BMJ – Sulla vaccinazione dei bambini contro il Sars-Cov-2
di VOCI DALL’ESTERO (Carmenthesister)
Un articolo sul British Medical Journal, una delle riviste mediche più autorevoli, afferma che la vaccinazione anti sars-cov-2 per bambini e ragazzi è con molta probabilità inutile e potrebbe anche essere pericolosa, non solo per i bambini stessi, ma in generale per tutti, in quanto potrebbe aumentare la frequenza e la gravità delle epidemie stagionali. Sarebbe come minimo doveroso ascoltare la voce degli esperti che richiamano alla necessità di ulteriori studi, prima di autorizzare vaccinazioni di massa caratterizzate da un tal grado di incertezza.
di Jennie S Lavine, Ottar Bjornstad, Rustom Antia, 13 Maggio 2021
Attualmente difficile da giustificare per la maggior parte dei bambini nella maggior parte dei paesi
A seguito della diffusa vaccinazione contro il SARS-CoV-2 degli anziani e di altri gruppi altamente vulnerabili, alcuni paesi ad alto reddito stanno ora valutando di vaccinare i bambini; pochi giorni fa, la Food and Drug Administration statunitense ha autorizzato l’uso del vaccino Pfizer/BioNTech nei ragazzi di età compresa tra 12 e 15 anni. Finora i giovani sono stati ampiamente risparmiati dalla forma grave della covid-19 (1,2) e l’importanza della vaccinazione infantile contro i virus respiratori in generale rimane una questione aperta per tre motivi: i limitati benefici della protezione nelle fasce di età che soffrono solo di malattie lievi (3); gli effetti limitati sulla trasmissione a causa della gamma di tipi antigenici e della diminuzione dell’immunità indotta dal vaccino (4); e la possibilità di conseguenze indesiderate legate alle differenze nell’immunità indotta dal vaccino e indotta dall’infezione.(5)
Discutiamo questi aspetti uno alla volta.
Protezione
Il rapporto costi-benefici di qualsiasi campagna vaccinale dipende dall’incidenza della malattia nella popolazione target e dalle risorse disponibili (6). La gravità della Covid-19 nei bambini di età inferiore ai 12 anni è simile a quella dell’influenza (7) e poiché le risorse sanitarie sono ridotte è improbabile che, anche nei paesi ad alto reddito, vaccinare i bambini possa essere una priorità. Dati preliminari suggeriscono che la malattia causata da pericolose varianti rimanga lieve nei bambini piccoli (8,9,10), sebbene resti essenziale un attento monitoraggio delle nuove varianti emergenti. Se emergesse una variante capace di provocare gravi malattie nei bambini (come la sindrome respiratoria mediorientale), vaccinare i bambini potrebbe diventare una priorità.
Inoltre, la vaccinazione può essere particolarmente utile per alcuni sottogruppi. Alcune condizioni croniche, inclusa l’obesità, predispongono i bambini a una covid-19 più grave (11) e quelli in cui sono presenti marcatori di infiammazione e sofferenza cardiaca, come alti livelli di proteina C reattiva, interleuchina-6 e peptide natriuretico cerebrale, hanno maggiori probabilità di sviluppare complicanze gravi come la sindrome infiammatoria multisistemica (12). Gli studi volti a identificare se i marcatori di laboratorio prima dell’infezione possono prevedere il rischio di sindrome infiammatoria multisistemica dovrebbero essere una priorità della ricerca, per aiutare a indirizzare la vaccinazione verso i bambini vulnerabili.
Trasmissione
Studi recenti forniscono prove che la vaccinazione di massa riduce la trasmissione del SARS-CoV-2 nella popolazione (13). I bambini e gli adolescenti in età scolare generalmente hanno tassi più elevati di contatto sociale rispetto agli adulti più anziani (14), quindi la vaccinazione dei bambini potrebbe ridurre la circolazione dell’agente patogeno e proteggere dal contagio gli adulti più anziani e più vulnerabili (15). Tuttavia, i bambini sembrano essere meno suscettibili degli adulti sia all’infezione che alla trasmissione del SARS-CoV-2 (16,17) e paesi come la Norvegia hanno mantenuto bassi tassi di trasmissione nonostante l’apertura delle scuole primarie. Entrambi questi fattori suggeriscono un ruolo limitato dei bambini piccoli nel sostenere le catene di trasmissione dell’infezione (18) e che la vaccinazione dei bambini ha probabilmente un ruolo marginale nella riduzione del rischio per gli altri.
Man mano che il virus si adatta al suo ospite umano e all’immunità generata da precedenti infezioni da SARS-CoV-2 e dalle vaccinazioni, vanno emergendo nuove varianti. È quindi essenziale continuare a monitorare la gravità della malattia in tutti i gruppi di età in modo che, se necessario, le strategie di vaccinazione possano essere adattate rapidamente. Ad esempio, gli adulti sembrano mantenere un’immunità sostanziale per almeno otto mesi dopo la vaccinazione o l’infezione naturale (19,20,21), ma se l’invecchiamento del sistema immunitario e l’indebolimento dell’immunità contro le nuove varianti portano a una protezione più breve dalle malattie gravi, un aggiornamento dei vaccini per gli adulti e la vaccinazione dei bambini per ridurre la trasmissione può diventare più desiderabile. Inoltre, l’emergere di varianti con maggiore gravità nei bambini o negli adulti con precedente immunità segnalerebbe un bisogno più urgente di controllare sia la trasmissione che la malattia attraverso la vaccinazione dei bambini.
Effetti indesiderati
Sfortunatamente, quando la circolazione del virus diminuisce, l’età dell’infezione primaria aumenta, e poiché l’età è direttamente associata alla patogenicità, vaccinare i bambini potrebbe portare probabilmente a tassi di infezione inferiori, ma a tassi di mortalità più elevati (22). Inoltre, a seconda della durata relativa dell’immunità indotta da vaccini e infezioni e del tasso di cambiamento antigenico virale, la vaccinazione dei bambini potrebbe aumentare la frequenza di grandi epidemie stagionali, portando a un aumento complessivo della morbilità e della mortalità indotte dal virus (5).
Infine, i vaccini a mRNA contro SARS-CoV-2 inducono maggiori risposte anticorpali rispetto all’infezione naturale, ma possono provocare risposte delle cellule T CD8 meno protettive contro le varianti future (23, 24). Dovrebbero essere condotti ulteriori studi sulle differenze tra immunità indotta da vaccino e da infezione per indagare e quantificare queste differenze.
Una decisione ponderata
Se l’infezione infantile (e le riesposizioni negli adulti) continuano a essere generalmente lievi, la vaccinazione infantile non sarà necessaria per fermare la pandemia. I marginali benefici dovrebbero quindi essere considerati nel contesto delle risorse sanitarie locali, dell’equa distribuzione dei vaccini a livello globale e di una comprensione più approfondita delle differenze tra immunità indotta da infezione e da vaccino.
Una volta vaccinati la maggior parte degli adulti, la circolazione di SARS-CoV-2 può in effetti essere desiderabile, poiché è probabile che porti ad un’infezione primaria all’inizio della vita, quando la malattia è lieve, seguita da riesposizioni di richiamo durante l’età adulta quando l’immunità che blocca la trasmissione diminuisce, ma l’immunità che blocca la malattia rimane elevata (22,25). Ciò manterrebbe moderate le reinfezioni e aggiornata l’immunità.
Tuttavia, il monitoraggio della gravità della malattia rimane fondamentale, sia nei bambini immunodepressi che negli adulti vaccinati o precedentemente infetti, in modo che possiamo adattare le nostre strategie di controllo man mano che il virus si adatta a noi.
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FONTE:http://vocidallestero.blogspot.com/2021/05/bmj-sulla-vaccinazione-dei-bambini.html?m=1
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