La Coalizione europea dei volenterosi è contro Trump non contro Putin
di ANALISI DIFESA (Gianandrea Gaiani)

Dopo due giorni di colloqui-fiume USA- Russia e USA-Ucraina a Riad i progressi sono limitati e tutti da verificare anche se tutte le parti in causa li definiscono incoraggianti.
E’ stata riconfermata la tregua negli attacchi alle infrastrutture energetiche già annunciata la scorsa settimana ma che nessuno dei belligeranti ha rispettato. Washington ha reso noto che “tutte le parti hanno concordato di implementare gli accordi […] su un divieto totale degli attacchi alle infrastrutture energetiche di Ucraina e Russia”.
“La Russia e gli Stati Uniti hanno concordato di elaborare misure per attuare gli accordi tra i presidenti dei due Paesi sul divieto di attacchi sugli impianti energetici in Russia e Ucraina per un periodo di trenta giorni, a partire dal 18 marzo 2025, con la possibilità’ di prorogare e recedere dall’accordo in caso di inadempienza da parte di una delle parti”, ha riferito un comunicato del Cremlino anche se in questi ultimi giorni entrambi i belligeranti hanno continuato a bersagliare obiettivi energetici.
In particolare le forze di Kiev hanno distrutto il 28 marzo, con il lancio di razzi guidati da sistemi statunitensi HIMARS, la stazione di misurazione del gas Sudzha (infrastruttura del gasdotto che fino all’inizio del 2025 trasferiva gas russo in Europa attraverso il territorio ucraino), nella regione di Kursk che i russi hanno liberato nelle ultime due settimane.
Un attacco che la Russia ritiene sia stato effettuato “con l’ausilio di sistemi satellitari francesi e con l’inserimento delle coordinate per il lancio effettuato da specialisti britannici”, come ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Kiev ha negato ogni responsabilità ma Zakhariova ha ricordato che “il 21 marzo, questa struttura era già stata colpita da un attacco terroristico da parte del regime di Kiev, che aveva ordinato ai suoi combattenti di farla saltare in aria prima della ritirata dalla regione di Kursk”. Sempre ieri, secondo quanto riferito da Mosca, nella regione di Saratov, le forze di difesa aerea russe hanno abbattuto 19 droni ucraini che stavano tentando di attaccare la raffineria di petrolio di Saratov.
Poche intese instabili a Riad
A Riad è stata Inoltre annunciato che Russia e Ucraina hanno convenuto per un cessate il fuoco navale nel Mar Nero, dove peraltro da molti mesi le ostilità sono limitate, per garantire la libertà di navigazione.
Kiev ha specificato che “il movimento delle navi militari russe oltre il Mar Nero orientale sarà considerato una violazione dello spirito di questo accordo”, nonché “una violazione degli obblighi di garantire la libertà di navigazione nel Mar Nero e una minaccia alla sicurezza nazionale dell’Ucraina” che dunque avrebbe pieno diritto ad esercitare la propria autodifesa.
Per Volodymyr Zelensky si tratta di “buone misure”. “Faremo del nostro meglio per attuare gli accordi raggiunti nell’incontro tra Ucraina e Stati Uniti, saremo costruttivi”.
Entrambi gli accordi citati sono stati assunti solo in linea di principio poiché, come ha precisato il governo ucraino, “per l’effettiva implementazione è importante tenere ulteriori consultazioni il prima possibile per concordare tutti i dettagli e gli aspetti tecnici del monitoraggio e del controllo degli accordi”.
L’intesa sulla libertà di navigazione nel Mar Nero evidenzia la volontà politica degli Stati Uniti di “ripristinare l’accesso della Russia al mercato mondiale per le esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti”, come si legge nel comunicato della Casa Bianca. I fertilizzanti russi e bielorussi (i più venduti in Europa) subirono sanzioni a partire dall’aprile 2022.
“Abbiamo bisogno di garanzie chiare, che possono essere solo il risultato di un ordine di Washington al presidente ucraino Zelensky”, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. “Siamo, come ha detto il presidente Putin, a favore della ripresa dell’attività nel Mar Nero”, ha detto riferendosi all’accordo, dal quale la Russia è uscita nel 2023, che permetteva all’Ucraina di esportare le produzioni agricole via mare. “Ora dobbiamo mettere in atto garanzie e meccanismi più chiari, concreti, verificabili e realistici” ha insistito Lavrov.
Tra le condizioni elencate dal Cremlino per l’attuazione della parziale tregua con l’Ucraina spicca la revoca di diversi tipi di misure che l’Occidente, dall’inizio della guerra, ha messo in campo contro Mosca. Sanzioni decise da Washington ma anche dall’Europa con 16 “pacchetti” approvati finora da Bruxelles per 48 miliardi di euro di esportazioni europee bloccate verso la Russia e dio 91,2 miliardi se si valuta l’intero interscambio UE-Russia bloccato dalle sanzioni.
Richieste che rendono improbabile l’applicazione anche di questa parte della tregua poiché la UE ha già reso noto che non abrogherà le sanzioni a Mosca fino al ritiro completo delle truppe russe dal territorio ucraino.
Londra e Parigi contro Washington
Posizione che conferma il tentativo anglo-francese e della dirigenza della Ue di boicottare i negoziati varati dall’Amministrazione Trump. Anche perché l’ipotesi di un ritiro russo dall’Ucraina appare oggi più che mai anacronistica anche solo osservando gli sviluppi militari sui campi di battaglia che vedono i russi continuare ad avanzare in diverse regioni ucraine (Zaporizhia, Donetsk, Kharkiv) mentre gli ucraini sono stati respinti dai territori russi della regione di Kursk che controllavano dall’agosto 2024 e oggi mantengono il precario possesso solo di una modesta area a ridosso del confine (qui sotto la mappa più aggiornata dell’ISW).
Anche il tentativo ucraino di penetrare nella regione russa di Belgorod (nella mappa più in basso) è stato respinto: le truppe di Kiev sono entrate fino a un chilometro nel territorio russo e il contrattacco in atto delle forze di Mosca sta contribuendo a determinare ulteriori penetrazioni russe nelle regioni ucraine di Sumy e Kharkiv.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sostenuto il 27 marzo che l’intelligence di Kiev valuta che la Russia stia preparando nuove offensive nelle regioni di Sumy, Kharkiv e Zaporizhia, le stesse dove, insieme a Donetsk, anche nelle ultime ore alcuni villaggi sono stati occupati dalle forze di Mosca.
“I russi stanno trascinando i negoziati e cercando di trascinare gli Stati Uniti in infinite discussioni senza senso su false condizioni per guadagnare tempo e poi cercare di impadronirsi di ancora più territorio”.
Ipotesi che circola già da tempo e che, considerando le ampie riserve accumulate da Mosca, appare credibile ma proprio in base a questa valutazione l’Ucraina e l’Europa dovrebbero avere tutto l’interesse a chiudere subito il conflitto prima che le forze di Kiev rischino il tracollo sotto l’urto di nuove offensive: sviluppo che gonfierebbe le pretese territoriali russe.
Le condizioni di Mosca
Il Cremlino vuole la libera circolazione delle navi nel Mar Nero non solo per riprendere l’export agricolo e di fertilizzanti ma anche di petrolio. Il divieto di import del greggio russo è stato messo in campo da UE e G7 a partire dal giugno del 2022, pur se con alcune eccezioni. Poi Bruxelles ha approvato numerose altre misure per evitare l’aggiramento dell’embargo petrolifero attuato da Mosca con la collaborazione di Paesi terzi extra-Ue. Il divieto ha riguardato il 90% dell’import di petrolio russo da parte dell’Ue per un valore che nel 2021 era stato di 71 miliardi di euro.
Il Cremlino ha reso noto ieri che il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha espresso il suo supporto al dialogo russo-americano e la sua volontà di “facilitare” l’attuazione dell’accordo sulla sicurezza del trasporto nel Mar Nero, concluso nel 2022, durante una conversazione telefonica con Vladimir Putin.
Mosca chiede inoltre la riammissione delle banche russe nel sistema Swift per le transazioni internazionali dopo le sanzioni attuate a partire dal marzo del 2022. Concessione che gli USA sembrano pronti a sostenere ma non l’Europa dove Commissione Ue, Germania, Francia e Gran Bretagna sostengono la fantasiosa tesi che Mosca dovrebbe accettare il cessate il fuoco senza porre condizioni.
La Casa Bianca ha confermato anche l’impegno “ad aiutare l’Ucraina a raggiungere lo scambio di prigionieri di guerra, il rilascio dei prigionieri civili e il ritorno dei bambini ucraini trasferiti forzatamente. Gli Stati Uniti ribadiscono l’imperativo del presidente Donald Trump che le morti da entrambe le parti del conflitto Russia-Ucraina devono cessare, un passo necessario per raggiungere un accordo di pace duraturo: a tal fine, gli Stati Uniti continueranno a facilitare i negoziati tra entrambe le parti per raggiungere una risoluzione pacifica, in linea con gli accordi presi a Riad”, si legge nel comunicato della presidenza americana.
Cessioni territoriali
I progressi conseguiti a Riad sono quindi limitati e per ora aleatori. Non vi sono stati incontri a tre tra le delegazioni ma solo bilaterali e Zelensky ha confermato la questione dei territori ucraini occupati non è stata affrontata.
“Non si è parlato di questioni territoriali nei colloqui, indipendentemente da ciò che dicono i russi. Dobbiamo seguire la nostra strategia. Se la Russia non rispetterà un cessate il fuoco, lo solleveremo con i nostri partner. Chiederemo sanzioni, chiederemo armi. Questa è la mia posizione”.
Kiev cerca di posticipare la discussione sulle cessioni territoriali a Mosca, fondamentali per i russi che pretendono venga riconosciuta l’annessione di 4 regioni oltre alla Crimea (annesse con referendum non riconosciuti dalla comunità internazionale) per accettare di sospendere le operazioni belliche.
Di fronte alle pressioni statunitensi per affrontare anche il tema delle cessioni territoriali, Zelensky ha accusato la Russia di aver “influenzato alcune persone del team della Casa Bianca attraverso la disinformazione”.
Il presidente ucraino è arrivato ad accusare l’inviato americano Steve Witkoff di essere sulla stessa linea di Mosca a questo proposito. Le dichiarazioni di Witkoff “coincidono fortemente con i messaggi del Cremlino“, ha detto Zelensky in una conferenza stampa. Witkoff ha affermato nei giorni scorsi che nelle regioni dell’est dell’Ucraina occupate la popolazione vuole restare con la Russia. Affermazione peraltro difficile da confutare.
Alle tensioni tra Stati Uniti e Ucraina contribuiscono anche le difficoltà poste da Kiev nella messa a punto dell’accordo per la cessione a Washington dei diritti minerari e forse anche per il controllo delle centrali nucleari: misure che più che garantire di sicurezza a Kiev contro futuri attacchi russi sembrano perseguire l’obiettivo di assicurare a Washington il pieno recupero (con gli interessi) di quanto speso in questi anni per sostenere l’Ucraina.
“Stiamo parlando di territorio in questo momento. Stiamo parlando di linee di demarcazione, stiamo parlando di energia, della proprietà delle centrali elettriche”, aveva detto lunedì Trump aggiungendo che “alcune persone dicono che gli Stati Uniti dovrebbero possedere le centrali elettriche, in particolare la grande centrale nucleare”, ossia l’impianto di Zaporizhia occupato dai russi fin dai primi giorni di guerra del 2022.
Miniere agli USA, Putin vuole l’amministrazione dell’ONU a Kiev
Più che un accordo tra Washington e Kiev, il futuro assetto economico dell’Ucraina sembra verrà determinato dai negoziati tra USA e Russia.
L’agenzia di stampa Bloomberg, citando una bozza del documento su cui sta lavorando l’amministrazione Trump, sostiene che gli Stati Uniti stanno spingendo per controllare tutti i principali investimenti futuri in infrastrutture e minerali in Ucraina, cercando di ottenere potenzialmente un diritto di veto su qualsiasi ruolo per gli altri alleati di Kiev e indebolendo la sua richiesta di adesione all’Unione Europea. Di fatto, Washington sta chiedendo il “diritto di prima offerta” sugli investimenti in tutti i progetti infrastrutturali e di risorse naturali nell’ambito di un accordo di partenariato rivisto con l’Ucraina.
A surriscaldare ulteriormente il contesto in cui si sviluppano i negoziati Vladimir Putin ha proposto ieri che in Ucraina venga istituita una “amministrazione transitoria” sotto l’egida dell’ONU, al fine di organizzare elezioni presidenziali “democratiche” nel paese e negoziare poi un accordo di pace con le nuove autorità.
“Potremmo ovviamente discutere con gli Stati Uniti, anche con i paesi europei e, naturalmente, con i nostri partner e amici, sotto l’egida dell’ONU, la possibilità di istituire un’amministrazione transitoria in Ucraina“, ha dichiarato Putin durante una visita a reparti militari a Murmansk, chiedendo di fatto la caduta del governo e il congelamento dello stato ucraino.
Proposta respinta da Kiev, europei ma anche dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti, almeno per ora, anche se in prospettiva un cambio al vertice dell’Ucraina potrebbe non dispiacere agli Stati Uniti, sempre più indispettiti dalla scarsa disponibilità di Zelensky ad accettare le penalizzazioni che un negoziato necessariamente comporterebbe.
Dalla Coalizione dei volenterosi alla Forza di rassicurazione
Il vertice della Coalizione dei volenterosi tenutosi a Parigi il 27 marzo ha offerto una nuova finestra mediatica a Francia e Gran Bretagna che cercano di ritagliarsi un ruolo nell’attuale caotica situazione boicottando i negoziati russo-americani per porre fine al conflitto.
Anche il summit di Parigi (un altro si terrà il 10 aprile) non ha però ottenuto risultati incoraggianti per Coalizione dei Volenterosi.
Il primo ministro britannico, Keir Starmer, ha dichiarato che la futura forza europea a sostegno dell’Ucraina sarà “progettata per dissuadere” e per “mandare un messaggio a Putin che l’accordo di pace deve essere difeso” annunciando che “diversi Paesi” hanno chiesto a Regno Unito e Francia di assumere un ruolo guida.
Macron ha affermato che “ci saranno forze di rassicurazione” composte da “diversi Paesi europei” nel caso di raggiungimento della pace in Ucraina, precisando che questa forza militare avrà base “in alcuni luoghi strategici” dell’Ucraina “in caso di pace“.
Tali forze “avranno un carattere di dissuasione nei confronti di una potenziale aggressione russa”, ha aggiunto. Tuttavia “non saranno destinate ad essere forze di mantenimento della pace, non saranno forze presenti sulla linea di contatto né destinate a sostituirsi all’esercito ucraino” ma offrirebbe supporto in aree “strategiche”.
“Niente è escluso, dalle forze di terra a quelle marittime a quelle aeree, ma queste non si sostituiscono né ad eventuali forze di pace né alle forze ucraine”, ha detto Macron. “La Russia non vuole la pace, ma a prescindere da quello che farà la Russia noi vogliamo rispettare il diritto internazionale”, ha proseguito Macron aggiungendo che a queste “forza di rassicurazione parteciperanno diversi Paesi europei”.
Insomma, tanta confusione. Se la forza europea non sarà di pace e non sarà schierata a contatto con i russi ma nelle retrovie in territorio ucraino quali compiti dovrà assolvere? Di deterrenza?
Il presidente francese ha auspicato un sostegno da parte degli Stati Uniti nel caso di un eventuale dispiegamento europeo in Ucraina, sostegno che però Washington ha già più volte escluso. In conferenza stampa al termine del vertice di Parigi, ha precisato che occorre anche prepararsi “a uno scenario senza gli Stati Uniti” confermando così indirettamente che le due potenze nucleari europee, Regno Unito e Francia, puntano a guadagnare posizioni di rilievo in ambito militare europeo in caso di disimpegno statunitense.
Macron ha poi ammesso che al momento non c’è unanimità sull’invio di questa cosiddetta forza di rassicurazione guidata dall’Europa. “Alcuni Paesi non hanno la capacità di farlo, altri non hanno il contesto politico che consente loro di essere d’accordo”.
Scarse adesioni
Per il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, “parlare adesso di qualunque intervento militare in Ucraina è assurdo perché non c’è la pace. Quando ci saranno le condizioni per la pace penso ci sarà una coalizione internazionale, abbiamo bisogno che l’Onu si riprenda il proprio destino”.
In effetti l’Italia ha confermato per l’ennesima volta che non invierà proprie truppe in Ucraina e neppure la Grecia. “La Grecia non è uno dei Paesi pronti a inviare truppe in Ucraina come parte di una Coalizione dei volenterosi e ritiene anche che questa discussione possa essere un po’ divisiva, che non ci permetta di concentrarci sull’obiettivo principale, che è come ottenere in questo momento la fine della guerra” ha dichiarato a Parigi il primo ministro ellenico, Kyriakos Mitsotakis.
L’invio di truppe in Ucraina per garantire la sicurezza sarebbe impossibile senza gli Stati Uniti, ha dichiarato il ministro della Difesa svedese, Pal Jonson, intervistato dal quotidiano francese Le Figaro.
Il governo spagnolo, dopo aver respinto gli appelli al riarmo di USA, NATO e UE annunciando che si limiterà ad aumentare le spese militari portandole dall’1,3 per cento al 2 entro il 2029 ma senza penalizzare lo stato sociale, ha mostrato scetticismo nei confronti della minaccia di attacco russo all’Europa.
“Credo che non si debba allarmare inutilmente i nostri cittadini. In questo momento non c’è nessuna minaccia per l’integrità territoriale e la sovranità della Spagna, né nessuno si sta preparando per la guerra. L’Europa è un progetto di pace”, ha detto il 27 marzo il ministro spagnolo degli Esteri, José Manuel Albares in relazione al ‘kit di sopravvivenza’ per resistere 72 ore senza aiuti esterni, raccomandato mercoledì dalla YUE.
Rispetto al piano di riarmo della Commissione europea, Albares ha segnalato la necessità di “integrare meglio l’industria della difesa europea. Non bisogna trasmettere la falsa immagine di una visione militarista”.
Il giornale statunitense Politico ha evidenziato che i paesi dell’Europa meridionale non hanno accettato il piano della Commissione europea su un forte aumento della spesa per la difesa e il “riarmo dell’Europa” e che tale situazione minaccia di interrompere il piano di Bruxelles di trasferire grandi quantità di armi all’Ucraina.
Per Roma, Atene e Madrid l’obiettivo prioritario sembra essere il sostegno al negoziato USA- Russia per porre fine al conflitto, senza indebitarsi per una corsa al riarmo di cui non si riescono a cogliere i vantaggi.
In ultima analisi il piano anglo-francese non sembra risultare convincente anche perché è del tutto inattuabile dal momento che per accettare un accordo Mosca pretende non vi siano forze di nazioni NATO in territorio ucraino. Quindi non vi sarà accordo con Mosca senza questa clausola mentre con essa nessuna nazione aderente alla NATO potrà schierare truppe in Ucraina. Non avendo alcun valore militare, la Coalizione dei volenterosi può avere un doppio significato politico: rilanciare il protagonismo delle due potenze nucleari europee e ostacolare le iniziative negoziali dell’Amministrazione Trump.
A irridere la Coalizione dei volenterosi è sceso in campo ancora una volta il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che il 25 marzo ha definito Starmer e Macron “sognatori che dimostrano ogni giorno il loro completo fallimento”, e “la loro totale incompetenza politica”.
Secondo quanto riportato da Ria Novosti, Lavrov ha detto che “l’Europa contraddice la posizione degli Stati Uniti, che parlano di parametri preliminari per la risoluzione del conflitto. Senza i paesi europei, le forze armate ucraine sarebbero state sconfitte molto tempo fa, ha aggiunto, e Londra e Parigi sono le prime a inviare armi a Kiev.” Lavrov ha ribadito il parallelo storico sui tentativi di contenere la Russia e sconfiggerla: “era il desiderio di Napoleone e Hitler, ci siamo già passati”.
Del resto se la questione è chiara se solo la si affrontasse in termini pragmatici. Una deterrenza della NATO a protezione dell’Ucraina è fuori discussione senza gli Stati Uniti e Washington non intende offrire nessuna garanzia. La Ue non ha i mezzi militari né l’unità politica per poter sfidare Mosca e anche un’ipotetica missione di peacekeeping dell’ONU dovrebbe venire approvata dal Consiglio di Sicurezza in cui la Russia ha diritto di veto.
Jean-Pierre Lacroix, sottosegretario del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ha detto ieri all’ANSA che “sempre più spesso ci viene sollevata la questione del mantenimento della pace e del possibile ruolo delle Nazioni Unite in Ucraina. Ma continuo a dirlo: al momento, tutto questo resta altamente ipotetico e l’ONU non sta pianificando nulla”.
Anche Kiev ha voluto precisare che l’Ucraina ha bisogno di un contributo “serio” dall’Europa con truppe pronte a combattere, e non di peacekeeper, dopo la fine delle ostilità con la Russia, ha detto Igor Zhovkva, negoziatore e collaboratore del presidente Zelensky. “Non abbiamo bisogno di una semplice presenza per dimostrare che l’Europa c’è”.
“Non è solo la quantità di truppe che conta è anche la loro prontezza a combattere, la loro prontezza a difendersi, la loro prontezza a essere equipaggiati e la loro prontezza a capire che l’Ucraina è una parte imprescindibile della sicurezza europea, non abbiamo bisogno di missioni di mantenimento della pace“, ha ammonito Zhovka prefigurando il rischio che le truppe anglo-francesi debbano affrontare sul campo di battaglia i russi.
Dopo il summit di Parigi Zelensky e Starmer ne hanno discusso i risultati e il presidente ucraino ha auspicato che “la nostra unità e il nostro lavoro congiunto in Europa, con gli Stati Uniti e con altri partner possono costringere la Russia alla pace” e ieri Starmer ha annunciato l’invio di alti ufficiali in Ucraina per elaborare piani “operativi” volti a garantire un futuro cessate il fuoco.
Il quotidiano The Telegraph ha riferito che esponenti della Difesa di Londra, Parigi e Berlino lavoreranno alla costituzione della forza di rassicurazione europea per prevenire nuove aggressioni russe.
Starmer ha nuovamente escluso allentamenti delle sanzioni contro Mosca, affermando che l’Europa si sta mobilitando su una scala “che non si vedeva da decenni” per sostenere un futuro accordo di pace in Ucraina e ha chiesto che a Putin venga imposto un termine di “giorni e settimane” per impegnarsi in una pace duratura.
Come appare evidente, l’obiettivo delle potenze europee è quindi mettere i bastoni tra le ruote al piano di pace di Trump poiché l’iniziativa di imporre condizioni e ultimatum a Putin non aiuterà certo i negoziati e creare condizioni inaccettabili per Mosca, come la presenza di truppe di nazioni aderenti alla NATO in Ucraina, punta evidentemente a far fallire le trattative.
Foto: Emmanuel Macron/X, Keir Starmer/X, TASS, ISW. Ministero Esteri Russo, MSC e Presidenza Russa
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