Rifugiato a chi
di L’INTELLETTUALE DISSIDENTE (Sebastiano Caputo)
La malafede uccide quanto i droni.
Fa sorridere vedere persone celebrare la “Giornata Mondiale del Rifugiato” indetta dalle Nazioni Unite tramite la sua agenzia UNCHR. La tragedia del secolo si è trasformata in un inno alla gioia. In tv è tutta pubblicità progresso, sui social network è tutto un cambiare foto del profilo come vuole la grande traghettatrice con sede a Ginevra. Dovrebbe essere un pianto e invece si fa l’apologia dello sradicamento. Come se i migranti, i rifugiati, gli sconfitti dell’imperialismo americano, avessero scelto volontariamente di lasciare le propria terra. L’odissea degli ultimi improvvisamente diventa un viaggio in prima classe.
Si scrive “sensibilizzazione” sebbene Luc Boltanski, sociologo francese e autore peraltro del “nuovo spirito del capitalismo”, chiamava questo scempio “lo spettacolo del dolore”: una sorta di marketing della miseria per raccogliere donazioni, un universalismo astratto per mascherare inerzia e individualismo, una politica della pietà per pulire la coscienza degli Stati occidentali, uno spettacolo macabro sbattuto sulle prime pagine dei giornali e sui canali televisivi per coprire i veri colpevoli. Il confezionamento di questa celebrazione globale – che durerà fino al 19 settembre e i cui risultati saranno presentati all’Assemblea generale dell’ONU a New York – è organizzata ai minimi dettagli. C’è un intero star system che va da Ben Stiller fino ad Alessandro Gassmann passando per Angelina Jolie e George Clooney, che invita le persone a sostenere col sorriso (e con una donazione) questa campagna “epocale”. Tutti a raccontare le conseguenzedella guerra (il già visto) ma le cause (il non detto) non vengono nemmeno menzionate.
La realtà è che si fa la guerra invocando i “diritti umani” e si chiama in causa il fine umanitario per nascondere le conseguenze disastrose di quella guerra. Non a caso lo sponsor è più o meno sempre lo stesso: le Nazioni Unite. Sono le Nazioni Unite che finanziano l’UNCHR (agenzia per i rifugiati) e che allo stesso tempo benedicono tutte le risoluzioni che legittimano gli interventi militari (o non hanno mai fatto nulla per impedirle): dalla Serbia all’Afghanistan all’Iraq alla Libia passando per la Siria. Il catechismo umanitario è in realtà una chiamata alle armi. Voi che scrivete #WithRefugees dov’eravate quando in nome dell’esportazione della democrazia venivano violati i diritti dei popoli e creati nuovi sfollati in giro per il mondo?
Fonte: http://www.lintellettualedissidente.it/inevidenza/rifugiato-a-chi-unchr/
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