L’assenza della Russia alla Conferenza di Monaco e al vertice OSCE
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (Anna Peverieri)
La Russia ha reso noto, lunedì 14 febbraio, che non prenderà parte alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza e all’incontro dell’Organizzazione sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, calendarizzato per lo stesso lunedì con focus sulla crisi ucraina.
Ad annunciare che il governo russo ha deciso di non inviare un rappresentante alla Conferenza di Monaco è stato il presidente dell’evento, Wolfgang Ischinger. La conferenza, che si tiene su base annuale, è anche nota come “Davos for defence” e inizierà venerdì 18 febbraio e riunirà oltre 350 figure da tutto il mondo, specializzate nel campo della difesa e della sicurezza. Si tratta di un format che è stato sviluppato dalle nazioni occidentali durante la Guerra Fredda per discutere di conflitti militari. A rappresentare gli USA sarà la vicepresidente, Kamala Harris, che porrà sul tavolo dei negoziati la potenziale invasione russa dell’Ucraina. A renderlo noto è stata la stessa Casa Bianca, che ha specificato che Harris terrà un discorso dove delineerà la politica degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina e riaffermerà l’impegno degli USA nei confronti dei suoi alleati della NATO. In tale occasione, la funzionaria di Washington incontrerà anche i leader dell’UE e dell’Alleanza Atlantica per ribadire il fronte unito dell’Occidente contro la formazione militare russa lungo i confini dell’Ucraina. La Conferenza di Monaco rappresenta l’occasione per dimostrare “il nostro fervido impegno nei confronti dei nostri alleati della NATO, per riaffermare il nostro comune interesse a sostenere i principi che hanno garantito la pace e la sicurezza in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale, nonché per sottolineare il nostro impegno rispetto alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”, ha detto la portavoce di Harris, Sabrina Singh.
Lo stesso 14 febbraio, i ministri delle Finanze del G7 hanno rilasciato la seguente dichiarazione congiunta: “La nostra priorità immediata è sostenere gli sforzi per una de-escalation della situazione, ma se Mosca intensifica l’azione militare il G7 è pronto a imporre collettivamente sanzioni economiche e finanziarie”. Secondo i ministri queste avrebbero “conseguenze enormi e immediate sull’economia russa”.
Intanto, l’agenzia di stampa russa RIA Novosti ha fatto sapere che Mosca non intende partecipare alla riunione OSCE, prevista oggi e richiesta dai Paesi Baltici. Ad annunciarlo è stato il capo della delegazione russa ai colloqui a Vienna sulla sicurezza militare e sul controllo degli armamenti, Konstantin Gavrilov. Non sono stati forniti dettagli sul perché la Russia avesse deciso di non prendervi parte. Il giorno prima, Domenica 13 febbraio, le Repubbliche Baltiche avevano richiesto all’Organizzazione di indire un incontro con la Bielorussia e altri Paesi per discutere delle “attività militari insolite” in corso. Finora, la rappresentanza della Bielorussia presso l’OSCE non ha risposto alla richiesta, ha riferito RIA. A tal proposito, è importante ricordare che, il 12 febbraio, è stato reso noto che il personale USA della missione di monitoraggio dell’OSCE nel Donbass è stato evacuato dall’area a causa del crescente rischio di invasione russa.
Successivamente, l’agenzia di stampa Ukrinform ha reso noto che Kiev, durante il vertice OSCE, intende porre sul tavolo la minaccia posta dalle esercitazioni Allied Resolve di Mosca e Minsk, in corso sul territorio bielorusso, dal 10 al 20 febbraio. Sebbene non sia stato annunciato il numero ufficiale di militari che saranno coinvolti nelle manovre russo-bielorusse, la NATO aveva reso noto, il 3 febbraio, di aspettarsi la presenza di circa 30.000 soldati russi, tra cui caccia SU-35 e sistemi missilistici S-400. Quanto a questi ultimi, le autorità di Minsk, a partire dal 21 gennaio, avevano iniziato ad annunciare l’arrivo di battaglioni di sistemi missilistici terra-aria S-400. Nonostante la fase attiva sia stata avviata il 10 febbraio, lo spostamento del contingente russo è iniziato a partire dal 18 gennaio. Lo stesso viceministro della Difesa russo, Alexander Fomin, aveva spiegato che nella fare embrionale, terminata il 9 febbraio, le parti avrebbero schierato le truppe necessarie nel territorio. Nella seconda fase, le truppe russe e bielorusse sarebbero state impegnate in operazioni di “neutralizzazione di formazioni armate illegali e di gruppi di sabotaggio e ricognizione del nemico”, ha aggiunto il suddetto Ministero. Tali attività saranno svolte lungo il confine Orientale della Bielorussia, area che lo Stato condivide con Polonia e Lituania, due membri della NATO. Inoltre, l’uomo forte di Minsk, Alexander Lukashenko, aveva rivelato che anche il confine Meridionale con l’Ucraina avrebbe fatto da sfondo alle esercitazioni.
Dall’ultima settimana di gennaio, Mosca ha avviato una serie di esercitazioni militari in numerosi territori. Tra questi, è importante citare quelle nel Mar Nero, nel Mare di Barents, nella regione di Rostov, al confine con l’Ucraina, nell’Oceano Atlantico e Pacifico, nei Mare del Nord, nel Mare di Okhotsk e nel Mar Mediterraneo. Le esercitazioni su più fronti sono arrivate dopo che, il 20 gennaio, il Ministero della Difesa della Federazione Russa aveva annunciato l’inizio di una serie di manovre militari che avrebbero coinvolto più di 140 navi da guerra, oltre 60 caccia, circa 10.000 soldati e 1.000 dispositivi di equipaggiamento militare. Secondo analisti, attraverso tali dispiegamenti, la Russia intenderebbe incrementare la pressione psicologica sull’Ucraina e sui Paesi Occidentali per “forzare la mano” e ottenere concessioni, soprattutto dal punto di vista delle garanzie di sicurezza.
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