Iran: l’Europa ha 60 giorni per salvare l’accordo sul nucleare
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (di Laura Cianciarelli)
I Paesi europei hanno 60 giorni per fornire “garanzie” che tutelino gli interessi dell’Iran, dopo che gli Stati Uniti hanno deciso di ritirarsi dall’accordo sul nucleare, secondo quanto annunciato da un ufficiale iraniano, le cui parole sono state riferite dal sito del Parlamento iraniano.
Stando a quanto affermato dall’ufficiale, “gli europei hanno tra i 45 e i 60 giorni per fornire le garanzie necessarie a salvaguardare gli interessi dell’Iran e a rimediare ai danni causati dall’uscita degli Stati Uniti”. Secondo quanto riferito dal quotidiano The New Arab, tali dichiarazioni sarebbero attribuibili al vice ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, attraverso il portavoce della commissione per gli affari esteri del Parlamento iraniano, Seyyed Hossein Naghavi.
Già il 9 maggio, in occasione di una discussione telefonica con il presidente francese, Emmanuel Macron, il presidente iraniano, Hassan Rouhani, aveva riferito ai partner europei che le negoziazioni sull’accordo sul nucleare sarebbero dovute avvenire entro un periodo di tempo limitato. Più recentemente, il 13 maggio, il capo di stato iraniano aveva annunciato che il Paese sarebbe rimasto nell’accordo, se gli interessi di Teheran fossero stati salvaguardati.
L’8 maggio, il presidente americano, Donald Trump, aveva dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero abbandonato l’accordo sul nucleare e che Washington avrebbe riflettuto sulla possibilità di reintrodurre tutte le sanzioni, che erano state revocate in seguito alla firma del patto, e di aggiungere ulteriori sanzioni economiche all’Iran. Il patto, noto anche con il nome di Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), era stato firmato dall’Iran, insieme alla Germania e ai 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ovvero Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina, il 14 luglio 2015. L’accordo prevedeva la sospensione di tutte le sanzioni nucleari imposte precedentemente contro l’Iran dall’Unione Europea, dall’ONU e dagli USA, in cambio della limitazione delle attività nucleari da parte del Paese mediorientale. Il 12 gennaio 2018 il presidente Trump aveva deciso di rinnovare per l’ultima volta l’accordo, specificando la necessità di una sua rinegoziazione entro il 12 maggio, data nella quale il presidente avrebbe dovuto comunicare la decisione definitiva. Subito dopo l’annuncio della decisione di Trump, martedì 8 maggio, il presidente iraniano aveva affermato che Teheran sarebbe rimasto nell’accordo, insieme agli altri Paesi firmatari, con riserva.
Il 12 maggio, il ministro degli Esteri dell’Iran, Mohammad Javad Zarif, ha cominciato un tour che toccherà tutti gli Stati firmatari, in un tentativo di salvare il patto. Domenica 13 maggio, Zarif si è recato in Cina, dove ha espresso il suo desiderio di lavorare per la creazione di un accordo comprensivo. Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha dichiarato che la decisione della sua controparte iraniana di visitare i Paesi firmatari del JCPOA migliorerà la comprensione per quanto riguarda la posizione dell’Iran e aiuterà Teheran a proteggere i suoi legittimi interessi. Inoltre, Wang ha spiegato che la Cina desidera mantenere le comunicazioni e la coordinazione con tutte le parti, incluso l’Iran, adottando un comportamento obiettivo, giusto e responsabile per continuare a salvaguardare il patto sul nucleare.
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