Il soft power di Vladimir Putin
di OCCHI DELLA GUERRA (Michele Crudelini)
Vladimir Putin ha sviluppato un’arma molto più efficace dell’atomica. È l’arma della cultura. Etichettato dai media mainstream come un “tiranno liberticida”, Putin è stato invece in grado di costruire dal nulla una nuova via culturale per il suo Paese. Sulle ceneri dell’Unione Sovietica è nata una nuova Russia. Un Paese che ha saputo mescolare elementi del passato zarista con i punti di forza dell’ex superpotenza. “La Russia sta cercando di ritagliarsi uno status di superpotenza di nuovo, utilizzando molti degli stessi metodi perfezionati durante la Guerra Fredda”. Così scrive Bloomberg. L’Unione Sovietica aveva cercato di imporre con la forza ai Paesi satelliti la propria ideologia. La Russia di Putin utilizza invece metodi meno coercitivi.
Mosca, la “terza Roma”
I carri armati su Praga e Budapest non erano riusciti a imporre una cultura prettamente materialista. Le popolazioni est europee sono infatti rimaste legate alla religione ortodossa. Putin ha così scelto di riesumare lo spiritualismo mai sopito dell’est Europa, mantenendo però la contrapposizione con l’Occidente. Anzi Putin ha bene in mente quell’idea di Mosca come “terza Roma”, una volta in voga. La sua nuova Russia è infatti punto di riferimento per tutte le correnti in Europa, ormai stufe della sudditanza angloamericana.
Una Fondazione per promuovere la cultura russa
Nel 2007 Putin fondava la Russkiy Mir Foundation. Un’organizzazione che ha tuttora lo scopo di promuovere la lingua russa e “promuovere il Russian World come progetto globale”. La fondazione rientra in quella sezione chiamata soft power. Ovvero l’utilizzo di strumenti non militari per promuovere il proprio Paese nel mondo. Hollywood è stato uno dei migliori esempi di soft power utilizzato da uno Stato. Ma di esempi analoghi ve ne sono un’infinità. L’Organisation International de la Francophonie ha come scopo principale “la promozione della lingua francese” nel mondo. Eppure è la Fondazione del Cremlino a destare più preoccupazioni. Su Bloomberg si può leggere come questa sia descritta come una minaccia all’occidente libero e che la Nato sia “l’unico scudo che può proteggere dal potenziale del progetto Russian World”.
Eppure tra le attività di fondazione non vi si scovano intenzioni aggressive. Un canale privilegiato dalla Ruskiy Mir sono infatti le università europee, in particolare quelle britanniche. Lo scorso 27 gennaio 2017 veniva riportato come la sezione dedicata alla Russia dell’Università britannica di Durham avesse ricevuto 85mila sterline di finanziamento dalla fondazione. Il The Times lamentava per questo “un assalto della propaganda segreta russa all’interno dei confini britannici”.
In realtà il progetto finanziato dalla Russkiy Mir prevedeva la semplice creazione di uno spazio per gli studenti russi e la fornitura di risorse extra per loro. Sullo stesso giornale universitario si può leggere come uno studente, intervistato sul fatto, abbia così detto: “Io penso che molte persone lo vedano come un fatto negativo solo perché si tratta della Russia”. Mentre un portavoce dell’università ha ribadito come il centro sia un semplice progetto per aiutare gli studenti russi che ivi studiano. Sembra dunque che si sia creato un clima da caccia alle streghe intorno a questa fondazione e alle sue attività.
Un soft power contro la Nato
In realtà l’attività di Russkiy Mir è assimilabile a quella di Ong che, essendo nate nel mondo occidentale, ne diffondono i valori in tutto il mondo. Transparency International è un esempio di come un’organizzazione occidentale utilizzi un metodo non scientifico per screditare governi ritenuti “autoritari”. Così la mastodontica Open Society di George Soros ha avuto un ruolo in molte “rivoluzioni colorate” in giro per il mondo. Emblematico è il fatto che Bloomberg metta poi sullo stesso piano la NATO con la Russkiy Mir. Quando in realtà la prima è espressione di hard power. Una forza militare dispiegata ora lungo il confine con la Russia. La Russkiy Mir vuol essere invece una semplice alternativa ideologica all’Occidente. Spirito, cultura e comunità contro laicità, consumo e individuo.
fonte: http://www.occhidellaguerra.it/soft-power-putin/
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