Il futuro è a sud

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3 risposte

  1. Il cameriere ha detto:

    Vorrei inizialmente rispondere ad un punto di domanda posto da Stefano in precedenza e cioe':"Sei favorevole al fatto che gli stati stranieri limitino l'espatrio dei propri cittadini che hanno studiato e hanno usufruito delle cure e delle istituzioni, per quanto scadenti, del paese d'origine?".Si sono favorevole almeno per alcuni anni finche' non sia stato "restituito" l'investimento fatto dallo stato nell'istruzione gratuita dei propri cittadini.Il riferimento a nazioni come Cuba mi pare chiaro e a questo proposito,vorrei ricordare ai compagni internazionalisti "puri e duri" che la Cuba socialista di Fidel Castro,esempio di paese internazionalista al di sopra di ogni sospetto,divenne anni fa meta di "immigrazione illegale" da parte di alcuni haitiani,che vivendo nella disastrata e vicina Haiti(la "democratica" Haiti) pensarono bene di raggiungere l'isola socialista di Cuba per sfuggire alla miseria ben piu' atroce che sopportavano nel loro paese d'origine.Veri e propri "balzeros" quindi,ben diversi dai  "balzeros" cubani che anni fa soprattutto,cercavano di raggiungere la Florida su mezzi galleggianti spesso inadeguati dove pero' grazie all'infame legge "de adjuste cubano" li aspettavano l'asilo politico e un sussidio di disoccupazione del quale  gli immigrati cubani erano gli unici privilegiati fruitori a differenza di haitiani,dominicani,honduregni e messicani che venivano presi a calci in bocca non appena si presentavano alla frontiera americana.I "balzeros" haitiani furono "riaccompagnati" nel loro paese d'origine perche' Cuba,paese povero,non avrebbe potuto accoglierli sfamarli ed istruirli (anche se ad una piccola percentuale fu consentito di restare).La trovai l'unica soluzione percorribile e veramente sensata.Ma esiste ancora il buon senso,tra gli internazionalisti "puri e duri" di sinistra?

  2. Lorenzo ha detto:

    Significherebbe la vittoria definitiva del liberismo. Speriamo che che le nuvole si addensino sempre più e che il vento da caldo si faccia rovente. E' necessaria una guerra mondiale persa per trascinare nella rovina l'impero dell'alta finanza e il suo braccio armato, gli Stati Uniti d'America.

  3. stefano.dandrea ha detto:

    Lorenzo, non esagerare. Una guerra mondiale non la si può auspicare. In realtà, abbiamo un sistema che si sta logorando e logorandosi genera anche reazioni. mentre quando il logorio non era iniziato o meglio non era percebilile e percepito, il concetto stesso di reazione e opposizione radicale al sistema era impensabile.

    La lunga crisi che ci attende potrebbe generare idee e partiti interessanti. Problemi nuovi, come quello segnalato dall'articolo, potrebbero divenire tra qualche anno di dominio pubblico.

    Distruggere il consumatore individualista e cosmopolita, ossia generare una trasformazione antropologica inversa a quella verificatasi nell'ultimo trentennio, sarà opera di generazioni. Voler affrettare il desiderato risultato, auspicando sofferenze e dolori per milioni di persone non ha senso. Mi sembra più opportuno attuare una strenua strategia di resistenza individuale e cominciare a militare in organizzazioni collettive che muovno verso la giusta direzione.

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