Il G7 si schiera con Israele contro l’Iran e altre notizie interessanti
di LIMES (Mirko Mussetti)
GUERRA ISRAELE – IRAN
I leader del G7 riuniti in Canada hanno firmato una dichiarazione di sostegno a Israele, definendo la Repubblica Islamica dell’Iran come principale fonte di instabilità in Medio Oriente. Motivo per cui al regime degli ayatollah deve essere preclusa la possibilità di dotarsi di un arsenale nucleare. Nel frattempo continuano i pesanti attacchi incrociati. Le Forze armate di Israele (Idf) hanno bombardato diversi obiettivi a Teheran, tra cui gli studi televisivi dell’emittente Irib durante una diretta. Le Idf hanno quindi dichiarato di aver ucciso il nuovo capo di Stato maggiore Ali Shadmani, uomo particolarmente vicino alla Guida suprema Ali Khamenei. Dal canto loro, le Forze armate delll’Iran dichiarano di aver colpito il quartier generale del Mossad (servizi segreti esterni israeliani) a Tel Aviv.
Per approfondire: Israele potrebbe suicidarsi prima di abbattere il regime iraniano
USA IN MEDIO ORIENTE
La portaerei USS Nimitz sta facendo rotta verso il Medio Oriente dopo aver lasciato il Mar Cinese Meridionale attraversando lo Stretto di Malacca. Il Pentagono ha confermato che si tratta di una rotazione militare già pianificata, accelerata tuttavia dall’Operazione Leone Nascente delle Forze armate di Israele contro la Repubblica Islamica dell’Iran. La portaerei vanta un equipaggio di oltre 5 mila militari e trasporta ben 60 velivoli. L’Aeronautica degli Stati Uniti ha poi trasferito oltre 30 aerocisterne Boing Kc-135 Stratotanker e Kc-46 Pegasus nelle basi a stelle e strisce in Europa per consolidare le capacità logistiche di lungo raggio. Tali manovre potrebbero essere in funzione di ritorsioni americane contro l’Iran qualora Teheran dovesse colpire le basi statunitensi nella regione.
Per approfondire: Israele vince, America e Iran perdono e la Turchia stravince

USA – UCRAINA
Il governo di Kiev ha approvato l’avvio del processo di assegnazione a privati del giacimento di litio di Dobra nell’Ucraina centrale, uno dei più grandi del paese. Si tratta del primo passo concreto per l’attuazione dell’accordo siglato dal capo di Stato Volodymyr Zelensky con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che prevede una quota in favore di Washington sui ricavi dall’estrazione di minerali critici in cambio di investimenti americani. Il bando sarà definito nelle prossime settimane, ma è risaputo che tra i candidati interessati vi sia un consorzio guidato da TechMet, società sponsorizzata dalla Casa Bianca e dal miliardario Ronald Lauder. Secondo l’intesa, metà dei ricavi dovrebbe coinfluire in un fondo ucraino-americano destinato a finanziare il rilancio dell’economia del paese aggredito dalla Russia, ma anche a rimborsare gli Stati Uniti per gli aiuti militari erogati nel corso dei tre anni di guerra. I vertici di Kiev insistono per ampliare il mandato del fondo al settore della difesa per incrementare la produzione locale di droni e munizioni.
Per approfondire: A caccia di terre

CINA NUCLEARE
Secondo uno studio dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri), l’arsenale nucleare della Repubblica Popolare Cinese avrebbe ormai superato le 600 testate atomiche con un sensibile aumento dal 2023 di circa 100 ordigni l’anno. La Cina continentale spera quindi di arrivare a 1.500 unità entro il 2035, intaccando il primato di Russia e Stati Uniti. Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Guo Jiakun ha ribadito una dottrina nucleare prettamente difensiva, che non prevede l’utilizzo preventivo della Bomba. Solo 24 testate sarebbero già installate su vettori e pronte all’uso. Tuttavia, centinaia di lanciatori Icbm (missili balistici intercontinentali) sono attualmente in costruzione nelle regioni desertiche della Cina settentrionale.
Per approfondire: Il paradigma nucleare cinese: deterrenza al risparmio
CINA – ASIA CENTRALE
Il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping è volato ad Astana (Kazakistan) per partecipare al 2° vertice Cina-Asia Centrale. Con lui anche il ministro degli Esteri Wang Yi e il consigliere di Stato Cai Qi. Il leader cinese ha siglato con il presidente del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev ben 58 accordi commerciali per un valore complessivo di 25 miliardi di dollari. Tra questi un progetto sull’idrogeno verde con l’azienda Seraphim, lo sfruttamento congiunto di un giacimento transfrontaliero di uranio nella prefettura autonoma kazaka di Ili (Xinjiang cinese) e l’ampliamento del porto di Aktau sul Mar Caspio. Al centro delle discussioni con i leader dell’Asia centrale si registrano due grandi progetti infrastrutturali: la ferrovia Cina-Kirghizistan-Uzbekistan, il cui avvio è previsto per luglio, e la quarta linea del gasdotto Asia Centrale-Cina attualmente in stallo.
Per approfondire: La Cina vuol mettere radici in Asia Centrale. Contro gli Usa, ma anche contro la Russia

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