Capire come relazionarsi con la Cina sarà il tema dei prossimi anni. Anzi, lo è già. E, in realtà, avrebbe dovuto esserlo già da tempo. Negli Stati Uniti (of course) è nata la Inter-Parliamentary Alliance on China (Ipac), lanciata in un’iniziativa bipartisan dal senatore repubblicano Marco Rubio e da quello democratico Robert Menendez. L’obiettivo è quello di rispondere alle “sfide lanciate dall’ascesa della Cina” a livello internazionale, racconta Giulia Pompili. Nella piattaforma transnazionale sono entrati anche sei italiani: il senatore di Forza Italia Lucio Malan (presidente del gruppo di amicizia interparlamentare Italia Taiwan), Roberto Rampi ed Enrico Borghi (Pd), Andrea Delmastro Delle Vedove (Fratelli d’Italia), Paolo Formentini (Lega) e Roberto Giachetti (Italia Viva).

L’Unione europea, nel frattempo, propone una “terza via“, nel tentativo di emanciparsi da Washington ed evitare di schierarsi nella sfida tra superpotenze, soprattutto in un momento di campagna elettorale. Josep Borrell ha chiarito che non intende entrare in un’alleanza anti cinese.

LA POLITICA

Il dibattito politico sulla Cina prosegue anche in Italia, seppur momentaneamente in secondo piano rispetto ad altri temi interni. Matteo Salvini ha compilato una sorta di cahiers des doléances riferiti a Pechino in un‘intervista Formiche. Il leader della Lega ha chiesto “una seconda Norimberga per accertare e punire eventuali colpe del regime comunista cinese per strage”. Basandosi su uno studio di Harvard sul traffico a Wuhan quantomeno (per usare un eufemismo) discutibile. Sempre Salvini si è detto certo che la Cina resterà fuori dal 5G in Italia, anche se il piano Colao prima e quello di Conte per il rilancio poi prevedono una velocizzazione dello sviluppo delle reti. Il leader leghista se l’è presa con il premier per il suo invito a collaborare per favorire il dialogo con i governi di destra in Europa. “Conte non conosce vergogna: i cosiddetti Paesi di Visegrad hanno governi democraticamente eletti, mentre lui tratta con governi sanguinari come Cina e Iran”, ha dettoSalvini.

Come simbolo dell’utilizzo strumentale del tema Cina per propri interessi politici, si può prenderela mozione approvata dal Consiglio regionale della Lombardia che impegna la Giunta di Attilio Fontana “ad attivarsi presso il governo italiano e l’Unione Europea al fine di intraprendere una procedura volta al riconoscimento delle responsabilità del governo cinese nella mancata e tempestiva comunicazione su quanto relativamente al Covid-19”. La mozione depositata dalla Lega in origine puntava a chiedere “al governo di Pechino un risarcimento per i danni materiale e non subiti da Regione Lombardia”. Il testo è stato però portato in Aula già modificato dal centrodestra, togliendo dal dispositivo finale il riferimento al risarcimento danni. Tanto per chiarire che la battaglia è ideologica, ma meglio salvaguardare il portafoglio (la Lombardia ha tantissimi interessi commerciali con la Cina).