Il Senato ha approvato il divieto di produzione e importazione della carne sintetica
da L’INDIPENDENTE (Salvatore Toscano)
Con 93 voti favorevoli, 28 contrari e 33 astenuti, il Senato ha approvato un disegno di legge che vieta la produzione e l’importazione di carne sintetica in Italia. Via libera anche al divieto di utilizzo della denominazione di carne “per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali”: insomma, se la legge dovesse passare anche alla Camera, non sarà più possibile scrivere “bistecca di tofu” o “hamburger veg” sulle etichette alimentari. «Siamo il primo Paese al mondo a mettere fuorilegge vere e proprie schifezze come la carne sintetica, il latte sintetico, il pesce fatto in laboratorio», ha dichiarato la senatrice leghista Mara Bizzotto. I toni entusiasti, rilanciati anche dal governo, non nascondono il divieto di facciata, più che sostanziale, contenuto nella legge. Se l’Unione europea decidesse infatti di approvare la produzione e la commercializzazione della carne coltivata, l’Italia non potrebbe opporsi alle importazioni e il divieto riguarderebbe la sola produzione interna.
Il disegno di legge approvato dal Senato prevede un generale divieto di produzione, utilizzo e immissione sul mercato di alimenti sintetici per gli operatori del settore alimentare e dei mangimi. Previste sanzioni amministrative da un minimo di 10 mila euro a un massimo di 150 mila euro per gli operatori trasgressori, a cui si aggiunge “il divieto di accesso a contributi, finanziamenti o agevolazioni concessi o erogati da parte dello Stato, da altri enti pubblici o dall’Unione europea per lo svolgimento di attività imprenditoriali, per un periodo minimo di un anno e fino al massimo di tre anni”, nonché la chiusura dello stabilimento di produzione per lo stesso periodo. La stretta voluta dal governo non riguarderà “la continuità della ricerca scientifica e tecnologica nel settore”, che invece continuerà a essere garantita, come scritto nell’ordine del giorno avanzato dal Partito democratico e approvato dall’Aula.
Nel comunicato di seduta si legge che il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida “ha rivendicato l’Italia come esempio di eccellenza nella produzione di cibi di qualità e difeso la sovranità alimentare”. Quest’ultima è un’espressione ripetuta allo sfinimento dalla maggioranza di governo, che ne ha snaturato il senso. Coniato nel 1993 dal movimento internazionale Via Campesina, il termine sovranità alimentare indica “il diritto dei popoli ad un cibo sano e culturalmente appropriato, prodotto attraverso metodi ecologici e sostenibili, nonché il diritto a definire i propri sistemi alimentari e modelli di agricoltura”. Una definizione che cozza in Italia con le pratiche diffuse nella produzione di cibi, anche quelli di qualità, per citare le parole di Lollobrigida. A fine maggio, Report ha mandato in onda un’inchiesta relativa alle condizioni di alcuni allevamenti che fornivano animali al consorzio del prosciutto di Parma DOP. Le immagini, fornite dall’associazione Last Chance for Animals, hanno mostrato sistematici maltrattamenti sugli animali e mancati controlli da parte delle istituzioni preposte. In un recente articolo abbiamo raccolto tutte le crudeltà legali che si praticano negli allevamenti e nei macelli, in barba a qualsiasi principio di benessere animale e di ciò che sottende la sovranità alimentare.
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