#Americana6
di GABRIELE GERMANI (Pagina FB)
#Americana6
Dagli anni ’60 in poi, la storia degli USA diventò la storia del sistema-mondo. Tra la fine della II Guerra Mondiale e della Guerra Fredda si stabilizzò un ordine internazionale con un imperialismo centrale (USA) e due sub-imperialismi (Europa occidentale – Giappone/Oceania).
Lo svincolamento del dollaro dall’oro e il legame col petrolio costrinse il mondo a sostenere la finanziarizzazione USA. Il capitale vinceva due volte:
– L’industria veniva spostata dove la manodopera costava meno;
– In patria si avviava un processo di terziarizzazione dell’economia; in un ventennio sindacati e partiti furono liquefatti.
I mercati subimperiali che fino agli anni ’70 avevano goduto del pompaggio di denaro USA (piano Marshall e finanziamenti militari), furono schiacciati dal rapporto Nixon-Saud.
Fino ad allora Germania, Giappone e in parte Italia e Francia erano stati competitivi sul mercato, portando gli USA a una bilancia commerciale in negativo verso i propri stessi partner-satelliti. La crisi petrolifera fece scappare i dollari dai paesi industriali a quelli produttori di petrolio, i quali riacquistavano debito USA o, dopo la svolta neoliberale, cominciarono a spostare i propri beni nei paradisi fiscali, da cui finivano nuovamente nei fondi USA.
Stessa cosa accadde con la Cina quando entrò (sempre con capitali USA) nel mercato mondiale e persino con il mercato della droga (il denaro dei narcos transitò via Panama e Caraibi nuovamente negli USA).
Il confronto con l’URSS volgeva al termine, al principio degli anni ’80 era chiaro agli accademici USA che la Guerra Fredda era vinta. Iniziava una resa dei conti più insidiosa, quella inter-capitalistica (semmai fosse stata necessaria): nel 1985, le banche centrali dei paesi più ricchi optarono per una svalutazione del dollaro (sullo yen 50% in un biennio). In un primo momento gli effetti furono blandi, ma la decisione della banca centrale giapponese di allargare il cordone, causò la successiva bolla e stagnazione.
Nel ’90 gli USA invasero Panama, nel ’90-’91 vi fu la I Guerra del Golfo, nel ’94-’95 e nel ’98-’99 vari interventi contro la Serbia.
Nel ’99 la presidenza Clinton aboliva la separazione tra banche di risparmio e di investimento (formulata da Roosevelt dopo la Grande crisi).
Era il neoliberismo bellezza, lo Stato doveva star fuori dall’economia, ma guai a non salvare i ricchi: keynesismo per miliardari.
La periferia dell’impero ribolliva, il 7 agosto ’98 saltavano in aria le ambasciate USA di Kenya e Tanzania, il mandante? Un saudita integralista, tal Osama Bin Laden.
Il 7 maggio ’99 a Belgrado, per errore, gli USA bombardavano l’Ambasciata cinese (lontana da ogni obiettivo sensibile e in mezzo a un parco).
… Ma questo sistema produce la sua stessa crisi e quella delle ambasciate africane o la crescita del PIL cinese, erano le prime avvisaglie.
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