Meno militari, ma meglio forniti, tecnologicamente avanzati e riorganizzati per il confronto tra potenze. È l’estrema sintesi del Defence Paper del Regno Unito, firmato dal ministro Ben Wallace e dedicato alla riorganizzazione delle Forze armate di Sua maestà. Ampiamente anticipato dalla stampa d’oltremanica, il documento discende direttamente dalla “Integrated Review – Global Britain in a Competitive Age”, presentata la scorsa settimana dal primo ministro Boris Johnson. Serve a tradurre gli obiettivi strategici (confronto tra potenze, Russia in testa, e postura verso l’Indo-pacifico) in ri-organizzazione militare, tra cui spicca soprattutto il ridimensionamento degli effetti per circa 10mila unità, per un totale dunque che arriverebbe a circa 70mila (erano oltre 100mila nel 2012).
IL FOCUS NAVALE
“Non sono le dimensioni la cosa importante per le truppe, quanto la loro letalità, rilevanza, resilienza e prontezza”, ha spiegato il generale Nick Carter, capo di Stato maggiore della Difesa del Regno Unito. Oltre alle truppe, sono già stati preannunciati i tagli ad assetti terrestri e aerei: 24 Typhoon, quattro battaglioni di fanteria, 77 carri armati, 760 veicoli da combattimento Warrior in meno, a fronte dell’incremento di “navi, sottomarini e marinai”. L’attenzione si sposta dunque alla competizione navale, comprensiva di una nuova unità deputata al monitoraggio dei cavi sottomarini oceanici, anticipata oggi dalla Bbc. Nasce poi la “Future Commando Force”, integrazione dei vari reparti delle Forze speciali, per un’interpretazione del confronto globale che segue una linea pressoché simile al dibattito negli Usa sui Marines (qui un focus).
LE NUOVE TECNOLOGIE
Ma l’attenzione è soprattutto sulle tecnologie “disruptive”. Il ministro della Difesa Ben Wallace ha spiegato che la riduzione degli obiettivi sarà bilanciata da un aumento di “robot, droni e cyber armamenti di ultima generazione, guardando al futuro”. D’altra parte, al calo del Personale non corrisponde una riduzione degli investimenti. Anzi, il piano prevede un aumento del budget per la Difesa, con 24 miliardi di sterline aggiuntivi (28 miliardi in euro), spalmati sui prossimi quattro anni, su un budget che nel 2020 contava circa 40 miliardi. Si darà priorità a “sviluppo e integrazione di nuove tecnologie”, in aree che comprendono “lo spazio, le armi ad energia diretta e i missili ipersonici”, per cui si prevedono 6,6 miliardi in quattro anni. D’altra parte, spiegava Johnson la scorsa settimana, “dobbiamo preservare il nostro stato di superpotenza scientifica e tecnologica”. Si sono dunque confermati lo Space Command e la National Cyber Force, un corpo separato gestito dal ministero della Difesa insieme ai Government communications headquarters (Gchq), agenzia per l’intelligence delle comunicazioni.
NOVITÀ NUCLEARI
Tra le novità che si sono già guadagnate le critiche dei labouristi c’è l’aumento dell’arsenale nucleare. Nel 2010 il governo di Londra sottoscrisse l’impegno a ridurre il numero di testate disponibili da 225 a 180 entro la metà di questo decennio. “Tuttavia”, si legge nella Integrated Review, “riconoscendo l’evoluzione dell’ambiente di sicurezza, incluso lo sviluppo del range di minacce tecnologiche e dottrinali, ciò non è più possibile”. Il Regno Unito procederà dunque ad aumentare l’arsenale fino a 260 testate, così da avere un deterrente “minimo, credibile, indipendente, assegnato alla Difesa della Nato”. Resteranno quattro i sottomarini nucleari, così da preservare il “Continuous At Sea Deterrent” con almeno un assetto operativo in mare. Si prevede per il 2030 l’ingresso in servizio del primo sommergibile di classe Dreadnought, chiamata a sostituire la classe Vanguard.
TRA DIFESA E SICUREZZA
Si rafforzerà anche la postura militare all’estero. Nella Integrated Review si prevedono investimenti per potenziare le infrastrutture e le basi tra Cipro, Gibilterra, Germania, Oman, Singapore e Kenya. Varrà 60 milioni di sterline l’aumento di un terzo per il British Defence Staff, chiamato a supportare la rete diplomatica. Entro i confini, grande attenzione è rivolta al terrorismo. Quello di tipo chimico, biologico e nucleare ha scalato le priorità militari anche grazie al Covid-19. Un attacco di questo tipo è ritenuto “probabile” entro il 2030 dalla review britannica, che prevede così la creazione di un nuovo centro per le operazioni di contro-terrorismo (Ctoc), chiamato a sovrintendere tutti i centri esistenti che hanno competenza sul tema. Notevole anche l’impegno sul capitolo intelligence, per agenzie world-class con un budget (tra Sis, Gchq e MI5) di 3,1 miliardo quest’anno, in crescita del 5,4%, con 695 milioni da spendere fino al 2025 su ricerca e sviluppo di tecnologie cutting-edge.
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