I medici cubani in Calabria. Una visione “tecnica” della questione
di QUOTIDIANO SANITÀ (Domenico Minniti)
Gentile Direttore,
in merito alla vicenda dei Medici della Repubblica di Cuba per i quali è stato sottoscritto un accordo di collaborazione con la regione Calabria e soprattutto con riferimento alle numerose considerazioni che negli ambienti politici, sindacali ed ordinistici la stessa ha stimolato, vorrei proporre un’analisi strettamente tecnica.
La condizione del S.S.R. calabrese, sorvolando sulle circostanze e sulle responsabilità oramai note a tutti che hanno portato negli anni l’offerta sanitaria ad essere inadeguata, è oggi, drammatica.
Sono facilmente verificabili – basterà infatti per averne contezza scorrere gli albi pretori pubblicati dalle singole Aziende nel corso degli ultimi mesi – quali provvedimenti siano stasi posti in essere per cercare di rimediare al malgoverno degli ultimi quindici anni.
Di quali e quanti siano stati i bandi di concorso a tempo indeterminato pubblicati ed andati deserti. Quali e quanti quelli aperti anche ai Medici Specializzandi.
Di quante siano state le prestazioni aggiuntive richieste ai Medici ex artt. 26 comma 6 ed ex art. 115 comma 2 bis lettera “d” del vigente CCNL e dagli stessi erogate.
Non si troverà invece il numero di tali prestazioni non effettuate per non entrare in conflitto con il D. Lgs. 161/2014 (la normativa sui riposi dei lavoratori, per intenderci), o quante quelle rifiutate dagli stessi Medici perché allo stremo delle forze. Ma sono state tante.
Sarà possibile però vedere quali e quante siano state le manifestazioni di interesse rivolte, ex art. 7 comma 6 del D. Lgs. 165/2001 ai liberi professionisti.
E quali e quante manifestazioni di interesse rivolte (con non pochi dubbi sulla liceità delle stesse) alle Cooperative, che comunque non hanno risolto il problema.
Certo, è anche singolare che sul lavoro interinale, del quale si sta abusando in tutta Italia da anni, si accendano solo ora i riflettori. Ne prendiamo favorevolmente atto: meglio tardi che mai.
Singolari sono state anche alcune proposte, francamente irricevibili a normativa vigente, quale ad esempio quella dell’utilizzo dei Medici in Formazione (cd. Medici Specializzandi), per la quale si richiama sistematicamente, a certificare la bontà del proprio suggerimento, il Decreto Calabria.
Proposte che provengono tutte da coloro che dovrebbero avere, per il ruolo istituzionale ricoperto, ampia conoscenza della materia.
Il Decreto Calabria, infatti, consente l’assunzione a tempo determinato dei Medici Specializzandi del quarto e quinto anno. Il comma 547 della legge 145/2018 s.m.i. si spinge fino ad autorizzare l’assunzione degli Specializzandi iscritti al terzo anno.
Se ci fermassimo qui, allora, tutto sarebbe sistemato.
Peccato che la possibilità di assumere con procedura concorsuale i giovani Colleghi conferita ope legis alle Aziende non modifichi la norma che vincola la loro autonomia professionale: il D. Lgs. 368/1999 all’art. 38 comma 3, all’ultimo periodo recita infatti testualmente “In nessun caso l’attività del medico in formazione specialistica è sostitutiva del personale di ruolo”.
A ciò si aggiunga poi anche il D.L. 104/2020 convertito con modificazioni dalla L. 126/2020, alla cui lettura – nello specifico ai commi 5 e 6 dell’articolo 29 – si rimanda.
Il che, tradotto in termini semplici, significa che i Medici Specializzandi, da soli, tranne che per le visite ambulatoriali successive alla prima, non ci possono proprio stare. Per inciso, ai nostri Specializzandi (Anestesia e Rianimazione n.d.r.) non è consentito neanche quello.
Fine dei giochi.
La collaborazione dei Medici di Cuba in Lombardia nella triste primavera del 2020, stranamente, non ha suscitato alcun clamore. All’epoca non esistevano forse vincoli all’esercizio della professione da parte di Medici extracomunitari?
Qualcuno dirà che l‘emergenza pandemica portava, in quel frangente, a fare di necessità virtù.
In Calabria, qualcun altro sostiene che l’emergenza sia cessata. Cessata? Forse quella Covid-19, al lordo di improbabili ma comunque non prevedibili varianti autunnali dal maggior impatto clinico.
In Calabria l’emergenza, grave, è sotto gli occhi di tutti, tranne probabilmente di quelli di chi pontifica da dietro una scrivania a chilometri di distanza dal fronte.
E, naturalmente, non è di tipo infettivo ma di ben altra natura.
Lo era, grave, già prima della pandemia; lo è oggi e lo sarà ancor di più domani se non si troveranno nel breve periodo soluzioni, anche solo temporanee, in attesa di quelle definitive.
Abbiamo da anni un’emergenza organizzativa cui, pur avendo esperito come già detto ogni tentativo riconducibile tanto al Testo Unico del Pubblico Impiego quanto al CCNL non si è mai riusciti a far fronte.
E adesso siamo allo stremo.
Questo stato di cose, in assenza di alternative percorribili e pur di garantire ai nostri corregionali l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (o, se vogliamo, in ossequio al Nuovo Sistema di Garanzia), induce, ahinoi, quantomeno a provare questa strada, nell’attesa che il MEF in vista dell’oramai prossimo rinnovo del CCNL dei Dirigenti dell’Area Sanità renda maggiormente appetibile il loro permanere nella Pubblica Amministrazione (e soprattutto nelle strutture pubbliche calabresi) piuttosto che migrare verso le cooperative, come già sta accadendo in altre regioni.
Oppure, dato lo stato di necessità, dovrebbe indurre ad apportare una rapida modifica all’art. 38, comma 3 del D. Lgs. 368/1999 – quello relativo all’autonomia professionale degli Specializzandi, per intenderci – magari con un Decreto Calabria-ter che consenta, con i dovuti accorgimenti orientati alla sicurezza delle cure, un proficuo utilizzo degli stessi, a tutela loro, del loro tutor e del Direttore dell’Unità Operativa cui sono assegnati. E naturalmente anche al DL 104/2020.
Poi si dovrebbe pensare ad un incremento, rispetto alle indicazioni ministeriali, del numero delle borse di specializzazione nelle discipline più critiche, attraverso un ampliamento della rete formativa universitaria ed un incremento di quello degli iscritti ai corsi per i Medici di Medicina Generale. Il tutto a valere su fondi regionali.
E soprattutto, oltre all’importanza degli aspetti retributivi, ed in particolare il riferimento è a quello dei Medici dei Dipartimenti di Emergenza Urgenza, area nella quale è più evidente la crisi di sistema, occorrerebbe puntare anche al benessere organizzativo dei professionisti. È questa, infatti, la seconda nota dolente, dopo quella economica, che contribuisce ad allontanare i Medici dalla sanità pubblica.
A proposito di argent: 28 milioni l’anno potrebbero sembrare una cifra esagerata per i 497 medici. Se la cifra è corretta e provassimo a fare una semplice divisione, scopriremmo che, per un contratto di 40 ore settimanali, i Colleghi cubani percepirebbero, qualora l’accordo andasse in porto, 56.338 € lordi l’anno. Cifra inferiore a quella percepita da un Dirigente Medico di prima nomina.
Sarebbe un atto di grande presunzione da parte di chiunque esprimere, a priori, un giudizio sull’efficacia o l’inefficacia dell’accordo ma, in mancanza di alternative valide, pur con tutte le mie riserve sui contratti di somministrazione lavoro nel Pubblico Impiego e soprattutto pur di cercare di tutelare il diritto alla salute dei calabresi in un momento così drammatico, io, francamente, non mi straccerei le vesti e lascerei fare.
A meno che, sotto sotto, non si vogliano, nel frattempo, attraverso la chiusura di diverse Unità Operative, incrementare ulteriormente tanto la migrazione sanitaria quanto i disagi dei nostri corregionali e delle loro famiglie.
Ed a patto, naturalmente, che siano contestualmente avviate ai diversi livelli di Governo, centrale e regionale, tutte quelle azioni, programmatiche e di modifica di sistema che si rendono necessarie per garantire il diritto, indiscutibile ed inalienabile, alla salute dei cittadini nonché il giusto riconoscimento ai Medici del servizio pubblico calabrese e, più in generale di quello italiano.
Domenico Minniti
Presidente Regionale sez. Calabria e Coordinatore Commissione Nazionale CCNL AAROI EMAC (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza ed Area Critica)
Fonte: https://www.quotidianosanita.it/m/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=106779
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