Il Metodo Scientifico, oggi arma di potere
da LIBERO PENSARE (Piero Cammerinesi)
di Sergio Motolese
Negli ultimi anni, in modo sempre più stringente, sono apparsi libri, articoli, saggi che affrontano il tema della cosiddetta disinformazione, intesa come tutto ciò che si discosta o mette in discussione il pensiero unico dominante. Possiamo suddividere schematicamente tutto ciò che viene prodotto in quella direzione in tre livelli.
Il primo livello è abbastanza grezzo ma efficace rispetto ai fini che si propone ed è formato essenzialmente da veri e propri spot pubblicitari, frasi e parole chiave ripetute ossessivamente, in modo che divengano subito usate nel linguaggio comune (no-vax, antiscientifico, ecc). Propaganda allo stato puro. Possiamo definirlo livello nazional-popolare.
Un secondo livello è rivolto a coloro che si fidano dei cosiddetti esperti, ai “credenti”. E allora medici, sociologi, economisti, neuroscienziati ecc. cercano di spiegare perché bisogna “credere” nella scienza, intesa come verità assoluta, dogma sceso dall’alto. La scienza rivelata. Definiamolo livello “religioso” .
Esemplare a questo riguardo il titolo, ma ancor più il sottotitolo, del libro tratto dalla nuova edizione del documento Vaccini dell’Accademia Nazionale dei Lincei, la più antica e prestigiosa Accademia italiana:
I VACCINI FANNO BENE
Perché dobbiamo CREDERE nella scienza, per difenderci da virus e batteri
Vi è poi un terzo livello, più sofisticato, un salto di qualità, per così dire, che consiste nel pubblicare ricerche scientifiche, condotte in apparenza con tutti i crismi, formalmente corrette, i cui risultati vengono pubblicati su riviste scientifiche anche prestigiose e ripresi poi da quelle più divulgative.
Lo scopo in questo caso è quello di cercare di spiegare il motivo per il quale un certo numero di persone non “crede” in quella che essi definiscono scienza.
In questo caso ci si rivolge in parte al proprio “clero”, per garantire coesione e limitare il dissenso all’interno della cosiddetta comunità scientifica, e in parte a tutti coloro che esercitano il potere (politico, mediatico, economico) fornendo loro strumenti “scientifici” che possano giustificare scelte volte in sostanza a controllare e reprimere tale dissenso.
Un esempio significativo di questo terzo livello è quello apparso nell’ estate del 2022 su Sciences Advances. (https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.abo0038). Si tratta di ben cinque studi condotti da un team di ricercatori, col titolo:
Knowledge overconfidence is associated with anti-consensus views on controversial scientific issues (L‘eccessiva fiducia nella conoscenza è associata a opinioni anti-consenso su questioni scientifiche controverse).
Come vedremo entrando nei particolari, le modalità di conduzione di queste ricerche, l’intento manipolatorio e il dogmatismo sono tali che meritano di essere analizzati e stigmatizzati, in quanto sono una dimostrazione lampante di come la ricerca scientifica sia oggi distorta, direi pervertita, ridotta in condizioni da essere l’ombra di se stessa, strumento e arma di potere. Mi riferisco ora non solo agli interessi economici retrostanti, che pure esistono, ma in particolare allo scadimento di pensiero e di moralità. Vale dunque la pena di entrare nel merito.
Già nell’ introduzione possiamo rilevare non solo l’unilateralità ma la contraddizione evidente:
L’incertezza è inerente alla scienza. Un costante impegno verso una migliore comprensione del mondo richiede la volontà di modificare o abbandonare le verità precedenti, e i disaccordi tra gli scienziati abbondano. A volte, tuttavia, le prove sono così coerenti, schiaccianti o chiare che si forma un consenso scientifico.
Se dunque i disaccordi tra scienziati abbondano in quanto l’incertezza è inerente alla scienza, perché mai questa smania che tutti aderiscano al cosiddetto “consenso scientifico”? Ci si guarda bene dallo spiegare come esso si formi e attraverso quali pressioni venga ottenuto.
Nonostante il consenso delle comunità scientifiche su una manciata di questioni critiche, molti nel pubblico mantengono opinioni contrarie al consenso. Ad esempio ci sono considerevoli divari nell’accordo tra scienziati e profani sul fatto che gli alimenti geneticamente modificati (OGM) siano sicuri da mangiare, il cambiamento climatico sia dovuto all’attività umana, gli esseri umani si siano evoluti nel tempo, sia necessaria più energia nucleare e i vaccini per l’infanzia debbano essere obbligatori. Prosegue anche la pandemia della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19), alimentata in parte dal contagio tra i non vaccinati, mentre in tutto il mondo stanno emergendo movimenti sociali contrari alle politiche di vaccinazione. Le conseguenze di queste opinioni contrarie al consenso sono terribili, tra cui distruzione di proprietà, malnutrizione, malattie, difficoltà finanziarie e morte.
Tralasciamo, per decenza, il “contagio tra i non vaccinati”.
La criminalizzazione dei non allineati, la loro emarginazione violenta, sociale ed economica l’abbiamo vista e subita. Non si fa comunque cenno al fatto che questo “consenso scientifico” cambi continuamente e ogni volta si fa finta di dimenticare quello precedente. Eppure sarebbe già questo un buon motivo per tenere in considerazione queste “opinioni contrarie” e instaurare un dialogo, se ci fosse buona fede. Ma veniamo ora al cuore di queste ricerche:
Di recente sono emerse prove che suggeriscono una revisione potenzialmente importante dei modelli della relazione tra conoscenza e atteggiamenti anti-scientifici: coloro che hanno le opinioni anti-consensuali più estreme potrebbero avere meno probabilità di cogliere le lacune nella loro conoscenza […]. Quelli con le opinioni anti-consensuali più fortemente sostenute possono essere non solo i meno informati, ma anche i più sicuri di quanto sanno […]. Questi risultati suggeriscono che la conoscenza può essere correlata ad atteggiamenti pro-scienza, ma che la conoscenza soggettiva – le valutazioni individuali della propria conoscenza – può tracciare atteggiamenti anti-scientifici. Questa è una preoccupazione se l’elevata conoscenza soggettiva è un ostacolo all’apertura degli individui a nuove informazioni. Non sono rari i disallineamenti tra ciò che gli individui effettivamente conoscono (“conoscenza oggettiva”) e la conoscenza soggettiva. Le persone tendono ad essere pessime nel valutare quanto sanno, pensando di capire anche oggetti semplici molto meglio di quanto effettivamente capiscano.
Bene, ora lo scopo è chiaro. Poiché dimostrare che gli atteggiamenti e le opinioni che essi definiscono anti-scienza derivino da persone “ignoranti” diventa sempre più difficile, allora si fa un doppio salto mortale e si introduce il concetto di “conoscenza soggettiva”, ovvero quello che ciascuno “crede” di sapere.
In primo luogo, testiamo la generalità della relazione tra l’estremità delle credenze anti-consenso e l’eccessiva fiducia nella conoscenza scientifica (la differenza tra conoscenza soggettiva e oggettiva).
Vengono identificate sette questioni controverse:
- cibi OGM
- cambiamento climatico
- vaccinazioni e omeopatia
- big bang
- centrali nucleari
- evoluzione
- covid-19
Su ciascuna di esse si richiede ai circa mille partecipanti di indicare il proprio livello di opposizione o di credenza, secondo una scala da 1 a 7.
I partecipanti vengono poi sottoposti a un test, con domandine di questo genere, intese come attinenti le questioni controverse:
L’ ossigeno che respiriamo viene dalle piante?
Gli antibiotici uccidono tanto virus che batteri?
Uomini e donne normalmente hanno lo stesso numero di cromosomi?
La Covid-19 è una variante dell’influenza?
Anche le risposte richieste da questo test di “conoscenza oggettiva” sono sempre spalmate su sette livelli:
- assolutamente falso
- probabilmente falso
- forse falso
- non sono sicuro
- forse vero
- probabilmente vero
- assolutamente vero.
Sempre con la stessa scala da 1 a 7 viene poi richiesto ai partecipanti di valutare la propria conoscenza scientifica (conoscenza soggettiva): da vaga a ottima.
Infine, tutti i dati vengono elaborati attraverso formule matematiche complesse e si giunge a dimostrare con grafici e tabelle che in tutte le sette questioni analizzate coloro che dichiarano il livello più alto di opposizione al consenso manifestano il divario più ampio tra conoscenza scientifica soggettiva e oggettiva.
In sintesi: più ti opponi al consenso, più sei non solo scientificamente ignorante, ma anche presuntuoso.
Lo scopo manipolatorio di questa impostazione è talmente chiaro che non occorrerebbe aggiungere molto altro. Anzitutto è chiaro che il mondo che questi signori sognano è quello in cui i cosiddetti esperti decidono e gli altri “credono”. Se non sai la differenza tra virus e batteri non hai diritto di esprimerti sulle vaccinazioni, sugli OGM, sul cambiamento climatico ecc.
Peraltro è abbastanza scontato che se i partecipanti alla ricerca fossero un migliaio di medici e scienziati che sono contrari al consenso, i risultati sarebbero verosimilmente opposti, ma di questo non si fa cenno.
Questi impavidi ricercatori procedono e cercano nientemeno di “oggettivare” anche quella che essi definiscono “conoscenza soggettiva”, circoscrivendola al pensiero dominante.
In altri termini non si prende in considerazione il fatto che si può essere contrari al cosiddetto consenso scientifico proprio perché la propria conoscenza non si limita agli aspetti strettamente scientifici, alle domandine da settimana enigmistica, ma si estende a campi che la scienza materialistica ignora. Il riduzionismo di cui sono portatori li costringe a espellere tutto ciò che non è misurabile “oggettivamente”, a meno che il “soggettivo” non si decida di misurarlo, da 1 a 7, con criterio “oggettivo” …
Rivoltando la frittata, si potrebbe allora anche dire che coloro che esprimono il maggior consenso hanno una visione complessiva limitata rispetto agli altri. Si potrebbe, volendo, dimostrarlo con una contro-ricerca. Questo solo per dire su quali basi pseudo scientifiche si fonda questa ricerca…
Ma è poi nella discussione finale che si svelano i veri intendimenti della “ricerca” :
È importante notare che documentiamo discrepanze maggiori tra conoscenza soggettiva e oggettiva tra i partecipanti che sono più contrari al consenso scientifico. Pertanto, sebbene ampiamente coerenti con l’effetto Dunning-Kruger e altre ricerche sulla calibrazione errata della conoscenza, i nostri risultati rappresentano un modello di relazioni che va oltre l’eccessiva fiducia tra i meno informati.
Ecco, non a caso si evoca l’effetto Dunning-Kruger, la distorsione cognitiva, propedeutica a considerare le persone che non aderiscono al consenso come minimo “distorte” mentalmente, non solo ignoranti scientificamente, dunque ai loro occhi pericolose perché difficili da convincere.
Poi dalla distorsione mentale alla vera e propria pazzia il passo è breve. Al dissenso politico è facile aggiungere quello scientifico, nel momento in cui alle persone che non aderiscono si imputano “distruzione di proprietà, malnutrizione, malattie, difficoltà finanziarie e morte”.
I risultati di questi cinque studi hanno diverse importanti implicazioni per i comunicatori scientifici e i responsabili politici. Dato che gli oppositori più estremi del consenso scientifico tendono ad essere coloro che sono più sicuri delle proprie conoscenze, gli interventi educativi basati sui fatti hanno meno probabilità di essere efficaci per questo pubblico.
Finalmente si getta la maschera, o mascherina che sia…. Ci si rivolge ai veri destinatari della “ricerca”, i veri committenti: responsabili politici e comunicatori scientifici. E si parla di interventi “educativi”.
La sfida diventa quindi trovare modi appropriati per convincere gli individui contrari al consenso che non sono così informati come pensano di essere. Una possibilità potrebbe essere quella di incoraggiare le persone a cercare di spiegare i meccanismi alla base dei complessi fenomeni scientifici in questione. È stato dimostrato che ciò riduce la conoscenza soggettiva e aumenta la deferenza verso gli esperti.
Quindi dapprima usare i metodi dolci. Vedi caro, tu credi di essere informato e di conoscere, in realtà non sai, e allora fidati degli esperti, sii deferente verso di loro ed essi ti educheranno.
Un’altra strategia per portare gli oppositori in linea con il consenso scientifico è ignorare la conoscenza individuale e concentrarsi invece su esperti o presunti esperti, guadagnandosi l’alleanza degli agenti del cambiamento.
Ma se non vuoi andare con deferenza verso gli esperti, o presunti tali, faremo in modo che siano loro a venire a te.
Se i responsabili politici e i comunicatori scientifici possono convincere influenti leader di pensiero di gruppi politici, religiosi o culturali con cui si identificano le persone che detengono convinzioni anti-consenso, allora questi leader di pensiero potrebbero essere in grado di alterare le opinioni dei loro seguaci. Quando queste nuove idee vengono adottate dalla comunità, possono creare uno slancio che provocherebbe un cambiamento a lungo termine. Come minimo, questi agenti del cambiamento possono essere portati al tavolo decisionale, dando loro una certa titolarità dei risultati o scoraggiandoli dal lavorare attivamente contro gli obiettivi del consenso.
Ecco, la grande e sofisticata ricerca scientifica, dopo aver elaborato migliaia di dati con complicati algoritmi e prodotto grafici di ogni tipo, propone infine di rivolgersi agli influencer affinché “alterino le opinioni dei loro seguaci”. E se non basta un Papa e un Dalai Lama si chiami Chiara Ferragni, che già è stata assoldata per il giorno della memoria, che è in ribasso.
Così, questi “agenti del cambiamento” possono essere blanditi e portati al “tavolo decisionale”, se sono disponibili. Viceversa è meglio “scoraggiarli” a remare contro. Eh sì! Quando la scienza usa un linguaggio mafioso, allora sì che diventa proprio convincente…
Dulcis in fundo, la perla finale:
Conformarsi al consenso non è sempre raccomandato. Platone e Galileo si rifiutarono entrambi di conformarsi e questo li aiutò a portare la società rispettivamente a livelli più alti di comprensione filosofica e scientifica. Tuttavia se l’opposizione al consenso è guidata da un’illusione di comprensione e se tale opposizione porta ad azioni pericolose per coloro che non condividono l’illusione, allora spetta alla società cercare di far cambiare idea a favore del consenso scientifico.
Eh già! Galileo e Platone erano persone serie, non avevano “illusioni di comprensione” come questi presuntuosi e ignoranti no-qualcosa….
Verrebbe da pensare, ad essere maligni, che la distorsione cognitiva di questi ricercatori non permette loro di vedere le analogie tra l’inquisizione di allora e quella odierna, in cui sono proprio essi gli inquisitori. Ecco, scientismo inquisitorio.
L’articolo contenente queste ricerche è stato ripreso nel numero di ottobre 2022 di Le Scienze, edizione italiana di Scientific American, a firma Telmo Pievani, professore ordinario di filosofia delle scienze biologiche dell’ Università degli Studi di Padova. Il titolo è più sintetico:
ILLUSIONI PER TROPPA FIDUCI A
A volte le persone con più capacità di ragionamento trovano più facile convincersi di tesi antiscientifiche
Si è proprio pronti a tutto pur di non prendere in considerazione le proprie capacità di ragionamento, altrimenti già un sottotitolo di questo genere susciterebbe almeno un dubbio in chi lo scrive. Ma tant’è, non ci si accontenta del potere e dei finanziamenti opulenti di cui si dispone per la cosiddetta ricerca, si pretende che tutti aderiscano, nessuno escluso. Altrimenti, un dubbio sottile potrebbe sempre insinuarsi nelle loro teste: e se avessero ragione, visto che hanno più “capacità di ragionamento?” .
Anche O’Brien, in 1984 di George Orwell non si accontenta che Winston obbedisca per paura; pretende la resa incondizionata:
“Lo odi. Bene. Allora è arrivato il momento di fare l’ ultimo passo. Big Brother devi amarlo.
Non basta obbedirgli: devi amarlo”.
Lasciò andare Winston sospingendolo verso le guardie. “Stanza 101” disse.
Questa stanza, nella quale ognuno viene messo di fronte alla propria paura personale, quella ancestrale, insopportabile, è stata aperta ormai più di tre anni fa, e resta tuttora aperta. Un gran numero di persone sono entrate, alcune senza neppure essere troppo “sospinte”, anzi c’è chi ha tentato di spingerci anche gli altri. Ma non tutti sono entrati ed è questo che spaventa lor signori.
Faranno di tutto per allargarne l’entrata e noi dovremo non solo difenderci ma anche cercare di rendere sempre più vuota questa stanza della paura. Come? Ogni menzogna svelata ne restringe l’entrata e ogni verità affermata, sentita e praticata la svuota.
Sergio Motolese
Sergio Motolese, musicista.
L’incontro con l’antroposofia di Rudolf Steiner gli ha consentito di integrare le esperienze musicali con quelle acquisite in vari ambiti concernenti la salute.
Negli ultimi anni si è occupato in particolar modo degli effetti del suono elettronico e dell’informatica digitalizzata sull’essere umano.
E’ diplomato presso la LUINA (Libera Università di Naturopatia Applicata). Tiene laboratori musicali, conferenze, incontri, seminari, gruppi di studio.
FONTE: https://www.liberopensare.com/il-metodo-scientifico-oggi-arma-di-potere/
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