Liberalismo, capitalismo e sovranismo
di STEFANO D’ANDREA
Il liberalismo, detto anche capitalismo, fu temperato, sotto uno o altro profilo, e a tutela di uno o altro interesse, dalla cultura borghese, dalla religione, dalla minaccia socialista, dal nazionalismo, dal riformismo socialdemocratico e dal keynesismo. Sei fattori che incisero variamente sulla distribuzione dei redditi da capitale da profitti e da lavoro, sui livelli dell’occupazione e sulla tutela dei lavoratori, sugli orari di lavoro, sulla previdenza e l’assistenza, sulla sanità, sulla scuola pubblica (che fu borghese, non liberale), sulla fornitura di servizi pubblici essenziali e in genere sulla produzione di beni pubblici, sul rigetto del principio di concorrenza.
Distrutti, sconfitti o venuti meno i sei ostacoli politico-culturali al dominio del principio secondo il quale il capitale si deve valorizzare quanto più possibile, è rimasto il capitalismo assoluto, un liberalismo avulso da ogni elemento culturale nel quale storicamente fu inserito nell’ottocento e per gran parte del novecento.
Il sovranismo è una dottrina che, recuperando il meglio delle istanze provenienti da quei sei fattori culturali, intende eliminare il principio di concorrenza e ri-costituire un equilibrio, se non armonico, almeno stabile e giusto, tra la libera iniziativa privata e gli altri valori che furono difesi dai sei fenomeni culturali segnalati.
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