovviamente quel giorno i miei figli non sono andati all'asilo); ii) hanno proposto di seguire un corso di inglese a pagamento che si sarebbe svolto e probabilmente si sta svolgendo durante l'orario di scuola (di asilo nido) – ovviamente ho declinato l'invito; iii) hanno proposto una settimana bianca a tutta la famiglia (ovviamente non la faremo); iv) hanno la televisione, che spero non accendano, come mi sono permesso di chiedere (a casa ne abbiamo una molto vecchia che sta sempre spenta).

    Inoltre, qualche giorno fa ho sfogliato il sussidiario di mio nipote che frequenta la seconda elementare (in realtà mi sembra di aver capito che il sussidiario non esista più – era uno dei tanti libri). C'erano storie di bambini che "guardavano con odio il cibo che si trovava sulla tavola", quando è noto che i bambini non guardano mai con odio e che non vi è alcuna ragione per far leggere ai bambini storie di babini che guardano con odio il cibo. A un bambino che sosteneva di mangiare tanta verdura ("io ne mangio tanta"), la madre rispondeva: "dimmene una". In altre storie il bambino narrante muoveva dal timore che "la mamma si arrabbierà di brutto"; e effettivamente qualche riga più giù la storia confermava che la mamma si è "arrabbiata di brutto"; questo linguaggio gergale alla Totti (mio nipote vive a Roma) era dominante; c'erano voci verbali completamente sbagliate sotto il profilo grammaticale. Insomma una miserabile schifezza.

    Per me quel libro è la prova che molte maestre non sanno più nemmeno scegliere i libri di testo (mi dicono che la scuola, in base a precise disposizioni normative, lo ha scelto a maggioranza per tutte le classi); che il mercato editoriale è entrato prepotentemente nei libri di testo per le elementari; che anche qui bisogna ricentralizzare, autorizzando sette sussidiari (un solo libro: di nuovo come un tempo), con motivazioni che spieghino perché ne sono stati autorizzati sette e non uno solo. La libertà di insegnamento dei docenti consiste nella scelta tra uno dei sette sussidiari. Questa è la vera libertà; il resto è mercato dell'editoria per il quale i bambini sono carne da macello.

    Avrai compreso che più rifletto sugli aspetti sovrastrutturali, che sono quelli che veramente mi interessano, e più mi ridivento socialista (in senso piuttosto specifico e non lato). Ciao e grazie per l'ottimo articolo

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