A lavoro in un call center per 33 centesimi l’ora
di CORRIERE DELLA SERA (Laura Bonini)
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Si son trovate in busta paga 92 euro. La retribuzione veniva tagliata anche se ci si assentava per andare in bagno: pochi minuti equivalevano a un’ora tonda. Il compenso diventava 0,33 centesimi l’ora. “Ho fatto il conteggio con la calcolatrice – spiega Mariapia – perché non riuscivo a spiegarmi come mai il mensile fosse così basso: sì, sono proprio 0,33 centesimi”.
Questo scenario l’hanno scoperto i carabinieri di Taranto a seguito della denuncia della Slc Cgil per sfruttamento delle lavoratrici in un Call Center. Per chi lavoravano? Per il primo operatore telefonico italiano. Sono in 7 a essersi presentate in caserma.
“Il call center è un’azienda di Lecce con sede a Taranto in via Bari – spiega Andrea Lumino, sindacalista –. Offriva 12mila euro l’anno a chi si candidava. Le ragazze hanno iniziato a lavorare lo scorso ottobre. In dicembre, è finito tutto. L’esposto lo abbiamo mandato alla Procura della Repubblica, al Sindaco, al Presidente della Provincia e al Prefetto”.
Il contratto firmato indicava 6,51 euro lordi (in linea con la normativa nazionale) per 6 ore al giorno. Ma alle interessate, una copia non l’hanno mai data. “In 20 giorni di lavoro avrei dovuto prendere sui 600, euro – aggiunge Mariapia –. Invece… 92, euro. Lo ripeto: tre minuti di ritardo si arrotondano a 60 minuti”.
Nel momento in cui si fa firmare un contratto…e poi il datore di lavoro sceglie di applicare altre detrazioni – chiosa Lumino – la scrittura diventa forfettaria. Non ha più ragione di esistere. Stiamo valutando la possibilità di chiedere l’applicazione della legge anti caporalato. Quella che riguarda i lavoratori dell’agricoltura/dell’edilizia. Qui, in termini di paga e di trattamento, ci sono le stesse condizioni”.
Il 25 gennaio, con la chiusura del Call Center, sono in 30 ad aver perso il posto (?!) Annalisa, madre di una bambina, precisa: “Io ero in una sala dove eravamo una 15ina. Tutti in nero al 100%. Avevamo pattuito, verbalmente, ‘un fisso’ di 500, euro lordi soltanto se si riusciva a stipulare 6 nuovi contratti. Se nell’arco di un mese non spuntavo nulla, non prendevo un centesimo…pur avendo lavorato. Ogni mattina, la Team Leader cominciava a gridarci:
‘forza forza…deve venir fuori il contratto!…altrimenti rimanete a casa!’
E ci hanno addestrato su cosa dire al telefono.
In pratica, proponevamo a un loro stesso cliente di sottoscrivere un nuovo contratto a condizioni più vantaggiose. Bisognava avere una certa abilità a farsi rivelare i dati della bolletta telefonica. A inoltrarli a un numero del Call Center. Una volta ottenuti, scattava ‘il consenso’. E il cliente si ritrovava doppia fatturazione. Impossibile? Sì che è possibile. La norma prevede 60 gg per far decadere la commessa. Per far partire ‘la nuova’, invece, ne bastano 10…”
Fonte:http://nuvola.corriere.it/2018/02/23/a-lavoro-in-un-call-center-per-33-centesimi-lora/
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