Ministro per la Brexit: “voto in Parlamento si terrà nonostante le voci di un suo posticipo”
di SICUREZZA INTERNAZIONALE
Il ministro per la Brexit, Stephen Barclay, ha dichiarato che il voto parlamentare per approvare o meno il piano della premier, Theresa May, per l’uscita del Paese dal blocco europeo si terrà comunque, nonostante un quotidiano abbia riportato che potrebbe essere ritardato.
È previsto che il piano Brexit venga discusso e votato al Parlamento britannico martedì 11 dicembre. Secondo Reuters, l’accordo verrà respinto e ciò potrebbe aumentare le tensioni e lasciare in sospeso il futuro politico del primo ministro del Paese. Inoltre, il Sunday Times ha riportato, domenica 9 dicembre, di aspettarsi che la May lunedì 10 dicembre annunci di voler posticipare il voto per recarsi a Bruxelles per chiedere all’Unione Europea di modificare e migliorare ulteriormente il piano per la Brexit. Secondo alcune ipotesi, il primo ministro britannico potrebbe usare un summit europeo previsto per il 13 e 14 dicembre per sottoporre ai membri dell’UE alcuni cambiamenti all’accordo Brexit.
Domenica 9 dicembre, molti ministri del governo precedente a favore della Brexit hanno aumentato la pressione sulla premier, chiedendole di tornare a Bruxelles e rinegoziare il patto, che è stato supportato da pochissimi legislatori britannici, sia tra le file dei partiti d’opposizione, sia tra gli stessi membri del partito dei Conservatori, del quale fa parte la May.
Nonostante tali richieste, il ministro per la Brexit ha sostenuto che il voto per il piano si terrà in ogni caso martedì 11 dicembre. “Tutti coloro che dicono di tornare semplicemente indietro e chiedere nuovamente di negoziare non sanno che il rischio è che i francesi e gli spagnoli e gli altri ci voltino le spalle, se cerchiamo di riaprire le trattative e chiedere di più” ha aggiunto Barclay. Inoltre, il ministro ha spiegato che se il Parlamento non appoggerà il piano, allora Londra si troverà in “acque inesplorate”, ma la May potrebbe rimanere in carica come primo ministro.
Il principale punto di opposizione dell’accordo riguarda la politica designata per prevenire problematiche al confine tra l’Irlanda del Nord, che fa parte del Regno Unito, e la Repubblica d’Irlanda, che è un membro dell’Unione Europea. Secondo i sostenitori della Brexit e gli alleati della May del Partito Unionista Democratico dell’Irlanda del Nord, tale politica potrebbe costringere il Regno Unito ad accettare a tempo indeterminato i regolamenti dell’Unione Europea, oppure l’Irlanda del Nord potrebbe essere trattata diversamente dal resto del Paese. I sostenitori dell’UE, invece, ritengono che in questo modo il Paese si limiterebbe ad accettare passivamente le leggi, invece di designarle da se’. L’ex ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, ha dichiarato che tutti i legislatori sono uniti contro la politica relativa all’Irlanda. Johnson ha aggiunto che se il Parlamento non approverà il piano Brexit, ciò darà alla May la possibilità di rinegoziarlo a Bruxelles.
Da parte loro, i diplomatici dell’Unione Europea hanno dichiarato che potrebbero considerare di aiutare la premier britannica con alcuni cambiamenti relativi all’accordo politico non vincolante che accompagnerà l’accordo Brexit. Invece, quest’ultimo patto, che comprende il testo legalmente vincolante per l’uscita dal blocco europeo, non potrà essere rinegoziato.
In un’intervista rilasciata domenica 9 dicembre, la May ha spiegato ai legislatori che le scelte erano tre, ossia accettare il patto da lei negoziato, affrontare gravi incertezze e la possibilità di rimanere nel blocco, o uscire dall’Unione Europea senza un accordo. Inoltre, il primo ministro ha comunicato che respingere il suo patto potrebbe significare un ritorno al potere del partito Laburista. I laburisti, infatti, potrebbero cercare di riprendere il controllo del Paese chiedendo un voto di sfiducia al governo, se l’accordo della May non verrà approvato.
Lunedì 10 dicembre, il principale tribunale dell’UE comunicherà se il Regno Unito potrà fermare unilateralmente la sua uscita dal blocco, che è prevista per il 29 marzo 2019.
Sicurezza Internazionale è il primo quotidiano italiano dedicato alla politica internazionale.
Consultazione delle fonti inglesi e redazione a cura di Chiara Romano
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