Il neoliberismo come ideologia del capitalismo senza Stato è un controsenso storico
di GABRIELE GERMANI (Pagina FB)
Il neoliberismo come ideologia del capitalismo senza Stato è un controsenso storico.
Nel corso della storia il capitalismo si è avvantaggiato dello Stato, lo ha sfruttato e cavalcato.
Due fenomeni complessi come questi non nascono dal nulla o di colpo, non esiste la data precisa in cui nacque il capitalismo o lo Stato. Piuttosto, possiamo dire che furono dei fenomeni graduali, stratificati che dal Tardo Medioevo cominciarono a coagularsi fino a sbocciare nell’Età Moderna (con tutte le controtendenze del caso).
Lo Stato da subito fornì protezione al capitale, sia per la gestione della forza interna (utilizzata contro i lavoratori), sia per la proiezione estera che dava al blocco socioeconomico che lo dominava.
I capitalisti privati attraverso la guerra e il colonialismo, acquisivano mercati, terre, consumatori e risorse.
Si potrebbe dire che lo Stato replicava il capitalismo, conquistando terre estranee all’economia-mondo e forzandone l’inserimento nella globalizzazione.
Anche quando nel corso dell’800, lo Stato avviò politiche di apertura ai lavoratori, fu solo perché questi riuscirono attraverso meccanismi sindacali-corporativi a prendere o condizionare una parte del potere pubblico.
L’ossessione della sinistra (riformista o rivoluzionaria) per la presa del potere è diretta conseguenza di questa valutazione: lo Stato amministra l’economia e in questo ruolo è garante del capitalismo.
Le politiche stataliste del ‘900 hanno spesso risolto i problemi del capitale, favorito campagne di educazione (addomesticamento) dell’opinione pubblica.
La costruzione di infrastrutture presentata come un bene assoluto per la comunità (e certo lo è stato), ha comunque conservato la caratteristica di favorire per lo più il grande capitale.
Quando veniva costruita una ferrovia i primi ad avvantaggiarsene erano gli imprenditori, quelli più grandi, che esportavano o importavano.
Ottenevano il duplice vantaggio di avere un’infrastruttura e al contempo di farla pagare dalle tasse di tutti, ricavandone però in termini economici un vantaggio ben maggiore del comune cittadino.
Infine, lo Stato si faceva garante della suddivisione globale delle catene di lavoro. Alcune aree per tassazione e burocrazia diventavano agricole, altre industriali, altre snodi commerciali o giganteschi centri di consumo.
Questo ha due implicazioni:
1- Il neoliberismo genera una falsa coscienza che spinge a pensare Stato e capitalismo come separati, quasi opposti, ma questo è un falso;
2- Il neoliberismo sposta l’attenzione su focus non comunitari (quindi non politici) e in questo favorisce il capitalismo, allontanando la sinistra dal suo scopo principale: la conquista del potere.
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