ISIS Air Force: gli aerei di Obama fanno strage di soldati siriani

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Una risposta

  1. Stefano D'Andrea ha detto:

    Per fortuna, l’amico Pino Cabras, che è bravo ma ha imparato alla scuola ultra-complottista e faziosa di Giulietto Chiesa, dà per certo ciò che non è ancora certo. In questo articolo del 3 giugno 2004, trovato in un secondo googlando con “fuoco amico” e “iraq”, per esempio, si legge: ” In Iraq, i caduti militari americani sono stati 596, le vittime di fuoco amico o incidenti 216.
    In Afghanistan, ci sono stati 56 caduti e 72 vittime di fuoco amico o incidenti” (http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/notizie-nascoste/15098/in-iraq-gli-americani-hanno-perso-812-uomini-e-128-in-afghanistan.html) . Quindi in tre anni di guerra in Afghanistan e in quindici mesi di guerra in Iraq, gli Stati Uniti avevano ucciso circa 200-250 militari statunitensi (o della loro coalizione) a causa di “fuoco amico”.
    Non esiste nessuna ragione per credere agli stati uniti che parlano di errore ma non esiste nessuna ragione per credere alla Russia e alla Siria. Tutte le parti della guerra e della politica internazionale fanno propaganda: evitare di cadere nella propaganda statunitense non significa prendere per oro colato ciò che dicono la Russia, la Siria, Hezbollah o l’Iran.
    Direi perciò di attendere qualche giorno per verificare se gli svolgimenti sul teatro di guerra siriano saranno in grado di dire qualche cosa sulla vicenda o se invece l’osservatore esterno sarà costretto a rimanere nel dubbio.
    E’ vero però che qualche giorno fa gli Stati Uniti avevano interdetto alcuni bombardamenti dell’esercito siriano contro i curdi socialisti, alleati degli Stati Uniti, minacciando rappresaglie e sostenendo che l’esercito siriano rischiava di colpire le forze speciali statunitensi. Potrebbe essersi trattato quindi anche di semplice vendetta o avvertimento. Insomma il bombardamento potrebbe anche essere volontario ma avere un fine diverso da quello ipotizzato nell’articolo.
    La cosa certa è che l’intervento diretto sul terreno di quattro potenze, globali o regionali (USA, Russia, Iran, Turchia) e l’esistenza di quattro gruppi di milizie e truppe militari (le milizie appoggiate dalla Turchia, che comprendono Jaish al fath – nuovo nome di Al Nusra; quelle sciite yemenite, afghane, libanesi, iraniane, irachene e siriane, per lo più finanziate dall’iran, che combattono al fianco dell’esercito siriano e di alti ufficiali iraniani; quelle curde-socialiste e arabe ma non islamiste appoggiate dagli USA; e lo Stato Islamico, attaccato da tutte e tre gli altri gruppi e che ultimamente è stato bombardato dagli Stati Uniti a Manbij) lasciano prevedere che la Siria come Stato unitario non esisterà più. Se, infatti, come tutti ci auguriamo, sarà evitato lo scontro tra le potenze militari intervenute, sarà anche difficile che esse possano mai trovare un accordo con la rinuncia totale a pretese tra loro inconciliabili. L’esito jugoslavo della guerra civile siriana mi sembra ormai segnato. Purtroppo.

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