Le aporie del radical-chicchismo
Io, da piccolo, insomma adolescente, volevo diventare un radical chic. Appena ho potuto mi sono fatto crescere quel po’ di barbetta che fa tanto impegnato e trascurato, una semiotica del “non giudicatemi da come sono ma da chi sono, dall’essenza, non dall’apparenza, razza di ottusi superficiali!”. Poi, non sapendo più come poter progredire, mi sono risolto a prendere consulto da un vero e proprio maestro in materia, un vero radical chic con tanto di collaborazioni giornalistiche con quotidiani della sinistra istituzionale. Non saprei riportare la temperie delle nostre discussioni… insomma, in verità dei suoi monologhi fluviali. Più che discorsi a me parevano una catena di susseguenti irrelate farcite da termini altisonanti, insomma un sacco di fregnacce. Ricordo parole chiave quali: internazionalismo, paternalismo, anticapitalismo, antinazionalismo, comunismo, fascismo. L’ho incontrato ora, a distanza di forse quindici anni, e subito ha iniziato a inondarmi con diverse parole chiave quali: europeismo, stabilità, debito pubblico, Stati Uniti d’Europa, e sofismi vari. Poi m’è venuta in mente la Boldrini, un po’ l’epitome del radical-chicchismo.
Non voglio qui prendermela de visu con la povera Laura Boldrini, la quale sarà pure in fondo ‘na bona donna con cui trascorrere piacevoli serate a Trastevere ar lume de candela co’ du’ bucatini e ‘na botijia de vino, di chello bono però. A interessarmi è ciò che promana dalla figura della Boldrini, quel tanto di paradigmatico che c’è in lei, e che testimonia in maniera tanto efficace quanto icastica della mutazione ormai bell’e finita, conclamata, irreversibile, definitivamente manifesta della sinistra italiana, ed europea, in un processo il cui sicuro approdo è stato un luogo, topos, che è l’assenza stessa di qualsiasi cultura (politica, economica , sociale, storica, ecc.), laddove prima la sua natura d’essere era coincisa con l’assenza del topos, l’atopia, l’utopia insomma. Oggi l’uomo e la donna di sinistra sanno di sapere, sono approdati al luogo della conoscenza terminale, definitiva, mortifera, immutabile, mortifera: atropos. Qui inscenerò quell’inferno che dovrà pur esserci in un cervello di una persona dichiaratamente di sinistra oggi, un precipitato di incultura, dabbenaggine, gusto per la bella vita, consumismo, antiproibizionismo, xenofilia cosmetica, e volemose –tutti-bene-ché-la vita-è-breve. Seguiamo allora il flusso di pensieri di una siffatta persona, proprio come te che leggi, ipocrita lettore, mio fratello.
Le aporie del radical-chicchismo – ossia come funziona un cervello di una donna “de sinistra”.
“… che scandalo ‘sta faccenda delle puttane e di quello che l’ha pagate (e certo, sennò mica sarebbero puttane) ed erano pure minorenni, forse. Che poi a me ‘sta politica sguaiata, urlata, non mi garba affatto, e ci vorrebbe pure una certa forma, un tono istituzionale confacente, no? Oggi è passata la riforma sulle pensioni ed è scoppiata una canea tale in aula… e perché? Mah! Anche l’uso di termini quali “esodato”, questi neologismi ad uso dei giornalisti, per solleticare la gente, lì dove piace di più… toni moderati, dico io, moderiamoci, qui siamo sull’orlo del baratro e loro alzano i toni… Quello s’è dato fuoco a piazza Colonna e i giornalisti hanno dato la colpa alla Crisi. Ma cos’è questa crisi? È colpa nostra, è colpa del paese, che non è competitivo, che non è produttivo, che non è innovativo, che non attrae capitali esteri, che non è onesto, anzi che è corrotto fino alle midolla. Insomma, che non è tedesco. E che ci faccio io che gli italiani sono italiani e non sono tedeschi? Per fortuna che c’è l’Europa che ci tiene un po’ a bada, che ci amministra, che ci ammaestra, se no saremmo già con le pezze al culo… il nostro popolo non può governarsi autonomamente, abbiamo un connaturato afflato al dominio estero. Siamo così.”.
O, per dirla in poesia:
Vi dirò dunque dell’Italia.
La qual Italia è il paese dove sta
il politico il quale, a più riprese,
ha dimostrato inettitudine
tale che, Albione oppure l’Alamannia
ben farebbero a farsene un sol boccone.
Mezza Africa, mezza mafia,
e corruzione l’altra metà (tre metà?),
come fa a governarsi e a competere ‘sta nazione
con cinesi, burgundi, franchi, alamanni,
giacché su questo suol gli affanni
si chiaman casta, debito e corruzione?
E ben vengano quindi i vincoli
dell’Unione Europea, pure il cappio,
le garrotte e lo stridor di denti
per l’asfissia economica e l’austera recessione;
giacché nel sangue saran spente
le reazioni irredenti, da qui in poi
siatene sicuri, cari italiani, sarete relegati
per mill’anni e forse più alla periferia europea,
alla UE, all’Euro, e alla loro schiavitù.
(Compagni dai campi e dalle officine
prendete la falce e portate il martello
scendete giù in piazza picchiate con quello
scendete giù in piazza affossate il sistema).
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