Sulle 24 ore e sulle lotte nella scuola. Chiudere i sindacati. Cancellare i POF

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5 risposte

  1. Lorenzo ha detto:

    Articolo interessante, soprattutto quando parla della montagna di scartoffie accumulatesi a latere della controriforma Berlinguer. Ingenuo invece quando mostra di credere che a Berlinguer interessasse qualcosa di scuola e produttività: a questo compare di Prodi premeva semplicemente inizare la dismessa/privatizzazione dell'istruzione pubblica (e c'è riuscito).
     
    Io vedo negl'insegnanti la quint'essenza dell'umanità attuale. Totalmente passivi e timorosi sul piano rivendicativo, suppliscono alla loro debolezza reale coll'immaginazione. Invece di vedersi come dei poveracci che fanno gli assistenti sociali e i papà sostituti per un tozzo di pane, si autoesaltano come coloro che espletano una nobile funzione sociale, e poi hanno il terror panico a dire due parole al preside che è un poveraccio quanto loro e in più un servo del regime.
     
    Chiavacci ha ragione quando dice che la debolezza sindacale degli insegnanti è legata al loro essere portatori di valori collettivi. Io aggiungo: dalla loro fantasia di essere tali, e dall'ottusità di andarne fieri. Come osservava Nietzsche, tutto ciò che è collettivo è proprio delle masse ed ha quindi scarso valore.
     
    Quanto alle cause di questo stato di cose, ritengo che la frequentazione dei libri e la formulazione di concetti generali, specie nei termini ripetitivi di chi ripete la stessa pappina ogni anno, sia esiziale per l'esercizio della forza di volontà. Il contatto coi ragazzi, a cui il gregge finisce per affezionarsi, fa il resto. Infine specie nei centri piccoli e medi l'insegnante finisce per conoscere tutti e si sente al centro dell'attenzione.
     
    Un miglioramento comincia a notarsi nelle scuole dove ci sono tantissimi precari, tipo quelle di provincia del nord. A forza di miserie, avvilimenti e delusioni, fra cambi di sede annui, minaccia di perdere il posto e classi dove metà degli esseri discenti non parla italiano e non sa cos'è un articolo, perfino gli insegnanti finiscono per acquistare una certa dose di cinismo e ripristinare il contatto colla realtà.
     
    Vi ho sempre detto che la miglior scuola per redimere l'umanità attuale è quella della miseria e della disperazione.
     
     
    Al momento, tuttavia, il nerbo degli insegnanti è ancora quelli di ruolo, questi continuano colla loro autorappresentazione della realtà, e perfino la modestissima ed incruenta insurrezione didattica vagheggiata dall'amico Chiavacci è destinata a rimanere nel libro dei sogni.

  2. "Vi ho sempre detto che la miglior scuola per redimere l'umanità attuale è quella della miseria e della disperazione."
    Lei, Lorenzo, quale delle due agita? Oppure entrambe? O ne sta valorizzando una terza, una quarta, una ennesima qualsiasi della quale vuole metterci a parte? 

  3. SARMATA ha detto:

    Non mi piace l'esposizione di Lorenzo (trasmette un senso di alterigia e distacco) e trovo scabroso (ma non completamente sbagliato) il riferimento a Nietzsche…però credo anch'io che (purtroppo) la miseria e la disperazione siano le uniche realtà da cui potrà scaturire (spero) una risposta adeguata a questo massacro strisciante.
    Mi deprime dover constatare che valori e consapevolezze conquistate attraverso il sacrificio ed il dolore dei nostri padri e nonni (non tutti) sia stato sprecato e dimenticato. Non ci sono scuse, anche se potremmo fare un lungo elenco di cause e concause.
    E quindi eccoci qua, davanti ad una guerra di classe senza che il "popolo" abbia ancora capito che la posta in gioco è la vita attuale e futura.

  4. stefano.dandrea ha detto:

    Lorenzo è un duro, che ha felici intuizioni. Però concordo con Sarmata sull'alterigia ed il distacco (e credo concordi anche Lorenzo, che tuttavia sceglie questo attegiamento).

    Non concordo con Sarmata quando si deprime. Mi deprimevo più qualche anno fa, quando tutto ciò che sta accadendo era chiaro: carte revolving, mutui trentennali, precariato, sottrazione della pensione, spostamento degli investimenti dalle opere pubbliche all'offerta di consumi, operai che dopo il lavoro anziché andare all'orto e farsi il fisico producendo andavano in palestra a spendere i pochi soldi che possedevano, aumento delle scommesse e dei giochi, caldio in tv tutti i giorni della settimana; docenti che fanno gli assistenti sociali; studenti universitari che non sanno perché si sono isritti all'università; stages gratuiti di laureati che fanno i telefonisti per alberghi. Adesso sta soltanto cominciando ad esplodere ciò che è stato preparato per venti anni (e più). E quindi non dobbiamo essere depressi, bensì contenti.

    Ho scritto spesso che il sol dell'avvenire alla resa dei conti è consistito nell'andare la domenica al centro commerciale con il telefonino acquistato a rate e la carta revolving in tasca. Prendere atto del disastro, inverire la rotta e tenere a mente (conservare nella memoria)  dove si è annidato l'errore è il bene che devono conquistare le prossime due generazioni.

  5. Ecco, D'Andrea: Lei ha ben descritto la miseria alla quale ci hanno adagiato. Ora, non comprendere che la miseria è ciò che più di ogni altra cosa corrode lo spirito umano facendolo regredire all'individualismo primitivo, significa non aver compreso che è già questa miseria che dobbiamo combattere. E non attendere ancora altra che finirà per degradare quel poco che è rimasto di pensiero e di libertà. Perchè quando arriverà, travolgerà tutti. Lei compreso. 

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