Lo scontro si avvicina
di ANDREA ALQUATI
Nel giro di una settimana:
– si sono annullate le elezioni in Romania perché ha vinto il candidato sgradito alla Nato e alla Ue, accusato di essere “putiniano”
– in Corea del Sud si è tentata la svolta autoritaria da parte del governo, che ha accusato l’opposizione di essere filo-nordcoreana
– in Francia il Parlamento ha respinto il governo di minoranza che il Presidente ha cercato di imporgli, ma questo ci riprova accusando di “irresponsabilità” i partiti usciti maggioritari dalle elezioni perché non si piegano a un programma opposto a quello su cui hanno vinto
– in Georgia si tenta di abbattere con la rivolta di piazza il governo uscito vincitore dalle elezioni perché sgradito a Nato e Ue, accusato di essere filo-russo
– in Siria forze eterodirette dall’esterno hanno abbattuto con la forza militare il governo legittimo
Si precipita ineluttabili verso un conflitto generale, con buona pace di chi si illudeva che Trump e Musk chiudessero la stagione delle guerre.
E più lo scontro si avvicina, più si stringe la cappa anti-democratica nei confini dell’Occidente, che non è più disponibile a tollerare il dissenso interno, come in ogni guerra che si rispetti
Uno dei principali capi d’accusa contro il populismo era l’ammirazione per le “autocrazie”, di cui avrebbe apprezzato la maggior efficienza ed efficacia rispetto alle garanzie liberali degli Stati di diritto
In realtà questa emulazione viene proprio dalle classi dirigenti occidentali, che più combattono il “nemico” e più gli somigliano
D’altra parte già in tempi non sospetti a un mediocre giornalista italiano era scappato detto, a proposito della Brexit, che “su certe questioni non si può far decidere il popolo”
I leader mondiali non lo avevano mai ammesso così spudoratamente, ma già dai tempi della crisi dello spread avevano adottato metodi extrademocratici per “insegnare ai popoli come votare”
Ma visto che i popoli hanno la testa particolarmente dura e non ne vogliono sapere della terza guerra mondiale, si passa direttamente a sovvertire i risultati elettorali, non più soltanto con la forza (come ai tempi delle “rivoluzioni colorate”), ma ora anche con le sentenze
Le province dell’impero non possono permettersi di deragliare e sfuggire all’attrazione gravitazionale del centro: si va verso i Super-Stati in perenne conflitto a intensità variabile nelle aree periferiche di frontiera e irregimentati all’interno sostanzialmente dalla stessa ideologia, mirabilmente descritti da Orwell nel lontano 1948
La seconda globalizzazione ha riportato alla guerra globale, come fu per la prima, iniziata nella seconda metà dell’Ottocento e culminata nei fatti del 1914: non è lo scontro delle ideologie opposte a portare le nazioni al conflitto, ma l’affermarsi di un’ideologia sola e incontrastata, che le pone in un perpetua competizione che dal piano economico scivola a quello militare
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