L’annessione del Donbass e la richiesta ucraina di aderire alla Nato
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Davide Malacaria)
L’annessione di parte dei territori del Donbass alla Russia potrebbe cambiare l’equazione della guerra ucraina, dal momento che, come ha sottolineato il Cremlino, attaccando quelle regioni si attacca un territorio russo. Ma è da vedere se e come Mosca sarà conseguente, cioè se, del caso, scatenerà la potenza fin qui trattenuta, cosa che potrebbe incenerire l’Ucraina in due giorni.
Di inesistenti negoziati e rischi capitali
Nulla importando dell’evoluzione sul teatro di guerra, e della possibilità che il conflitto diventi non gestibile, cioè deragli verso una guerra nucleare tra potenze, gli Stati Uniti proseguono la loro politica di supporto all’Ucraina come nulla fosse, come denota il progetto di istituire una nuova base militare in Europa, sembra a Wiesbaden, in Germania, per sostenere l’Ucraina, nella prospettiva di un conflitto di lunga durata.
Il negoziato, al momento, non è neanche all’orizzonte, nonostante questa guerra stia assorbendo sempre più risorse, lasciando i cittadini dell’Occidente alle prese con un costo della vita sempre più alto, anche a motivo delle conseguenze delle sanzioni anti-russe.
Il lucro crescente delle imprese energetiche americane, che stanno in parte rimpiazzando quelle russe, e soprattutto del suo apparato militar-industriale, oltre alla rinnovata spinta egemonica degli Usa verso l’Occidente, lascia poco spazio di libertà a quanti, nella Politica, al di qua e al di là dell’Atlantico, cercano di porre un freno al disastro (significativo che Trump, avendo affermato di essere pronto a guidare un gruppo di mediatori internazionali, non è stato neanche preso in considerazione).
La richiesta di Zelensky
in risposta all’annessione russa, Zelensky, in un comunicato delirante, ha chiesto l’adesione accelerata del suo Paese alla Nato. Richiesta del tutto fuori registro, sia perché la Nato non può accogliere nel suo seno un Paese in guerra, sia perché si tratta di scatenare la terza guerra mondiale.
Dal momento che Zelensky non può fare un passo senza sentire prima i suoi sponsor internazionali, occorre capire perché questi gli abbiano suggerito di adire a tale boutade. Probabile che sia un modo per alzare la posta e avere di che trattare con la Russia: l’Ucraina non entra nella Nato e Mosca non alzi la posta.
D’altronde, che le due potenze abbiano trattato a diversi livelli, anche alti, lo ha dichiarato di recente anche il Consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jacob Sullivan, spiegando che in questi mesi si sono sentiti più volte con la controparte russa, – tali le dinamiche di una guerra per procura, in cui a trattare è lo sponsor, non il Paese utilizzato al momento – rinverdendo i fasti della famosa linea rossa in uso durante la Guerra Fredda.
E però, l’azzardo di una richiesta di adesione alla Nato, vale a dire la dichiarazione esplicita della volontà di trasformare il conflitto ucraino nella Terza guerra mondiale, resta più che incendiaria.
Evidentemente gli sponsor del presidente ucraino non comprendono pienamente la differenza tra una partita di poker e una guerra, come hanno dimostrato anche in occasione degli avvertimenti delle autorità russe su una potenziale risposta atomica a un’aggressione al loro territorio. Avvertimento, anche questo, derubricato a una mano di poker, con il presidente russo che sarebbe stato colto in flagrante bluff…
Le decisioni della Germania e i timori dell’EU
Nel frattempo, va registrato come significativo l’annuncio della Germania di uno stanziamento di 200 miliardi per contrastare la crisi. Il nostro presidente del Consiglio ha avuto una reazione scomposta all’annuncio, rilasciando un comunicato in cui chiede a Berlino di “non dividere l’Europa”.
Evidentemente il premier uscente ha finito per credere ai tanti sicofanti nostrani che gli accreditano un’autorevolezza internazionale che non ha, come ha evidenziato il suo tragicomico intervento all’Onu (1); e ha ritenuto, seppur di prossima scadenza, di dover interloquire su una questione che è molto più grande di lui.
L’annuncio tedesco arriva, non a caso, subito dopo il sabotaggio del North Stream 2. Quell’atto terroristico, perché di questo si tratta, ha cambiato tutto e ha messo in serie ambasce la Germania, che rischia il tracollo, la quale ha deciso di reagire.
Reputare che sia il primo passo per la fuoriuscita della Germania dall’Unione europea, iniziativa che comporterebbe la fine dell’Unione stessa, è alquanto azzardato. Ma la reazione di Draghi fa supporre che in certi ambiti internazionali si teme proprio tale possibilità.
D’altronde, l’inverno è ormai alle porte e la crisi è ormai destinata a montare, con criticità crescenti per tutti i Paesi europei. Tale nefasta progressione può catalizzare cambiamenti, si spera non altrettanto nefasti. Ma sul punto c’è solo da attendere.
Note:
(1) Vedi video ufficiale, minuto 6.27, i quattro gatti presenti al suo intervento (https://www.youtube.com/watch?v=5_965HVazQY&ab_channel=PalazzoChigi). Si può fare un confronto con i presenti all’intervento della presidente del Mozambico, più numerosi (minuto 13.05 del video https://www.youtube.com/watch?v=vnXD6y06ZN8&ab_channel=UnitedNations).
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Fonte: https://piccolenote.ilgiornale.it/mondo/lannessione-del-donbass-e-la-richiesta-ucraina-di-aderire-alla-nato
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