Dalle Clean Tech all’autonomia tecnologica
Il piano di investimenti statali che terminerà quest’anno, il quattordicesimo, era incentrato sulle tecnologie pulite per la transizione ecologica, in particolare i veicoli elettrici, i pannelli fotovoltaici e le batterie agli ioni di litio, di cui la Cina oggi domina le filiere.

Il quindicesimo piano quinquennale, che coprirà il periodo 2026-2030 e che verrà pubblicato a marzo, si concentrerà invece sul “perseguimento di una maggiore autonomia e forza nel campo della scienza e della tecnologia”, che il Quotidiano del Popolo – organo del Partito comunista – aveva definito “indispensabile per assicurare vantaggi tecnologici critici”.
La Cina, dunque, continuerà a incanalare grandi risorse pubbliche nell’intelligenza artificiale, nella manifattura avanzata (come quella impiegata nella produzione dei microchip, un campo dove Pechino è in ritardo), nei nuovi materiali e nelle fonti di energia alternative, ma anche nei comparti emergenti come la robotica e le interfacce neurali.
Il problema interno della Cina
Al di là dello stimolo all’innovazione industriale, è probabile che nel nuovo piano quinquennale venga dedicata una certa attenzione anche al sostegno del mercato interno. Mentre infatti negli ultimi cinque anni le esportazioni di auto elettriche, celle solari e batterie sono cresciute parecchio – un successo della pianificazione precedente, quindi -, l’economia cinese ha riscontrato problemi di disoccupazione giovanile, deflazione e calo della fiducia delle famiglie.
Per far fronte a questa situazione, Pechino potrebbe allora inserire delle misure di incentivazione dei consumi nel nuovo piano – ad esempio sussidi alle coppie con figli e contributi ai prestiti -, anche se la priorità rimane lo sviluppo industriale e non la domanda interna. Attualmente, i consumi delle famiglie rappresentano circa il 40 per cento del Pil della Cina; negli Stati Uniti la quota è molto più alta, intorno al 68 per cento.
Come va l’economia della Cina
“Aumentare la produttività è la migliore speranza di Xi [Xi Jinping, il presidente della Cina, ndr] per portare avanti il suo progetto di rinascita nazionale in un contesto di declino demografico, rallentamento della crescita e potenziale isolamento tecnologico dall’Occidente”, ha scritto Neil Thomas, analista presso Asia Society.
Nel terzo trimestre del 2025 l’economia cinese è cresciuta del 4,8 per cento su base annua, il tasso più basso in un anno e in rallentamento rispetto al periodo precedente (+5,2 per cento). Gli investimenti in asset fisici, come gli immobili, sono diminuiti dello 0,5 per cento nei primi nove mesi del 2025, peggio del previsto (-0,1 per cento): il dato ha suscitato un certo allarme perché la precedente contrazione risale al 2020, durante la pandemia di coronavirus.
Di contro, a settembre la produzione industriale ha superato le aspettative, crescendo del 6,5 per cento anziché del 5 per cento, come da attese.






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