Se il nemico marcia alla nostra testa
A pugno chiuso |
Sono già stati depositati, presso la Corte di Cassazione, i quattro quesiti referendari per l’abrogazione di parte della legge 243/2012, attuativa del cosiddetto «pareggio di bilancio». La raccolta firme proseguirà per tutta l'estate per concludersi alla fine di settembre.
E' forse presto per esprimere un giudizio su questa iniziativa, ma gli elementi per nutrire seri dubbi non mancano. Cominciamo dal comitato promotore (qui l'elenco). Nessuno di essi è un sovranista; nessuno di essi pone in discussione la permanenza del nostro paese nell'euro; nessuno di essi, infine, è per il recesso dai trattati europei.
I quesiti non riguardano direttamente né il Fiscal Compact, che è un trattato internazionale e, come tale, non sottoponibile a referendum, né la modifica dell'art. 81 della Costituzione che impegna l'Italia, unico paese nell'Unione Europea, al pareggio di bilancio. Approvata il 18 aprile 2012 con voto unanime di PD, PDL e Terzo Polo, ottenne la maggioranza dei 2/3 così da non poter essere abrogata per via referendaria.
Per queste ragioni i promotori non hanno potuto far altro che predisporre quattro quesiti relativi alla legge attuativa del pareggio di bilancio, votata dalla maggioranza che sosteneva il morente governo Monti il 24 dicembre 2012, con clausole ulteriormente vincolanti. Si voterà dunque per far sì che il parlamento, in caso di vittoria del fronte referendario, sia costretto a tornare su quest'ultima legge per aggiustarla coerentemente con l'esito del pronunciamento popolare. Nella migliore delle ipotesi questa circostanza potrebbe fornire al governo italiano, tra qualche mese, uno strumento di pressione per mendicare una qualche forma aggiuntiva di flessibilità nel rispetto dei vincoli europei.
Ciò nonostante è molto probabile che l'iniziativa referendaria venga ugualmente percepita come una "battaglia contro il Fiscal Compact". E' altresì assolutamente certo che, nell'immaginario popolare, i promotori assurgeranno al rango di "oppositori dell'austerità", così ponendo una seria ipoteca sulla possibilità di appropriarsi del ben più prezioso ruolo di "paladini della battaglia contro i tedeschi cattivi".
Ciò consentirà alla grancassa mediatica di presentare agli italiani una pattuglia di "eroici oppositori" dei diktat europei, tuttavia rassicuranti e ben accetti dall'elettorato più cauto (sebbene insofferente delle attuali politiche di austerità). In definitiva, questa iniziativa rischia di favorire l'opera di infiltrazione tesa a scongiurare anche solo la nascita di un movimento sovranista. Che i promotori siano o no coscienti di questo fondamentale risvolto, esso è oggettivamente e facilmente rilevabile.
Inoltre, quand'anche l'applicazione del pareggio di bilancio per legge costituzionale venisse sventata grazie a una vittoria referendaria, questo potrebbe essere ugualmente perseguito da un governo delle intese extra-large. E se anche, per ragioni imperscrutabili da un sano intelletto, si scegliesse di por fine unilateralmente all'austerità, le conseguenze economiche (come ci insegna Alberto Bagnai) sarebbero disastrose.
Fin qui le prime obiezioni. L'aspetto interessante dell'iniziativa risiede nel fatto di mettere definitivamente a tema il processo di implosione dell'Unione Europea, tenuto ai margini del discorso fino a poco prima delle ultime elezioni europee. Peccato che il campo di battaglia non sia quello più favorevole ai sovranisti! Si parlerà, infatti, di "soluzioni" tutte interne al paradigma europeo, che potrebbe così diventare un orizzonte di senso invalicabile per la maggior parte dell'elettorato.
Quest'ultimo è il rischio maggiore, contro il quale è necessario mobilitare l'intelligenza e la passione dei sovranisti. Non sarà un compito facile, stretti come una nave tra gli scogli di Scilla e Cariddi. I sovranisti non sono entusiasti di questo referendum, così come non possono esserne ostili.
Ostili no. Direi indifferenti.
Non ci sono scorciatoie. La strada è lunga ed è una strada che non va percorsa: va costruita. Ogni distrazione è una perdita di tempo, si tratti delle inutili elezioni europee o dei tentativi di formare liste elettorali all'ultimo momento, incoerenti, ruvide, pericolose, squallide, o degli esperimenti di infiltrazione del M5S o di simili referendum.
Militare, militare, militare e nel frattempo vivere, se si è fortunati, o campare, se si è in situazione difficile. Questo devono fare i sovranisti. Nella situazione in cui siamo, gli eventi esterni ci sono quasi tutti indifferenti.
Un amico osserva che "indifferenti" è "brutto". Direi che è brutale: una brutale verità. Nell'epoca del marketing ricominciamo a dire si e si e no e no.
Bella osservazione. In questo modo la militanza si fa carattere.
Aggiungo al commento di Stefano sul sopravvivere…. finchè la pazienza regge!
Mi chiedo, Fiorenzo, se riusciranno a raccogliere le firme. Forse i promotori sanno già di non riuscirci e, forse, manco lo vogliono veramente. Il vero scopo potrebbe non essere far svolgere i referendum, ma una breve campagna di due mesi, ben propagandata dalla stampa, per distrarre le masse da ben altri provvedimenti gravi sul piano sociale, che Renzi si prepara a varare. Insomma, una finzione predisposta a cautela, qualora il periodo vacanziero non fosse sufficiente a distrarre i cittadini. Mi sembra, visti i promotori, una rodomontata effimera, che si affloscerà su se stessa e tale da non dover preoccupare i sovranisti. Osserviamone gli sviluppi, perché non vorrei neanche sottovalutarla.