Xi Jinping e Biden a carte coperte
da FULVIO SCAGLIONE (www.fulvioscaglione.com)
La Cina non può rinunciare al mercato americano: nel settembre scorso Pechino, nella bilancia importazioni-esportazioni con gli Usa, ha realizzato un surplus di 42 miliardi di dollari. Ma nemmeno gli Usa possono permettersi troppa conflittualità. Il 50% delle grandi imprese americane lavora e guadagna in Cina. Non a caso già all’inizio del 2021, a Washington, organizzazioni come la Camera di Commercio, la Federazione Nazionale dei venditori al dettaglio e lo Us-China Business Council si erano mobilitate perché fosse posto un freno agli umori più anticinesi che albergavano nella pancia del Congresso. E dietro di loro erano schierati anche colossi come Amazon, Nike e Jp Morgan Chase. Nello stesso tempo tutti i dati facevano notare che la guerra commerciale non aveva prodotto né vinti né vincitori. Anzi, per certi versi era come se non ci fosse nemmeno stata. Un sondaggio svolto dalla Camera di Commercio americana a Shanghai su 338 aziende Usa operanti in Cina aveva scoperto che il 59,5% di tali aziende nel 2019 aveva aumentato gli investimenti sul mercato cinese e che l’82,2% prevedeva di aumentare i ricavi in questo 2021. Pochissime, invece, le aziende che pensavano di ricollocarsi in altri Paesi dell’Asia.
Ora comincia la fase snervante delle trattative vere, del dare e dell’avere. Gli Usa lamentano, spesso con ragione, i lacci e lacciuoli che le leggi cinesi impongono agli operatori stranieri, il dumping monetario, i furti di brevetti, gli aiuti di Stato che alterano le leggi sulla libera concorrenza. La Cina sarà disposta a rinunciare ad alcuni di questi vantaggi? E in cambio di che cosa? Meno ostacoli al progetto della nuova Via della Seta? Più collaborazione nel settore tecnologico, dal G5 Huawei in giù? Le carte sono ancora coperte ma qualcuno, prima o poi, dovrà calare la sua.
FONTE: http://www.fulvioscaglione.com/2021/11/17/xi-jinping-e-biden-a-carte-coperte/
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