Per un ambientalismo umanistico: 3) dal rifiuto alla prospettiva e ritorno – Equilibrio e ritorno al bene pubblico

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  1. Tonguessy ha detto:

    Le sculture di Manhattan
    "un ex-voto pagato al principio ispiratore del nucleo urbano, da che mondo è mondo: la vita in comunità, la società umana al di sopra delle beghe di ciascuno dei suoi componenti."
    Peccato che gli unici e veri "proprietari" (termine odioso che definisce quale etnia o singolo in base ad uno specifico Nomos ha in consegna un particolare aspetto della natura) di Manhattan fossero gli Indiani.
    Che neanche questo articolo onora. Fantasmi.
     
    Su Venezia: se non si conoscono i veneziani non si riesce a capire come e perchè Venezia stia facendo questa fine. Venezia ha inventato tutta la finanza creativa molto prima degli economisti. Inutile parlare male degli economisti e parlare bene di Venezia, dove ti multano se non hai la maglietta o ti mangi il panino portato da casa per strada. Venezia è la prova provata di quanto idiota fosse Platone che auspicava il re-filosofo. Cioè Cacciari.

    • marco ha detto:

      Sono molto contento – lo dico senza alcuna ironia – che qualcuno si sia degnato di leggere questo articolo. Mi scuso se non ho visto prima il commento ma il mio client di posta l’aveva surrettiziamente infilato nella spam.
      1) Critica respinta: è vero che gli amerindi – a voler essere politicamente corretti – erano i “proprietari” di quelle terre, ma da un punto di vista come quello europeo (questo articolo e i due precedenti sono eurocentrici lo ammetto) per essere proprietario di un terreno, di là di lacciuoli legali, devi perlomeno coltivarlo, e gli amerindi non coltivavano, tutt’al più raccoglievano. Poi c’è stata una guerra, combattuta col denaro e le perline più che con i fucili almeno all’inizio. Gli olandesi hanno comprato Manhattan dagli amerindi, e gli inglesi dagli olandesi. Il plusvalore che ora ci ritroviamo non è venuto dalla trafila di vendite, ma da quel che con quella terra si è fatto. Mi spiace per la memoria degli amerindi che non onoro, ma questo articolo non parla di guerra.
      2) Critica accolta: non conosco granché i veneziani. Sempre riguardo all’approccio filosofico (nel mio caso infatti semmai è aristotelico non platonico) non dovrebbe essere il re a pagare di tasca sua, ma la corte dei facoltosi, questo per me sarebbe lo spirito evergetico rinato. Chiaramente non mi riferisco a Cacciari che si dà delle arie da filosofo ma è solo un amministratore, ma al tycoon cazzone neozelandese che approda col suo panfilo da 35 metri a Venezia e ci lascia solo cartacce mozziconi e lattine vuote, se va bene in un cestino. L’amministratore comunque va da sé che somigli al popolo che lo elegge e Cacciari non è un economista, perché allora l’avrebbero eletto? Non so se i veneziani amano Cacciari, certo è che non si ribellano.
      Se si ribellassero almeno al cazzone neozelandese spremerebbero un po’ di sghei al barbaro che viene ad insozzare la loro città, e al giro successivo di elezioni potrebbero scegliere un Guazzaloca locale che li rappresenti meglio…
      ciao e grazie delle osservazioni
      Marco

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