Israele – Iran: la guerra continua
da ANALISI DIFESA (Gianandrea Gaiani)
Le operazioni iraniane contro Israele “continueranno tutta la notte, non permetteremo all’entità sionista di godere di pace e stabilità”, ha affermato nella tarda serata di ieri un comunicato del Corpo dei guardiani della rivoluzione islamica dell’Ian (IRGC) annunciando di aver lanciato la nona ondata dell’Operazione Vera Promessa 3 contro Israele, impiegando missili e droni. I pasdaran hanno precisato che “nelle ultime 72 ore sono state effettuate 545 operazioni con droni” contro obiettivi israeliani.
L’attacco è stato confermato dalle forze di difesa israeliane IDF che ha reso noto di aver individuato una raffica di missili balistici lanciati dall’Iran verso Israele dove le autorità hanno dato istruzioni alla popolazione di entrare nei rifugi.
“Abbiamo preso di mira la base da cui è partito l’attacco all’edificio dell’IRIB, la televisione di Stato iraniana colpita da Israele mentre le IDF hanno riferito del lancio di 10/20 missili balistici, in “buona parte” intercettati o caduti in aree disabitate.
Ma i lanci di missili e droni iraniani sono continuati tutta la notte bersagliando soprattutto le aree di Tel Aviv e Gerusalemme e il centro-nord. L’ultimo allarme per il lancio di missili dall’Iran è stato diramato da IDF questa mattina.
In mattinata le IDF hanno reso noto di aver abbattuto nella notte circa 30 droni lanciati verso Israele, molti intercettati oltre i confini israeliani mentre altri sono stati abbattuti sulle alture del Golan.
Ieri sera l’Iran aveva attivato i sistemi di difesa aerea attendendosi evidentemente nuove incursioni aeree israeliane che nella giornata del 16 giugno si sono accanite su diversi obiettivi in diverse città e nella notte hanno colpito soprattutto l’ovest del paese dove le IDF affermano di aver distrutto decine di siti militari e di aver colpito centri di comando appartenenti alla Forza Quds del corpo dei Guardiani della Rivoluzione islamica.
L’Aeronautica israeliana ha reso noto di aver acquisito il dominio dei cieli iraniani dopo aver annunciato la distruzione di diverse batterie di missili da difesa aerea e di lanciatori di missili balistici. L’Aeronautica iraniana, composta da vecchissimi aerei tra i quali i russi Mig 29 e gli statunitensi F-14, non è in grado di affrontare nei cieli le forze aeree israeliane e ieri avrebbe perduto in combattimento due F-14 acquisiti negli anni ’70 dalle forze aeree dello Shah.
Molti velivoli potrebbero essere stati distrutti al suolo dagli attacchi israeliani che nei primi giorni di guerra hanno preso di mira diversi aeroporti militari. L’Iran ha però annunciato di aver abbattuto sopra Tabriz un quarto F-35 israeliano anche se le IDF hanno sempre negato di aver perduto velivoli sull’Iran.
Difficile comprendere se Teheran abbia davvero subito elevate perdite tra i suoi sistemi di difesa area e se cerchi di risparmiarli in questa fase del conflitto. La capacità israeliana di mantenere un buon numero di aerei da combattimento per tempi prolungati nello spazio aereo iraniano sembrerebbe confermare che gli Stati Uniti forniscano quanto meno il supporto logistico offerto dai tankers (velivoli da rifornimento in volo) che si terrebbero lontano dai confini dell’Iran rifornendo gli aerei di Tel Aviv sui cieli di Iraq, Giordania o Siria.
A questo proposito nelle ultime ore è stato registrato un numero insolitamente elevato di 28 aerei cisterna decollati dagli Stati Uniti in direzione est attraverso l’Oceano Atlantico, come ha scritto ieri il quotidiano Haaretz. È possibile che gli aerei stiano volando per sostituire altri rifornitori statunitensi in diverse aree – ipotizza il giornale israeliano – ma è anche possibile che siano destinati a contribuire ad aumentare l’attività aerea statunitense o israeliana nelle operazioni contro l’Iran.
Del resto il presidente statunitense Donald Trump ha ribadito ieri la volontà di forzare l’Iran a formare l’accordo sul nucleare con la rinuncia al programma atomico militare. “Credo che verrà firmato un accordo (sul nucleare, ndr), l’Iran sarebbe pazzo a non firmare”.
Il ministro degli Esteri iraniano e capo negoziatore per il nucleare Abbas Araghchi ha affermato che gli attacchi israeliani contro il suo Paese “infliggono un duro colpo” alla diplomazia, nel corso di una telefonata con i suoi omologhi francese, britannico e tedesco e con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea.
“L’aggressione israeliana contro l’Iran nel mezzo dei negoziati [nucleari] con gli Stati Uniti è un duro colpo per la diplomazia“,ha dichiarato Abbas Araghchi durante la telefonata con i Ministri degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, britannico David Lammy, tedesco Johann Wadephul e europeo Kaja Kallas. Questi tre paesi e l’Ue sono membri, insieme a Cina e Russia, dell’accordo sul nucleare concluso nel 2015, dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente nel 2018 denunciando sotto pressioni di Israele presunte violazioni iraniane mai confermate e inducendo l’Iran a riprendere l’anno successivo l’arricchimento dell’uranio.
Gli attacchi israeliani contro l’Iran avrebbero provocato 224 morti dall’inizio delle ostilità venerdì scorso e oltre mille feriti (1481 le vittime complessive secondo un bilancio del 16 giugno del ministero della Sanità iraniano. Si tratta però di vittime civili che includono gli alti gradi di forze armate e pasdaran e gli scienziati attivi nel programma nucleare uccisi dagli israeliani. Né l’Iran né Israele forniscono dettagli sulle perdite militari, in uomini e mezzi, che potrebbero essere rilevanti considerata la potenza di fuoco impiegata.
Al di là dei toni enfatici e rassicuranti utilizzati da Netanyahu le preoccupazioni dei militari israeliani sembrano riguardare i giganteschi bunker realizzati molte decine di metri nel sottosuolo che ospitano missili balistici e gran parte dei laboratori del programma atomico iraniano.
“Gli Stati Uniti sono l’unico Paese al mondo a possedere il tipo di bomba necessario a colpire il sito nucleare sotterraneo iraniano di Fordow” ha detto l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Yechiel Leiter, in un’intervista concessa ieri all’emittente televisiva “Merit Tv”. I
l sito di Fordow, situato in profondità nelle montagne vicino alla città di Qom, nel nord dell’Iran, ospita centrifughe avanzate per l’arricchimento dell’uranio. La profondità esatta non è pubblicamente nota, ma alcune stime la collocano tra gli 80 e i 90 metri. “L’unico Paese al mondo a disporre dell’arma necessaria a distruggere Fordow con una bomba lanciata dal cielo sono gli Stati Uniti. E spetta agli Stati Uniti decidere se vorranno davvero seguire quella strada”, ha affermato Leiter, aggiungendo pero’ che “ci sono altri modi per affrontare Fordow”.
Anche se Netanyahu afferma che è stato distrutto un terzo dei missili balistici iraniani e molti lanciatori il consigliere per la sicurezza nazionale israeliano Tzachi Hanegbi sostiene che l’Iran ha ancora a disposizione “migliaia di missili balistici. Questa non è una battaglia che a lungo termine potrà mettere fine alla minaccia iraniana”, ha sottolineato Hanegbi. Gli analisti militari hanno finora riferito che si ritiene che l’Iran abbia tra i 1.500 e i 2mila missili, sebbene ne abbia già lanciati centinaia, e si ritiene che anche Israele ne abbia colpiti e distrutti alcuni.
Il più recente e forse il più efficace sembra essere il balistico a medio raggio Martire Qasem (nelle foto sopra e sotto), noto anche come Soleimani, in onore del del generale Qassem Soleimani, alla guida delle forze Quds e ucciso nel gennaio 2020 da un drone statunitense per ordine proprio di Donald Trump.
Si tratta di una versione aggiornata di un missile bistadio a combustibile solido con gittata di 1.200/1.500 chilometri presentato nel 2020 ma dotato oggi di nuovi sistemi di guida e navigazione, contro-contromisure elettroniche che gli consente di colpire con precisione i bersagli.
Già nell’aprile 2004 diversi missili balistici che gli iraniani definiscono ipersonici e manovrabili nella fase precedente l’impatto (ma Israele nega che tali armi siano a disposizione dei pasdaran) riuscirono a colpire i bersagli evidenziando la vulnerabilità della difesa antimissile israeliana pur se sostenuta dai sistemi statunitensi THAAD a terra e AEGIS imbarcato sulle navi.
Il rischio maggiore è che Israele e alleati esauriscano le scorte di missili antimissile prima che l’Iran si trovi a corto di vettori, la cui efficacia è dimostrata anche dal fatto che ieri ad Haifa la polizia israeliana ha riferito di aver allontanato giornalisti dei media internazionali che hanno trasmesso in diretta l’impatto dei missili balistici lanciati dall’Iran nella zona di Haifa, dove si trovano una raffineria di petrolio, il porto e una base navale.
Gli scenari politici
Ben 21 Paesi a maggioranza musulmana hanno preso posizione contro Israele dopo gli attacchi contro l’Iran. Il gruppo, scrive Al Jazeera, ha invocato un’immediata de-escalation e il disarmo nucleare “senza eccezioni”.
Quest’ultima espressione fa riferimento al programma nucleare israeliano. Le 21 nazioni hanno sottolineato come il conflitto rischi di degenerare ulteriormente e ha chiesto un cessate il fuoco immediato. Ha inoltre espresso il proprio sostegno a un Medio Oriente libero da armi nucleari, invitando tutti gli Stati della regione ad aderire al Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP). Tra i firmatari figurano: Algeria, Bahrein, Brunei, Ciad, Comore, Gibuti, Egitto, Gambia, Iraq, Giordania, Kuwait, Libia, Mauritania, Oman, Pakistan, Qatar, Arabia Saudita, Sudan, Somalia, Turchia ed Emirati Arabi Uniti.
L’Iran non sta “cercando di dotarsi” di armi nucleari, ha ribadito ieri il presidente Masoud Pezeshkian, intervenendo di fronte al parlamento di Teheran. “Il nemico non può cancellare noi e la nostra nazione con violenza, uccisioni e assassinii” ha detto Pezeshkian. “Perché per ogni eroe la cui bandiera cade, ci sono centinaia di altri eroi pronti a raccogliere quella bandiera e a opporsi alla crudeltà, all’ingiustizia, al crimine e al tradimento che questi codardi stanno commettendo”. Pezeshkian ha affermato che gli iraniani “non sono aggressori” e ha sottolineato che il suo governo sta negoziando con gli Stati Uniti sul programma nucleare.
Sempre in tema nucleare, il ministro della Difesa pakistano, Khawaja Asif, ha escluso la possibilità di una rappresaglia nucleare contro Israele, nel caso in cui lo Stato ebraico faccia ricorso ad armi atomiche contro l’Iran. Islamabad ha smentito così le dichiarazioni del generale Mohsen Rezaei, comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica e membro del Consiglio di sicurezza nazionale iraniano, secondo cui il Pakistan sarebbe pronto a lanciare un attacco nucleare contro Israele in caso di impiego dell’arma atomica contro l’Iran.
“Il Pakistan ci ha detto che se Israele ricorrerà alla bomba atomica contro l’Iran, allora anche il Pakistan attaccherà Israele con un’arma nucleare”, aveva detto Rezaei alla tv di Stato iraniana. Il ministro della Difesa pachistano ha negato però con fermezza: “Da parte nostra non è stato assunto alcun impegno di questo genere”, ha detto il ministro. Nelle scorse ore Islamabad ha invece riaffermato il proprio sostegno politico all’Iran, ribadendo la necessità di “unità’ tra le nazioni musulmane contro Israele“.
Lo scorso fine settimana il ministro della Difesa pachistano aveva affermato che “se i Paesi musulmani non si uniscono ora, ciascuno farà la fine di Iran e Palestina”. Asif ha inoltre esortato i Paesi islamici ad interrompere i rapporti diplomatici con Israele e chiesto una riunione urgente dell’Organizzazione della cooperazione islamica per elaborare una strategia comune.
In Iran la magistratura ha reso noto di aver impiccato un uomo arrestato nel 2023 e condannato per essere un agente del Mossad. “Esmaeil Fekri, un agente del Mossad condannato per i reati capitali di ‘corruzione sulla terra è moharebeh’ (guerra contro Dio), è stato impiccato dopo aver seguito l’intero iter della procedura penale”, ha affermato il sito web di notizie Mizan Online della magistratura.
Nella giornata di ieri le forze di sicurezza iraniane hanno arrestato a Teheran altri due presunti agenti del Mossad, dopo i due sospetti catturati nella provincia di Alborz. Lo riferisce il comando della polizia della capitale, si legge sull’agenzia Irna. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati 200 chilogrammi di esplosivo, equipaggiamento per 23 droni, lanciatori e un furgoncino. Elementi che confermano la tecnica utilizzata da gli israeliani in Iran e dagli ucraini in Russia di lanciare droni da veicoli civili modificati e occultati, tecnica che sta prendendo piede rapidamente anche in Gran Bretagna con il Project VOLLEY.
Foto: Tasnim, IRNA, IDF, Casa Bianca.
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