Il ministro della Difesa ucraino, il negoziatore
da PICCOLE NOTE (Davide Malacaria)
Oggi la Rada ucraina ha confermato la nomina di Rustem Umerov a nuovo ministro della Difesa. Va a sostituire Oleksii Reznikov, al quale sarà ascritto il fallimento della controffensiva ucraina.
Il cambio di guardia non è stato motivato più di tanto, ma si sa che serve anche a ripulire l’immagine del governo di Kiev offuscata dalle ombre della corruttela, un vero verminaio incistato per lo più nell’apparato della Difesa, dove girano più soldi che altrove (implicito nello slogan “armi all’Ucraina”).
Si è detto anche che la sua cacciata corra in parallelo a quella del super-falco ministro della Difesa britannico Ben Wallace, dimessosi alcuni giorni fa, al quale era legato a filo doppio, ma è più interessante scoprire la fisionomia del nuovo arrivato.
Il tataro americano
Di Umerov si sa che non è un militare, ma è un particolare di poca importanza dal momento che le strategie ucraine sono eterodirette da tempo. Poco noto è che egli è un tataro della Crimea, etnia della penisola contesa che la propaganda occidentale dichiara sia ostracizzata dai russi, ma è propaganda appunto, dal momento che quando si è svolto il referendum sull’annessione della Crimea alla Russia anche i tatari hanno votato per lo più a favore (allora tutti, anche quanti ritenevano illegittimo il referendum, riconobbero che il voto rispecchiava la volontà popolare).
Non un tataro qualsiasi, dal momento che la famiglia Umerov era parte integrante del Mejlis, il movimento politico dei tatari, e lui ne divenne un esponente di rilievo. I tatari appartengono alla grande famiglia turca, da cui gli stretti legami con la Turchia, nella quale è andato “mille volte”, tanto da essere trattato come un “fratello” da tanti turchi, come da sua battuta riferita da Strana. Inutile aggiungere che il Mejlis ha legami consolidati con le Agenzie degli Stati Uniti.
Ma Umerov, registra il sito ucraino Strana, ha viaggiato anche altrove, vantando amicizie influenti in tanta parta del Medio oriente, in particolare in Arabia Saudita. E, ovviamente, come spiega anche Strana, ha ottimi rapporti con gli Stati Uniti – dalla quale ha percepito anche una borsa di studio – senza i quali non si fa carriera in Ucraina.
Eletto alla Rada ucraina come indipendente in un partito diverso da quello di Zelensky, Golos (Voce), si è avvicinato ben presto all’ufficio del presidente, tanto da diventarne uomo di fiducia.
Per questo è stato messo a capo del Fondo del Demanio, nel quale ha avviato un processo privatizzazione delle piccole imprese fallite e acquisite dalla Stato, che ha prodotti numeri “da record”. Tanto che a giugno, restavano invendute o non affittate solo 228 piccole imprese (fonte epravda.com). Potenza delle privatizzazioni in tempo di guerra…
Il negoziatore
Molto più importante, però, il fatto che Umerov, durante la guerra, sia stato spesso impegnato in negoziati segreti con i russi allo scopo di scambiare i prigionieri. Non solo, egli faceva parte della squadra negoziale che aveva siglato un accordo con i russi dopo alcuni mesi di guerra, quello concordato grazie alla mediazione turca e poi vanificato dall’intervento occidentale che voleva la prosecuzione della guerra.
Umerov non era un membro qualsiasi del team negoziale ucraino, dal momento che subì la stessa sorte di Roman Abramovich, presente anche lui a Istanbul in qualità di mediatore mentre veniva vergato l’accordo tra russi e ucraini e come lui oggetto di una notizia bomba, nel senso letterale della parola, lanciata dal Wall Street Journal in quel frangente.
I due, insieme a un altro membro della delegazione ucraina, erano stati avvelenati da Putin annunciava il WSJ. Notizia poi smentita sia da Umerov (che poi ha ritrattato) che da Abramovich, che si mostrò vivo e vegeto al summit, ma riuscì nello scopo di spaventare la delegazione ucraina.
En passant, si può ricordare che un altro membro di quella delegazione, il banchiere Denis Kireev, fu brutalmente assassinato perché accusato di tradimento dall’intelligence ucraina, accusa confutata in maniera netta dall’attuale capo dell’intelligence militare di Kiev, Kyrylo Budanov, in un’intervista al WSJ.
Per esser fatto segno di tanta attenzione, Umerov doveva contare più di altri membri della delegazione. Detto questo, come precisa il media ucraino Strana, Umerov resta uno yesman americano e a tale sostegno deve il suo successo.
Se si aprissero negoziati…
Interessante conclusione dell’articolo di Strana: “La principale competenza di Umerov sono i legami molto stretti con la Turchia e l’Arabia Saudita. Questi Paesi, come si sa, si sono offerti in maniera attiva come mediatori per una soluzione pacifica tra Ucraina e Russia. Pertanto, se le parti in conflitto decidessero improvvisamente di riprendere il processo negoziale, allora Umerov ‘Giocherà, ovviamente, un ruolo chiave. Certo, potrebbe svolgere tale ruolo anche senza ricoprire alcun incarico, ma la carica di ministro della Difesa gli conferirà un forte peso nei negoziati”, dice una fonte”.
In realtà, non sono le parti in conflitto a doversi decidere per i negoziati, quanto Stati Uniti e Russia, ma tant’é. Però, il fatto che l’impero, o una fazione attualmente dominante dello stesso, abbia dato il suo placet alla nomina di Umerov suscita curiosità.
Si può notare, peraltro, che tale nomina arriva in coincidenza cronologica con l’incontro tra Erdogan e Putin, summit al quale abbiamo dedicato la nota precedente. Nell’incontro si è parlato dell’accordo sul grano ucraino, che prevede un’intesa tra russi e ucraini mediata dai turchi, ma si è anche parlato di possibili negoziati per porre fine alla guerra ucraina.
La coincidenza temporale che abbiamo sottolineato non deve suscitare facili illusioni riguardo il conflitto ucraino. Ma registrare il dato è doveroso.
FONTE: https://www.piccolenote.it/mondo/ministro-difesa-ucraino-il-negoziatore
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