Xi Jinping lancia un nuovo interventismo cinese in Medio Oriente
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (di Maria Grazia Rutigliano)
Il presidente cinese, Xi Jinping, ha promesso un pacchetto di 20 miliardi di dollari di prestiti, e circa 106 milioni di dollari di aiuti finanziari, alle nazioni del Medio Oriente, in un piano definito “petrolio e gas plus”, ideato per rilanciare la crescita economica nella regione.
Negli ultimi anni, Pechino ha intensificato il proprio impegno in Medio Oriente, poiché le nazioni arabe svolgono un ruolo importante nel piano di politica estera del presidente cinese, soprattutto per quanto riguarda la Belt and Road Initiative, la Nuova Via della Seta. Secondo Xi, lo sviluppo è stato la chiave per risolvere molti problemi di sicurezza in Medio Oriente. Durante un incontro con i rappresentanti di 21 nazioni arabe, tenutosi nella capitale cinese il 10 luglio, il presidente Xi ha dichiarato: “Dovremmo trattarci gli uni gli altri con franchezza, non temere le differenze, non evitare i problemi, e tenere un’ampia discussione su ogni aspetto della politica estera e delle strategie di sviluppo”.
La Cina offrirà aiuti per 100 milioni di yuan (15 milioni di dollari) alla Palestina per sostenere lo sviluppo economico, oltre a fornire altri 600 milioni di yuan (91 milioni di dollari) a Giordania, Libano, Siria e Yemen. Sarà inoltre istituito un consorzio di banche cinesi e arabe, con un fondo dedicato di 3 miliardi di dollari. Non è stato chiarito, tuttavia, il rapporto tra il consorzio bancario, gli aiuti finanziari e il pacchetto di prestiti complessivo.
I prestiti finanzieranno un piano di “ricostruzione economica” e di “rilancio industriale” che includerà la cooperazione su petrolio e gas, energia nucleare e energia pulita. Il presidente cinese ha esortato “le parti interessate” a rispettare il consenso internazionale nella disputa Israele-Palestina, e ha chiesto che la questione venga gestita in maniera giusta, in modo da evitare perturbazioni regionali.
Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Reuters, la Cina, che ha tradizionalmente ha giocato un ruolo di poco rilievo nei conflitti mediorientali, nonostante la sua dipendenza dalla regione per le forniture energetiche, ha cercato di essere maggiormente coinvolta nella risoluzione di dispute di lunga data. Pechino afferma di attuare una politica di “non ingerenza” nell’offrire i propri aiuti finanziari ai Paesi in via di sviluppo. Tali aiuti, secondo Xi, sarebbero funzionali a risolvere le tensioni politiche, religiose e culturali della regione. La Cina applica questo modello di sostegno economico, oltre a un rigoroso regime di sicurezza, anche nella regione occidentale dello Xinjiang, destabilizzato dalla guerra civile. Tuttavia, i gruppi per i diritti umani hanno spesso criticato l’approccio di Pechino, affermando che la repressione ha ulteriormente alimentato, non allentato, la tensione tra la minoranza musulmana uigura e la maggioranza etnica Han.
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