Dal traliccio al Bluetooth: l’evoluzione del radio-telefono in auto
di DIFESA ONLINE (Gianluca Celentano)
In molte occasioni abbiamo visto come le invenzioni più rivoluzionarie, prima di entrare nell’utilizzo civile, sono state impiegate dalla “difesa” per scopi militari. L’abitudine alle comodità ci fa dimenticare questo aspetto, come nel caso delle comunicazioni internet o della geolocalizzazione – Global Positioning System – tecnologie di cui per primi i militari hanno compreso le ampie potenzialità anche in termini di sicurezza del personale.
Nel campo delle telecomunicazioni (Tlc) assumono oggi aspetti quasi fantascientifici gli sviluppi civili dell’Intelligenza Artificiale. Suonano quasi profetiche le parole del presidente della Repubblica Mattarella nel suo discorso di fine anno quando a proposito della I. A. afferma: ” … un progresso inarrestabile che però deve restare umano”. Capirne l’impiego e gli effetti su una larga scala nel mondo civile richiede necessariamente delle regole per essere preparati a una nuova frontiera, probabilmente con effetti ancor più rivoluzionari rispetto alla diffusione del telefono e di internet.
Nomi e idee per la comunicazione elettrica
Dopo la prima realizzazione di un rudimentale telegrafo ottico da parte di Claude Chappe nel 1794, gli studi sui segnali elettromagnetici portarono ad altre invenzioni promettenti. Samuel Morse nel 1837 brevettò il codice Morse per il suo telegrafo elettrico, Carlo Matteucci costruì un telegrafo magnetico nel 1847, mentre Antonio Meucci già nel 1848 ideò il primo sistema per la trasmissione della voce. In realtà c’è da ricordare anche il nome di Innocenzo Manzetti sul primo elementare apparecchio di comunicazione vocale presentato alla stampa nel 1865. Manzetti tuttavia non lo brevettò, lasciando quindi a Meucci il primato dell’invenzione del primo telefono.
Lo stesso Napoleone Buonaparte aveva compreso l’importanza in ambito militare di un sistema mobile, magari criptato, sui campi di battaglia. Grazie all’impiego militare, i sistemi di telecomunicazioni hanno visto un’ascesa tecnologica molto più rapida rispetto a quello che poteva avvenire attraverso la minore platea di utilizzatori civili.
Nel frattempo il nuovo continente era già un po’ più avanti e lo scozzese Alexander Graham Bell, emigrato a Boston, riuscì a far realizzare la prima linea telefonica facendo sì che già nel 1880 gli Stati Uniti contassero ben 49.000 utenti.
Il telefono in auto
Molti ricorderanno qualche grossa berlina di lusso negli anni ‘70 con il classico antennone e una sorta di grossa scatola posta tra i sedili anteriori munita di cornetta telefonica. Si trattava del primo telefono in automobile?
Può “suonare” irreale, ma il primo esempio di telefono in un’automobile risale al 1910. In effetti, la bizzarra idea di dotare le auto di un telefono nasceva proprio dall’inaffidabilità delle prime automobili.
Lars Magnus Ericsson, il pioniere svedese delle telecomunicazioni, era costretto a muoversi per la Scandinavia anche in automobile. Con la complicità della consorte signora Hilda, mise a punto il primo sistema veicolare di comunicazione solo in uscita, utile per chiamare i soccorsi in caso di un guasto alla vettura. L’apparecchio prevedeva una sosta in corrispondenza di un traliccio telefonico di rete mentre la paziente Hilda, con due lunghe aste, creava il contatto fra i cavi telefonici (scoperti) e la grossa scatola a bordo munita di generatore a manovella. Il ruolo delle aste era quello di una sorta di prolunga elettrica, e in effetti, prima di arrivare a un vero e proprio radio telefono, era necessario capire come connettersi alla linea di rete senza di esse.
Il concetto di onde radio da inviare a una stazione ricevente connessa con il filo arriverà dopo.
Tipi di trasmissione
Sulle tipologie dei canali di comunicazione e la loro evoluzione, ci si imbatte in tre concetti tlc a cui è possibile associare l’evoluzione della “comunicazione elettrica”. In sintesi questa si collega a tre tipologie: Simplex o Half Duplex e Full Duplex. La differenza risiede nella modalità di trasmissione dei dati ovvero: i simplex inviano in una direzione, il semi-duplex in due direzioni, ma alternativamente, mentre il full duplex contemporaneamente. Le prime stazioni telegrafiche riceventi o la televisione fanno parte del concetto simplex, i walkie-talkie al half-duplex e il telefono al full duplex.
Negli Stati Uniti un primo sviluppo della telefonia mobile con segnale radio – Bell System-Motorola – avvenne intorno agli anni ‘40; si trattava di installare un’ingombrante centrale nel bagagliaio per garantire solo poche telefonate che scaricavano la batteria dell’auto. Era una tecnologia radio- analogica quindi pre-digitale e pre-cellulare.
Quello che forse molti non ricordano era che fino a metà anni ‘60 ogni telefonata (anche fissa) doveva passare da un centralino che provvedeva a connettere l’utente alla rete. Grazie a Bell System si è ottimizzato il sistema promiscuo tra il segnale radio dall’auto e la connessione alle stazioni telefoniche sul territorio. L’aumento dislocato delle stazioni riceventi era l’obbiettivo principale e nel ‘50 in USA, era solo la costa est, quella più interessata dagli affari, ad avere un po’ di ripetitori.
Sei oggi ci soffermiamo sui segreti della Cadillac One o la “Bestia” (the Beast), l’auto corazzata del presidente degli Stati Uniti, scopriremo che ha due linee telefoniche interne. Si tratta di due linee con un segnale satellitare collegato con il vice presidente e la Casa Bianca. Il sistema, ampiamente impiegato anche militarmente, non utilizza delle celle terrestri, cioè dei ripetitori di onde radio capaci di coprire un’area, ma un segnale che raggiunge da qualsiasi posto sul globo il primo satellite geostazionario utile. Questo a sua volta elabora e riflette il segnale al destinatario, che può essere anche un classico cellulare.
Dalla rete Zero G al Bluetooth
Alla metà del secolo scorso l’idea di comunicazione veicolare con telefono era, come abbiamo visto, relegata alla ricerca di un allacciamento a un ponte radio e poi a una stazione telefonica ordinaria. In compenso le ricetrasmittenti militari o civili assolvevano già molto bene come potenza il loro ruolo, ma certo non si potevano chiamare propriamente dei telefoni.
Il decorso di questo sviluppo inizia negli anni ‘70 ma si può considerare rivoluzionario con la rete Zero G o “0G”, la quale però, presentava un’elevata vulnerabilità e bassa efficienza e rischi di hacking. Ben presto ridotti con le reti su area geografica (e non locale) a bassa potenza.
Il grande sviluppo del radiotelefono parte dalla obsoleta e pesante valigetta con cornetta degli anni ‘80 e termina, almeno per il momento, nella tasca della giacca. La prima generazione di telefonia mobile, ovvero la 1G (G sta per generation) ancora in parte analogica, supera in un certo senso il concetto di linea telefonica in auto quando, nel ‘79, viene presentata l’ambiziosa e futuristica novità a Tokyo dalla Nippon Telegraph and Telephone.
Con la seconda evoluzione il 2G, fa ingresso il concetto digitale ossia il GSM. Ogni paese adotta particolari sistemi tlc e, a differenza di oggi, l’impiego del telefono “cellulare”, è limitato ad area geografiche e nazioni e ha costi molto elevati.
L’escalation continua con il 2,5G e 3G, poi 4 G; ormai si parla di cellulari, quindi di cellule ripetitive e un consolidato segnale radio e linee digitali dedicate. Inizialmente in auto bastava inserire una sim per connettersi, ma poco dopo, fra il ‘94 e il ‘97, sarà il cellulare a sfruttare anche in automobile il segnale Bluetooth grazie alla svedese Ericsson.
Insomma, i meriti e l’idea del telefono portatile, partono da un traliccio in Svezia e ritornano al punto di partenza, un secolo dopo, grazie allo sviluppo di un sistema standard per trasmissioni di dati per reti senza fili.
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