Abbiamo fatto ricorso per avere i dati sul Pnrr
di OPENPOLIS (Redazione)
Il governo aveva disatteso la nostra richiesta di accesso agli atti, sostenendo che i dati disponibili fossero quelli già pubblicati. Ma la relazione della corte dei conti dimostra che non è così, quindi abbiamo chiesto il riesame.
- Il governo aveva disatteso la nostra richiesta di dati sui progetti del Pnrr, sostenendo di averli già pubblicati.
- Una relazione della corte dei conti dimostra che il governo ha molte più informazioni. Non pubblicarle è una scelta politica.
- Per questo abbiamo inviato una richiesta di riesame del nostro Foia.
- L’esecutivo sta avendo problemi a gestire il Pnrr. È ancora più urgente avere le informazioni necessarie al monitoraggio.
Nelle ultime settimane la gestione del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è tornata al centro del dibattito pubblico. Una serie di avvenimenti e di dichiarazioni hanno infatti messo pesantemente sotto pressione l’esecutivo.
Le dichiarazioni del governo sul Pnrr non sono verosimili.
Da ultima la recente relazione della corte dei conti sullo stato di avanzamento del piano, che ha fatto emergere ulteriori criticità. Sia per quanto riguarda la capacità di spesa delle varie amministrazioni coinvolte, sia sul fronte del monitoraggio e della trasparenza.
Su quest’ultimo punto, la relazione dimostra implicitamente che il governo è in possesso dei dati sui progetti finanziati dal Pnrr, cioè gli interventi concreti e le infrastrutture, ma che sceglie di non pubblicarli. Un rifiuto della trasparenza, reso ancora più grave dalla risposta che avevamo ricevuto lo scorso febbraio alla nostra ultima richiesta di accesso agli atti (Foia). In cui l’esecutivo sosteneva che i dati a sua disposizione fossero solo quelli già pubblicati su Italia domani. Una dichiarazione infondata, considerando che quel dataset conta solo 5mila progetti, a fronte degli oltre 134mila riportati dalla corte dei conti.
che cos’è il Foia.
Per questo abbiamo deciso di presentare una richiesta di riesame al nostro Foia. Crediamo fermamente che l’accesso a questi dati sia fondamentale per la società civile, per i giornalisti e per tutti i cittadini. Per portare avanti attività di monitoraggio civico e informazione, per limitare i rischi di corruzione e di cattiva gestione delle risorse. Non è più possibile aspettare, soprattutto alla luce del contesto attuale.
La risposta alle nostre richieste
Fin dalle prime fasi di stesura e realizzazione del Pnrr denunciamo la scarsa chiarezza e disponibilità di dati. Motivo per cui avevamo presentato una prima richiesta di accesso agli atti (Foia) nell’aprile del 2022 e una seconda nel febbraio scorso. In particolare avevamo chiesto i dati relativi ai bandi e i loro esiti e, per tutti i progetti finanziati, informazioni sul loro contenuto, localizzazione, risorse assegnate e spese, stato di avanzamento e soggetti coinvolti. Dati che ancora oggi non sono disponibili in forma aggregata.
In entrambi i casi però le risposte fornite dall’esecutivo non ci avevano soddisfatto. In particolare la seconda, in cui la ragioneria generale dello stato (Rgs) ribadisce che su Italia domani si trovano già tutti i dati a disposizione.
Abbiamo espresso in più occasioni la nostra perplessità sull’ipotesi che il governo disponesse solo delle informazioni pubblicate su Italia domani. Un’ipotesi che infatti viene smentita da Rgs nella stessa risposta al Foia, in cui aggiunge che:
[…] sono in corso le operazioni di consolidamento dei dati aggiornati che verranno pubblicati in concomitanza con la presentazione della relazione al parlamento sull’attuazione del Pnrr.
Tuttavia, non vengono specificati né i contenuti né tantomeno le tempistiche di eventuali rilasci. Anche perché la relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, a cui si fa riferimento, è attesa da dicembre.
L’inconsistenza di questa risposta costituisce peraltro una violazione delle norme. Per legge, anche il rigetto (o il parziale rigetto) di un procedimento Foia deve essere concluso con un provvedimento espresso, completo e congruamente motivato. Al contrario, la risposta del governo non contiene nessuna indicazione delle ragioni che hanno portato al rifiuto della pubblicazione di dati completi e aggiornati.
Cosa dimostra la relazione della corte dei conti
A confermare le nostre perplessità circa la risposta dell’esecutivo e l’attuale disponibilità di dati, è stata la relazione della corte dei conti presentata lo scorso 28 marzo. Un lungo e articolato rapporto sullo stato di avanzamento del piano.
A valere sulle informazioni estraibili dal sistema ReGiS è possibile ricostruire un primo quadro dei progetti di investimento e di riforma avviati e del relativo stato di avanzamento.
La fonte dei dati è Regis. Si tratta della piattaforma, operativa dallo scorso autunno, su cui gli enti beneficiari dei finanziamenti Pnrr caricano i dati relativi ai progetti di cui si occupano. Nello stesso Pnrr si legge che questa piattaforma non è rivolta alla cittadinanza ma si tratta di uno strumento operativo destinato agli addetti ai lavori. Sarebbe poi compito dell’esecutivo mettere a disposizione dei dati complessivi per la libera consultazione. Cosa che però, come abbiamo visto, finora è avvenuta in maniera estremamente parziale.
Finora avevamo ipotizzato che la scelta di non rendere pubbliche queste informazioni dipendesse dal mancato caricamento dei dati sulla piattaforma da parte dei soggetti attuatori. Ma la relazione della corte dei conti dimostra che non è così. I dati ci sono e i progetti – come ci aspettavamo – sono molti di più di quelli riportati da Italia domani. Un dataset che invece, va ricordato, il governo ci aveva indicato come aggiornato con i dati in suo possesso.
Sono quasi 129mila in più di quelli riportati dagli open data di Italia domani (5.246) e riguardano 148 misure in agenda, per un valore complessivo di 93 miliardi di fondi stanziati. Dati che magari non rappresentano la totalità degli interventi, ma che si presume siano stati verificati. Considerando che su tali informazioni si basa anche la verifica del rispetto del cronoprogramma da parte della commissione europea.
Tutto ciò dimostra in modo inequivocabile che le informazioni sui progetti ci sono. Ma il governo sceglie politicamente di non pubblicarle e di non condividerle. Neanche a fronte delle nostre formali richieste di accesso agli atti, nonostante si tratti evidentemente di informazioni di interesse pubblico. Questo impedisce a cittadini, giornalisti e soggetti della società civile di monitorare la realizzazione di opere e infrastrutture finanziate.
Prosegue il nostro impegno, la richiesta di riesame
Alla luce di tutti questi motivi, il 3 aprile abbiamo inviato al ministero dell’economia un’istanza di riesame alla nostra richiesta di accesso generalizzato. E siamo pronti a percorrere anche gli altri gradi di giudizio, finché tutti i dati in possesso delle amministrazioni pubbliche non saranno a disposizione della collettività.
La richiesta è sostenuta da decine di organizzazioni che aderiscono alla campagna Dati bene comune e condividono con openpolis la necessità e l’urgenza di disporre di dati completi e aggiornati sul Pnrr. Al fine di assicurare la dovuta trasparenza e il monitoraggio pubblico dell’avanzamento del piano per capire come questo impatterà nelle varie parti del paese.
Un aprile particolarmente critico
L’assenza dei dati e delle altre documentazioni citate assume ancora più rilevanza alla luce della situazione di evidente difficoltà in cui si trova il governo. Come sappiamo, la commissione non ha ancora erogato all’Italia la terza rata da 19 miliardi di euro e si è presa più tempo per valutare l’operato del governo.
Altri ritardi sono quelli sulle scadenze previste per il 31 marzo 2023 e, come già detto, sulla relazione al parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr. Dopo vari rinvii infatti il ministro dell’economia Giorgetti ha annunciato che il documento sarebbe stato pubblicato una volta ricevuta la terza tranche e comunque non oltre la presentazione del documento di economia e finanza (Def). In base alle norme questo dovrebbe essere presentato alle camere entro il 10 aprile.
Inoltre, proprio durante la presentazione della relazione della corte dei conti, il ministro Fitto ha dichiarato che probabilmente l’Italia non riuscirà a realizzare entro il 2026 tutti i progetti previsti, col rischio di perdere una parte dei fondi.
Alcuni interventi da qui a giugno del 2026 non possono essere realizzati: è matematico, è scientifico, dobbiamo dirlo con chiarezza.
A questa dichiarazione hanno fatto seguito le proposte di esponenti della Lega – in primis il capogruppo alla camera Riccardo Molinari – di rinunciare a una parte delle risorse. Ma Giorgia Meloni ha escluso tale possibilità, ribadendo come l’obiettivo del governo sia rimodulare il piano, non rinunciare alle risorse assegnate.
A chiudere un quadro già complesso, entro fine mese l’esecutivo dovrà inviare a Bruxelles la proposta di revisione del Pnrr, con l’integrazione del capitolo sul RepowerEu.
La posta in gioco è molto alta e, alla luce di tutto questo, avere a disposizione dati certi e aggiornati per monitorare il reale stato dell’arte di progetti e scadenze assume un’importanza prioritaria. Non è più possibile aspettare.
Il nostro osservatorio sul Pnrr
Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.
Foto: Facebook – Palazzo Chigi
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